Il Genocidio di Stato in Cina

Sta per essere presentato in tutta Italia un libro, Strage di innocenti, la politica del figlio unico. E’ stato scritto da Harry Wu e con documenti, foto, e soprattutto testimonianze in prima persona delle vittime e di alcuni funzionari del governo cinese rivelano al mondo la tragedia quotidiana dei crimini che si sta consumando in Cina. Harry Wu è un testimone della realtà dei campi di concentramento cinesi – i laogai – e da anni li denuncia  presso la comunità internazionale.

Chi ha portato Harry Wu in Italia e sta diffondendo il suo libro è l’amico Toni Brandi, che ci ha dato alcune informazioni davvero uniche.

La politica  del controllo  demografico  in Cina inizia dal 1964, quando  l’economista   Ma Yin-chu attribuì  tutte le colpe del disastro economico, che la Cina comunista di allora attraversava, alla popolazione. La popolazione era considerata dal Governo Cinese numerosa a seguito dell’ignoranza e dell’incapacità all’autocontrollo demografico. In pratica in quegli anni iniziò una guerra del governo comunista cinese contro il proprio popolo. Scrive Harry Wu: “i leader cinesi di nuova generazione hanno cominciato a considerare il popolo un ingombro alla crescita economica, la causa del fallimento del progresso della Cina nella storia. Si creò proprio in quegli anni un significativo disprezzo per le masse.”

 In verità è un errore pensare che la Cina possa entrare in crisi economica perché è sovrappopolata. Conosciamo Paesi come il Giappone, la Corea, Taipei che sono in condizioni più svantaggiate della Cina per quanto riguarda la terra e le materie prime, hanno anche una densità della popolazione per Km quadrato ben peggiore della Cina. Ciononostante questi Paesi sono prosperi e progrediti. Di contro altri Paesi, come il Kenia, possiedono abbondanza di materie prime e di terra coltivabile, ma sono comunque poveri. Le condizioni del Giappone dopo la seconda guerra mondiale era simile a quelle della Cina, mezzo secolo dopo, però, il Giappone si trova avanti mille miglia.

La politica del figlio unico in Cina è la cornice del più ambizioso programma di controllo demografico della storia e la causa dei più crudeli abusi dei diritti fondamentali dell’uomo. Oggi, nel 2009, più di mezzo milione di burocrati del regime cinese controllano gli aspetti più intimi della vita del loro popolo. Questi impiegati, chiamati cellule o supervisori, operano ispezioni porta a porta delle famiglie sospette (cioè che non rispettano la pianificazione familiare) e possono agire impunemente e compiere qualsiasi atrocità.

 Secondo la testimonianza resa da Gao Xiao-duan (una ex impiegata di alto livello degli uffici della pianificazione familiare cinese) al Congresso USA, tutte le donne in età fertile sono schedate in un database dove sono contenute le loro informazioni sanitarie, compreso il ciclo mestruale e i metodi di contraccezione usati. E che cosa accade alla donna che infrange le regole del governo ? Seguiamo il racconto di Gao: “rapidamente circondano la casa sospetta e, se non riescono a prendere la donna che si pensa abbia trasgredito la legge, arrestano il marito, i fratelli, o i genitori e li tengono in prigione finché la sospettata non si consegna. A quel punto la colpevole verrà sterilizzata o sottoposta ad aborto forzato. Poi seguono la demolizione della casa e l’arresto”.

 La politica del figlio unico in Cina sta causando diversi effetti sociali: l’invecchiamento della popolazione e la disuguaglianza dei sessi. In un mondo dove si preferiscono i figli maschi, le femmine vengono “sacrificate”, cioè eliminate e si calcola che ormai “mancano all’appello” circa 900.000 bambine ogni anno. Ciò significa che i maschi cinesi trovano difficoltà a trovare una donna per sposarsi e per questo sono costretti a “importarle” dal Vietnam, dalla Corea del Nord e dalla Birmania.

 Inoltre è diffuso il suicidio delle donne, i furti di bambini e l’esistenza illegale di una vera e propria popolazione di bambini e giovani “non dichiarati”.

 Questa è la situazione degli orrori cinesi. Nonostante ciò, scrive Toni Brandi nella post-fazione, le autorità politiche ed economiche nazionali e internazionali di tutto il mondo continuano imperterrite a collaborare con Pechino. I mass media presentano, l’immagine di una Cina in prodigiosa crescita economica e con un promettente progresso sociale. Entrambi alimentano il consenso e l’ammirazione verso questo Paese dove una dittatura capital-comunista commette crimini mostruosi e sfrutta il proprio popolo facendolo diventare schiavo. Ecco perchè ma ormai su questo e su altro che riguarda la Cina ormai non si può più tacere.

Alessandro Pagano

Domenico Bonvegna

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