Il vergognoso caso del film Katin

Vi consigliamo di andare a vedere un bellissimo film appena uscito in Italia: Katin del regista polacco Andrzej Wajda.

In verità dovrete fare una fatica bestiale, perché trovarlo è pressoché impossibile; In Italia infatti è uscito solo in 12 copie, le altre sono state occultate per una sorta di boicottaggio culturale.

 

"In questo modo il film non inciderà e non avrà un vero rilievo nella mentalità comune", afferma Wajda al settimanale Tempi.

E così nella nostra Italia, dove qualsiasi spazzatura può essere trasmessa, l’unico film che di fatto viene censurato è una autentica testimonianza cinematografica anti-comunista.

Katyn in 117 minuti intensi, trepidanti, drammatici, quasi un pugno nello stomaco come lo fu The Passion o Apocalypto di Mel Gibson, ha evidenziato, senza distorsioni, la follia ideologica dei due totalitarismi del ‘900: il socialcomunismo staliniano e il nazionalsocialismo hitleriano.

Wajda rievoca la strage di 22 mila ufficiali dell’esercito polacco (fra cui suo padre) uccisi dalla polizia sovietica il 5 marzo 1940 nella foresta di Katyn, in Russia. L’Occidente fu silente, incapace di denunciare le responsabilità di Stalin, divenuto nel frattempo un indispensabile alleato contro la Germania nazista. Solo nel 1992 il presidente russo Boris Eltsin, consegnando alla Polonia i documenti che attestavano la piena responsabilità dell’Unione Sovietica nel massacro di Katyn, disse: "Perdonateci, se potete".

Con Katyn il grande regista polacco, ha rinnovato in patria il dolore di un intero popolo narrando con stile secco e incalzante una tragedia storica che ha segnato il suo Paese per decenni. Nel film si vedono, militari nazisti e sovietici insieme che, in nome dell’ideologia furono pronti a qualsiasi crimine. In mezzo gli ufficiali polacchi, soldati d’altri tempi, come dei cavalieri medievali, legati alla divisa, all’identità, alla patria cattolica, alla lealtà militare, speranzosi di farcela nonostante tutto ma che alla fine furono tutti sacrificati.

Katyn è un film bellissimo, un anno fa fu candidato all’Oscar quale miglior film straniero ed è anche la testimonianza di un popolo orgoglioso delle proprie radici e saldo nella propria fede, con i militari polacchi che vanno incontro alla morte a testa alta e recitando il Padre Nostro mentre uomini stravolti da odio e ideologia li ammazzano come bestie.

Ora dopo decenni di silenzi e di censure sui crimini commessi in nome del socialcomunismo, il cinema aveva cominciato a raccontare questa storia, ma evidentemente la censura ideologica tutt’oggi risulta più potente della verità.

Per quanti possono consigliamo anche di farlo proiettare nelle scuole perché è un contributo al recupero di quella memoria storica che politici ed educatori hanno nascosto per decenni.

Alessandro Pagano

Domenico Bonvegna

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