Il riscatto dell'Italia inizia dall'educazione

Non è un mistero che l’Italia stia attraversando un brutto momento e non solo economico. Serve un riscatto, ma da dove cominciare? Gli analisti più profondi e lungimiranti concordano sul bisogno di ripartire da una rinnovata sfera educativa.

Il rapporto educativo si basa sulla testimonianza di ciò che i padri danno ai figli e di ciò che gli educatori degli educatori danno ai giovani. Infatti, "l’emergenza educativa che cosa è, se non l’interruzione, lo spezzarsi di questo racconto che una generazione deve fare all’altra?" dice Benedetto XVI.

Educare non è mai stato facile e oggi lo è ancor meno perché non pochi educatori dubitano della possibilità stessa di educare e dunque rinunciano in partenza al proprio compito. Dice monsignor Bagnasco: "i giovani sono i primi bersagli della cultura nichilista che li invita, li incoraggia, li sospinge a coltivare soltanto le passioni tristi. È una cultura che instilla in loro la convinzione che nulla di grande, di bello, di nobile ci sia da perseguire nella vita, ma che ci si debba accontentare".

Il prodotto di questa cultura nichilista è una specie di intorpidimento delle coscienze.

Si annida una particolare sfiducia negli educatori ma non bisogna arrendersi: "Il problema dei giovani sono gli adulti perché i giovani non respingono l’autorità, anzi cercano l’autorevolezza dei testimoni e dei maestri".

I giovani d’oggi vivono quasi per l’intero arco della loro giornata in qualche modo "connessi", ossia collegati a questo e quel mezzo di comunicazione, e dunque l’abilità suasiva dei media è potente, perché lusinga e promette: promette anche ciò che non può mantenere.

Gli adulti devono insegnare ai giovani di non consegnare i loro anni migliori ad una cultura che li blandisce, li usa e poi li getta inesorabilmente nel cestino della storia.

Alessandro Pagano

Domenico Bonvegna