Alitalia docet: è finita l'epoca dei sindacalisti padroni

Si avvia a conclusione il "caso Alitalia". I riflettori accesi sulla compagnia di bandiera ci hanno fatto scoprire che piloti ed hostess lavorano molto meno dei loro colleghi di altre compagnie. Però costavano tanto di più, grazie ad una giungla di benefit puntigliosamente elencati in un contratto dove si sanciva che tutti i mesi durano ventotto giorni ed il giorno di riposo comprende due notti.

Facendo i conti con altri privilegi si scopre che l’Alitalia per ogni ora volata da un suo comandante spendeva circa il 70% in più di AirOne : una differenza che manderebbe fuori mercato chiunque.

E così via scendendo di mansione, abbiamo scoperto ad esempio che le hostess precarie guadagnavano 2500 euro al mese per 90 ore di lavoro. Quando i veri precari hanno conosciuto queste cifre sono scattati allibiti. Ma perché questi privilegi? Perché ci sono nel mondo del lavoro due categorie, alcune protette e ipergarantite e altre invece che devono confrontarsi con la concorrenza ed il mercato senza paracadute e senza ammortizzatori?

Queste ultime non possono beneficiare di un fallimento "sul velluto", come quello che si prospettava per Alitalia.

In seguito a queste considerazioni la gente si è resa conto che i sindacati, veri padroni e signori della vecchia Alitalia, sono nel pieno di una profonda crisi di legittimità.

Il loro strapotere e la loro invadenza e le sempre più scoperte ambizioni politiche dei loro leader, hanno prodotto nel Paese un senso di rigetto. Da un recente sondaggio, solo un italiano su 10 dichiara di avere fiducia nei sindacati.

L’immagine del sindacato come di un soggetto responsabile, capace di farsi interprete degli interessi generali del Paese si è dunque dissolta e ha lasciato il posto a quella di una casta iperburocratizzata che ha perso il contatto con il Paese reale.

Addirittura, l’ennesima anomalia tutta italiana, quella di rappresentare i lavoratori è diventata una vera e propria professione. Chi viene insignito dei galloni di sindacalista, si trova così bene da tendere a non mollare più.

"I sindacati - dice Bernardo Mattarella, stimato docente di Diritto Amministrativo- rappresentano solo alcuni cittadini, ma prendono decisioni che riguardano tutti e gestiscono risorse che appartengono a tutti. La base sindacale rispecchia sempre meno l’articolazione della società e coincide sempre meno con le categorie più deboli. Il potere sindacale è spesso usato a vantaggio di alcuni poco meritevoli e a danno di tutti".

Ci auguriamo che il caso Alitalia serva a girare pagina perché il Paese non si può permettere un privilegio assurdo come quello di questo tipo di sindacati;

"I delegati delle sole tre centrali sindacali più importanti sono 700 mila (6 volte di più dei carabinieri) e i loro permessi sindacali equivalgono a un milione di giornate lavorative al mese, con un costo per il sistema–Paese di un miliardo e 850 milioni di euro l’anno". ("L’altra Casta" di Stefano Livadiotti
, Bompiani Editore)

E comunque la nostra Nazione non può più permettersi discriminazioni tra lavoratori che si misurano con il mercato ed altri con privilegi i cui costi vengono pagati dalla collettività. Non ci si può illudere di restituire competitività alla nostra Italia senza cambiare questa mentalità.

Alessandro Pagano