Cruciani: il Festival è diventato una sorta di Gay Pride dedicato alla promozione della filosofia gender e delle campagne LGBT.

 

 

 

 

 

 

 

Nelle ultime edizioni, poi, il Festival è diventato una sorta di Gay Pride dedicato alla promozione della filosofia gender e delle campagne LGBT.


I gusti del direttore dell’intrattenimento Coletta sono letteralmente tracimati ovunque, naturalmente all’insegna della parità di genere (in tutti i sensi). Anche nella scelta dei cantanti, del loro look e dei loro comportamenti, vedi una persona oggettivamente disturbata (da sex addiction, per dirla in inglese) come il/la sedicente Rosa Chemical: il fautor* del poliamore, che ha strillato sul palco “viva la libertà, viva il sesso”, brandendo un sex toy. Qui non è proprio il caso né di essere giudicati bacchettoni, né contro la parità di tutti i generi, ma contro il pessimo gusto, anzi il disgusto.

La velenosità dell’operazione “culturale” di Stefano Coletta e dei suoi pari sta nell’aver lardellato i programmi Rai di gay e omosessuali sempre pronti a promuovere ai teleutenti la propria visione del mondo. Va chiarito che il problema non è che un presentatore sia omosessuale, lo era anche il mitico Nunzio Filogamo, così come lo erano Zeffirelli, Lucio Dalla, Paolo Poli e tanti altri, che però non cercavano di convincerci che la loro era una scelta di vita da promuovere con insistenza.

(Bussola quotidiana) #festival #sanremo2023