Pagano risponde a S.E il Vescovo

L’intervista rilasciata dal Vescovo di Caltanissetta, Mons. Mario Russotto, sul periodico diocesano "L’Aurora", in parte ripreso dal Vostro quotidiano l’08/12/2007, mi obbliga ad intervenire non solo come uomo pubblico, ma anche perché il buon nome "vale più di grandi ricchezze". Indirettamente, ma non certo velatamente, sono stato chiamato in causa a proposito delle problematiche dell’ospedale di San Cataldo che, secondo l’Ordinario diocesano, è stato gestito con "un senso di campanilismo, una logica di carattere economico, ma soprattutto una logica politico – clientelare".

Vado in ordine: nel 2003 presi le distanze pubblicamente dall’allora direttore generale dell’azienda S. Elia di Caltanissetta, Dott. Olivieri, perché nella gestione dei fondi per la ristrutturazione dell’ospedale (molte decine di milioni di Euro programmati nel 1997 da me allora assessore regionale alla Sanità), lo stesso non aveva, nonostante le mie sollecitazioni pubbliche, previsto il potenziamento del reparto di oncologia e segnatamente quello a più alto contenuto tecnologico e cioè la radioterapia. Tutti ricordano che fu proprio S.E. il Vescovo il più strenuo difensore di quel direttore.

Si arrivò quindi alla scelta di San Cataldo, non certo per spirito campanilistico (dopo 10 anni di Governo regionale, fatti alla mano, non mi si può accusare di ciò) ma perché il dott. Ettore Costa, già direttore dell’azienda Usl 2, su mio pubblico suggerimento trasformò il finanziamento di una R.S.A. per Anziani, certamente non indispensabile stante le altre già esistenti, in un reparto di Radioterapia.

Questa operazione ha suscitato invidie e contrasti indicibili, (è una cosa che purtroppo succede regolarmente in Sicilia, e lo ricordo proprio al Vescovo, in quanto essendo da noi solo da qualche anno, non può ovviamente avere memoria storica, che uguale destino ebbero pure altri casi oggi di successo di cui sono stato co-autore: l’ISMETT di Palermo, la Neurochirurgia e la Chirurgia Vascolare di Caltanissetta, la Neurochirurgia riabilitativa di Messina. e di altre decine di casi ancora), dopo 3 anni di ininterrotto lavoro l’ultimo problema arrivò un anno fa. Si realizzò con uno stop pretestuoso durato dodici lunghi mesi e superato soltanto da qualche settimana, grazie alla solidità istituzionale e morale dei nostri ultimi due Prefetti le Loro Eccellenze Lisi e Petrucci. Durante questo periodo di stop, gli ammalati oncologici guidati dalla Sig.ra Lilli Sagone La China, oggi purtroppo defunta, protestavano e manifestavano il proprio disappunto, ma nessuno, tranne il sottoscritto prese le loro difese. E poi, si può definire scelta campanilistica quella che prevede un dipartimento oncologico inter - aziendale in cui 5 reparti sono a San Cataldo e ben 18 a Caltanissetta? (questo S.E. lo sa bene, in quanto il tutto, gli è più volte stato presentato dall’allora Direttore Sanitario Dott. Enzo Sedita).

Per quanto riguarda le accuse che le scelte generate hanno carattere economico, ricordo che è meritorio generare buona economia (e quindi sviluppo e occupazione), specie in un territorio martoriato come il nostro, piuttosto che viaggi della speranza, disagi, moltiplicazione di dolore e dispendio di denaro. Infine, l’accusa del perseguire la "logica politico- clientelare" che, unita a quella precedente risulta molto pesante, rende lecito richiedere maggiore chiarezza, perchè in assenza di questa, ogni giudizio risulterebbe grave e gratuito. Nell’intervento centrale, che ha generato queste mie precisazioni, si ritiene che a Gela è stato realizzato un Polo Oncologico di eccellenza; ebbene, a onor del vero, anche nella città del golfo fra i co-autori di questo dipartimento oncologico inter-aziendale degli ospedali di Gela e di Caltagirone, vi è stato il sottoscritto, il Dott. Costa, nel frattempo divenuto Direttore generale dell'Azienda di Gela, e il Sig. Crocifisso Moscato, in rappresentanza dei malati oncologici, con un progetto praticamente identico a quello del Dipartimento Caltanissetta- San Cataldo.

Chiudo con una considerazione del tutto personale. Il malato, e in generale i sofferenti e i deboli, così come i poveri e le nuove povertà, sono costantemente al centro delle mie preoccupazioni e del mio lavoro. Di questo voglio assicurare tutti e mi auguro che i fatti esposti vengano percepiti come un servizio alla Verità che non può mai essere disgiunta dalla Carità.