"Sono i cattolici comuni" i nuovi protagonisti della politica italiana

Le parole di Benedetto XVI a Cagliari sulla necessità di nuovi politici cattolici sono scese su un uditorio già all’erta e i commenti non si sono fatti attendere.

Un’esclusiva analisi del prof. Pietro De Marco apparsa sul sito www.chiesaespressonline.it, mette in evidenza la presenza di una nuova categoria sociale nel panorama politico italiano, quello dei "cattolici comuni".

Non è vero che in Italia dopo la scomparsa della Democrazia Cristiana e l’eliminazione politica della minoranza dei "cattolici democratici" siano scomparsi i cattolici dalla vita pubblica e politica italiana.

La discussione era nata a Maggio, subito dopo la vittoria del centrodestra, e ad alimentarla era stata la solita e ormai poco credibile Famiglia Cristiana: "con la vittoria di Silvio Berlusconi praticamente i cattolici sono scomparsi dal governo del Paese". Così si esprimeva il settimanale paolino che da tempo ha dimezzato le vendite.

Ma non è vero che i cattolici siano scomparsi dal governo, anzi! L’attuale maggioranza e l’attuale governo, secondo Sandro Magister, "è zeppo di cattolici, al pari dell’elettorato moderato e conservatore che gli ha dato la vittoria. Ma si tratta di cattolici comuni, senza etichetta, molti dei quali arrivati per la prima volta sulla scena politica".

Ma chi sono questi "cattolici comuni"? Sono "saltuari nella pratica religiosa e nell’osservanza dei precetti morali ma pur sempre legati alla Chiesa e costituiscono la larga maggioranza dei cattolici italiani. Sono essi che danno corpo a quella "Chiesa di popolo", che distingue l’Italia da tanti altri paesi d’Europa, e che l’avvicina piuttosto, per certi aspetti religiosi, agli Stati Uniti d’America".(Ibidem)

Già alcuni anni fa l’ex ministro del Governo Prodi, Arturo Parisi, aveva intuito per primo la novità dell’ingresso in politica di questi cattolici che chiamava "irregolari", e metteva in guardia i cattolici "blasonati" (quelli democratici) a cui lui stesso apparteneva,

Sul terreno politico, questa "Chiesa di popolo", fatta di cattolici comuni aveva già prodotto un evento memorabile: la vittoria nei referendum del 2005 a difesa del concepito. E’ un nuovo blocco elettorale di maggioranza e di governo, costituito da cattolici "che non siedono nelle prime delle panche in Chiesa, non operano nei consigli parrocchiali, non leggono saggi di teologia, ma credono nella morale cattolica anche se la praticano con difficoltà, fanno frequentare ai figli l’ora di religione nelle scuole (diversamente dai cattolici progressisti, che non lo fanno) e che non amano sentire dire dai catechisti che il diavolo non esiste". (Pietro De Marco 11.9.08 chiesaespressonline.it).

In altre parole l’attuale classe governante è cattolica in quanto ha la semplicità della visione cattolica del mondo.

Ci rendiamo conto che questo consenso di per se stesso non fa diventare persone "virtuose" ma quando un ministro come Giulio Tremonti in sede politica pubblica, fa il ragionamento che l’Europa necessita di un ordinamento cristiano e parla senza mezzi termini di "Dio, Patria e Famiglia" mi pare che il cerchio si sia chiuso.

Concludiamo: 1°) non esiste un parlamento e un governo "senza cattolici" e di conseguenza una Chiesa senza referenti politici. 2°) L’intelligencija cattolica con radici progressiste del dopoconcilio e della democrazia cristiana sono ormai largamente assorbite dalla costellazione delle sinistre laico-radicali. 3°) La Chiesa e i cattolici che si vogliono impegnare nello spazio pubblico devono comunicare con quel popolo cristiano che magari sarà pure poco praticante ma certamente più affidabile dei vecchi catto-comunisti abbondantemente sperimentati nei loro fallimenti politici e sociali.

Alessandro Pagano

Domenico Bonvegna