Pagano: la schedatura e le impronte digitali sono atti di buon senso che vogliono tutti gli italiani

La schedatura delle impronte digitali non è un atto razzista ma una maniera per tutelare i minori dagli sfruttatori. L’obiettivo è quello di riconoscere i diritti civili dei bambini, identificandoli con un documento per evitare che il loro diritto all’infanzia sia calpestato da criminali senza scrupoli.

Altro che discriminazione! Le polemiche di questi giorni sono strumentali. Utilizzando la demagogia si vuole attaccare il Governo, il premier e tutti coloro che, come me, difendono norme di buon senso volute dalla maggioranza degli italiani.

I controlli esistono in tutto il mondo: in Francia, la legge impone il censimento con le impronte digitali per tutti gli immigrati che chiedono visti o permessi di soggiorno; in Gran Bretagna si sta studiando una banca dati del Dna contro la criminalità; in Spagna le impronte sui minori e maggiorenni si prendono già dal 2002. Il Parlamento Italiano finalmente si è adeguato. Su proposta del mio collega del Pdl Marco Marsili, l’altro giorno in commissione bilancio è passato un emendamento votato da destra e sinistra che obbliga la schedatura delle impronte digitali dal 2010 per tutti i cittadini, italiani e non. Ciò che in altri Paesi viene considerato esempio di civiltà, qui da noi da qualche livoroso viene giudicato scandaloso. E da quale pulpito vengono queste lamentele? Basta leggere la lettera intrisa di rancore e odio del signor Bonfanti per capire di quale pasta sono fatti. Perfino il presidente dell’Unicef, che certamente non parteggia per nessuno e che è riconosciuto da tutti come organismo internazionale simbolo di imparzialità ha dichiarato che appoggia il provvedimento. Da parte mia non avrei alcun problema a far prendere le impronte digitali ai miei figli perché significherebbe proteggerli da possibili situazioni pericolose. In verità il signor Bonfanti dimostra superficialità, malafede e arroganza; a lui come al suo consulente ricordo, infine, che il sottoscritto non trova difficoltà a vivere e a testimoniare la propria fede. Lo invito, quindi, a non esprimere giudizi su fatti personali che nessuno può giudicare e né mettere in dubbio, men che meno lui!.