Una architettura di qualità per uscire dalla crisi

Tutti dicono che le crisi servono anche per crescere ed in effetti se ben affrontate e gestite sono una opportunità. Siccome però le crisi nessuno se le cerca per piacere ma si subiscono, è bene avere sempre in mente pochi ma elementari principi: creare lavoro e ricchezza implica collaborazione, chiarezza e visione di intenti, ma anche fiducia verso gli altri e verso chi governa.

Bene fa dunque Berlusconi ad agire nella direzione di provvedimenti generali come quelli del cosiddetto "Piano Casa", ampliando gli edifici mono-pluri familiari di contenuta cubatura.

E’ la risposta al bisogno primario di dare la casa a chi non la possiede o ampliarla per renderla adeguata ai suoi bisogni, rimettendo così in moto l’economia grazie al volano formidabile dell’edilizia.

Naturalmente questo geniale strumento di crescita economico–sociale ha dei nemici che già hanno gridato istericamente al "sacco edilizio" ed alla a cementificazione selvaggia. In molti casi sono gli stessi che amministravano dal centrosinistra allegramente il territorio, dando incarichi e distribuendo parcelle professionali, gestendo appalti, mentre quelle devastazioni avvenivano sotto i loro occhi. Siamo convinti anche che l’operazione architettonico-urbanistica andrà sostenuta con risposte progettuali di qualità, attraverso adeguate linee-guida e la collaborazione delle Soprintendenze e gli Uffici interessati a dare pareri. Si dovrà evidentemente tenere conto dei valori ambientali e storici dei luoghi e delle città, vietando ciò che non dovrà assolutamente essere fatto. E’ necessaria infatti una sana conservazione unita ad una capacità di innovazione al fine di rimuovere lo squallore scadente dell’edilizia venuta su anarchicamente, spesso per opera di speculatori ed affaristi, molto più spesso per l’avvento delle visioni utopistiche, sperimentazioni inumane e folli, di noti ed acclamati architetti (i cosiddetti archistar) e progettisti del regime consociativo catto-comunista, che ancora è purtroppo asserragliato nei vari gangli del potere amministrativo e psudoculturale. La sfida etica ed estetica che il nostro tempo ci pone, definita magistralmente da H. Sedlmayr nel suo la Perdita del Centro, è questa: il recupero e la conservazione della Bellezza può sconfiggere l’avidità, l’egoismo sociale e l’avvento del Caos. Ecco perché è urgente fare più belle le periferie delle nostre città. Sarà anche l’occasione storica per una riflessione seria, da fare nei luoghi di cultura e negli Ordini professionali, sulla progettazione di qualità come recupero e riciclo di spazio e materiali, abbattendo o sostituendo brutture ed oscenità edilizie. Spesso queste brutture sono pervenute dagli strapagati architetti di regime, vere e proprie icone progressiste, spesso usati come foglie di fico per coprire indecenti operazioni immobiliari. L’obiettivo del Presidente del Consiglio è invece quello di realizzare case a misura d’uomo partendo dai bisogni veri della nostra gente. Bisognerà pensare anche al recupero dei borghi rurali o minerari abbandonati.

In conclusione, l’obiettivo di far ripartire l’economia è stato raggiunto (secondo la stima solo questa prima operazione vale 60 miliardi di Euro) e in questo il Governo è stato davvero bravo, adesso bisognerà vigilare sul lato estetico ed etico, certi che anche questo obiettivo sarà raggiunto.

Alessandro Pagano

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