"Perchè non bisogna andare alle Olimpiadi"

L’invito parte dall’Associazione di volontariato "Nuoveonde" che ha lanciato una campagna di sensibilizzazione (che non è una richiesta di boicottaggio delle Olimpiadi in quanto ciò spetterebbe ai governi) a favore della libertà in Cina.

Chissà quando capiremo che i guai del mondo sono anche nostri. Questa iniziativa "Nuoveonde" vuole far prendere coscienza della grave violazione dei diritti umani che in Cina avviene da decenni e che ancora oggi prosegue.

Il Governo comunista cinese, nella triste classifica del numero di morti provocate dai regimi totalitari, supera ampiamente il regime nazista della Germania di Hitler e quello comunista dell’Unione Sovietica.

I campi di concentramento dei totalitarismi del secolo scorso appartengono alla storia passata; ma purtroppo sono ancora una realtà diffusa nella Cina del 2008. Questi campi, chiamati Laogai, servono a due scopi: dare continuità alla macchina dell’intimidazione e del terrore per gli oppositori al regime; sostenere il boom dell’economia cinese, fornendo manodopera a "costo zero" attraverso il lavoro coatto dei prigionieri;

Inoltre è un’iniziativa di sensibilizzazione sul fatto che, oltre ai milioni di morti nei Laogai e alle migliaia di condanne a morte eseguite ogni anno. Un’ultima considerazione, nel 1936 la comunità internazionale assegnò l’organizzazione delle Olimpiadi a Berlino mentre il Nazismo era in piena ascesa; l’attenuante di allora fu che ancora non si poteva prevedere quello che sarebbe accaduto con i lager e le deportazioni. Oggi la comunità internazionale ripete l’errore, ma con l’aggravante di sapere ciò che il Governo cinese, responsabile di milioni di morti, ha fatto e fa tuttora.

L’associazione chiede soltanto di sostenere l’iniziativa, aderendo on-line su www.nuoveonde.com (link al modulo di adesione) e diffondendo i contenuti e le ragioni di questa battaglia culturale e di verità. Affinché, dopo Berlino 1936 e Pechino 2008, la storia non possa ripetersi un’altra volta!

Infine l’Associazione invita a compiere un piccolo gesto: un sano digiuno televisivo dalle Olimpiadi, in modo da far risaltare, prima di tutto a noi stessi, l’equivoca circostanza per cui i campi sportivi coesisteranno con i campi di concentramento, la fatica volontariamente scelta dagli atleti con quella coatta dei prigionieri, le lacrime di gioia per il raggiungimento di un sospirato record con quelle di dolore e di separazione dalla propria casa e famiglia.

Alessandro Pagano

Domenico Bonvegna