E' morto Aleksandr Solzenicyn un gigante dell'anticomunismo

Il 3 Agosto all’età di 89 anni è morto Aleksandr Solženicyn. Un uomo che ha aiutato a vivere con coerenza una intera generazione; un uomo che ha aiutato a vivere senza mai piegare la schiena e la mente alle menzogne ideologiche del tempo.

"Non ci si deve affatto pentire di essere stati anticomunisti" - scrive Massimo Introvigne – "Si tratta di una memoria da coltivare per esserlo ancora, visto che c’è ancora chi si dice comunista".

In Arcipelago Gulag, l’opera più conosciuta dello scrittore russo si ricordano le fiumane di deportati della recente storia russa, "Solženicyn mette in due migliaia e mezzo di pagine quella sorta di lager universale che è stato il sistema eliminativo di Stalin e affini nella prima metà del secolo scorso. Campi di lavoro forzato, luoghi di confino e di esilio interno, tra circolo polare artico, e miniere d'oro siberiane. Ecco la verità storica rivelata da un libro che è un'implacabile accusa corale contro teorie e pratiche di terrorismo di massa".(Claudio Toscani, 4- 08-08 Osservatore Romano)

Espulso nel 1974 dall'Urss, Solženicyn, dopo due anni trascorsi tra Germania e Svizzera ripara in America, ma ha accettato poco o nulla, oltre la libertà, s'intende, del sistema occidentale fondato su un altro e non meno pericoloso tipo di dittatura: quella del capitale e del profitto, della produzione e del consumo.

"Solženicyn si è impegnato a far capire in tutti modi possibili che il comunismo altro non era che un cancro dalla natura irrimediabilmente malvagia, e che se tutto aveva avuto origine dalla dimenticanza di Dio, tutto poteva finire solo tornando alla santità come ideale sociale". (Giovanni Formicola, 4.8.08 L’Occidentale).

Solženicyn fu poco amato in Occidente perché ne stigmatizzava i vizi. Il nostro tempo non ha saputo apprezzare e amare la sua opera come meritava, basti pensare che le sue ultime opere non hanno trovato un editore per stamparle.

"Forse Aleksandr Solženicyn, è stato lo scrittore che più ha contato con la sua opera nel Novecento agli effetti politici e civili. Nessuno scrittore del secolo andato ha avuto infatti l’incidenza di Solženicyn, nella nascita del dissenso, della rivolta giovanile, intellettuale e del sentimento nazional-religioso. Forse persino Papa Wojtyla non sarebbe pensabile senza l’Arcipelago Gulag e il suo Nobel fu una bomba a orologeria nel sistema sovietico". (Marcello Veneziani).

Alessandro Pagano

Domenico Bonvegna