Perchè bisogna ribellarsi all'Europa cristofobica

Ormai è diventata una specie di fobia: essere cristiani, avere un credo, esporre un crocefisso è diventata la nuova sindrome dell’Europa laicista e materialista. Qualche giorno fa il limite è stato superato perché la Corte Europea dei diritti dell’uomo ha sentenziato che il crocefisso non possa più essere esposto nelle classi perché “perturba emozionalmente” gli alunni e non consente alla scuola pubblica di “inculcare agli allievi un pensiero critico”.

La sentenza appartiene ad una sottospecie del “diritto  con la D maiuscola” e fa a pugni con un’altra sentenza, quella del Consiglio di Stato del 2006 che ha evidenziato che il crocefisso in un’aula giudiziaria o in una scuola ha si una origine religiosa, ma di fatto esprime la piena laicità dello Stato perché rappresenta il nostro ordine costituzionale e la nostra società. Il crocefisso infatti rimanda ai Valori della tolleranza, della solidarietà, della libertà, dell’abnegazione e dell’integrità morale.

Si può infatti anche non credere che quel vero Uomo, che fu crocefisso oltre 2000 anni fa, fosse anche vero Dio ma nessuno può negare che quel sacrificio cambiò il corso della storia.

Da quel momento le donne non furono più schiave dell’uomo. Anzi meglio! Da quel momento la persona umana più alta in dignità fu proprio una donna, Maria.

Da quel momento i bambini furono elevati in considerazione, gli ammalati non furono emarginati, la schiavitù di fatto fu abrogata e la vita assunse una rilevanza assoluta, a cominciare da quella del nascituro.

Da quando quel Cristo evangelizzò il mondo e per questo fu crocefisso, uguali divennero il ricco e il povero, il locale e lo straniero, il giovane e il vecchio, il disabile e l’abile.

Tutto questo ha avuto, ed ha, come significato quella Croce con quel Cristo. E tutto ha un nome e cognome: si chiama Civiltà Occidentale che taluni vorrebbero eliminare ma che non si può cancellare come si fa con la lavagna perché tutto in Europa, e in Italia in particolare, ruota attorno a questo simbolo.

Pensiamo, per esempio, all’ambito dell’urbanistica e a quello architettonico in particolare. Le nostre radici spirituali ci hanno insegnato che le chiese sono patrimonio di tutti. Se oggi una parte significativa delle guide turistiche delle nostre città trattano di chiese, è perché le nostre radici fanno riferimento a quel Cristo. Così come anche il tema dell’educazione è profondamente connesso a quel crocefisso. Ogni attività educativa infatti si basa su di una presa di posizione esplicita sul senso e il valore della Persona umana. Non c’è educazione senza Valori, né educazione senza Modelli. E qui arriva la censura rispetto alle nostre radici culturali. Si tratta di posizioni che suggeriscono di non presentare o proporre alcun modello, lasciando le scelte al singolo individuo.

È chiaro! La scelta etica fondamentale spetta alla libertà e alla coscienza di ciascuno di noi, ma la presentazione è la proposta di una cultura e di un modello, non è di certo un ostacolo; semmai è la condizione stessa per una scelta consapevole e responsabile. Non permettere di parlare delle nostre radici, non presentare la nostra tradizione culturale e religiosa è, essa stessa, una scelta culturale. SBAGLIATA !!

Implica che le persone crescono meglio se non si pongono seriamente, drammaticamente e generosamente la domanda sul senso ultimo, suggeriscono che sia meglio che i genitori parlino ai figli di sport e di vacanze, ma non di Dio e del senso della vita.

E che essa non sia un simbolo religioso ma civile è più che evidente anche ai profani, tant’è che nessuno in classe o in tribunale si fa il segno della croce passando, mentre in chiesa si ! Ecco perché bisogna resistere ai nuovi barbari, poco importa se sono ammantati di ermellino o se frequentino salotti snob.

E bene fa il Governo a dichiarare che resisterà alla sentenza di un organismo che fra l’altro non gode di particolare prestigio.

Alessandro Pagano