Campagna di comunicazione contro la droga. Indagine sulla vita degli studenti siciliani

Campagna di comunicazione contro la droga. Indagine sulla vita degli studenti siciliani

(Organizzato da: IDIS Istituto per la Dottrina e l’Informazione Sociale; Assessorato Regionale dei Beni Culturali, Ambientali e della Pubblica Istruzione)

Relazione dell’On.le Alessandro Pagano – Assessore Regionale ai Beni Culturali ed Ambientali e alla Pubblica Istruzione

IL PROGRAMMA

La campagna di sensibilizzazione contro le tossicodipendenze promossa dalI'IDIS (Istituto per la Dottrina e l'Informazione Sociale) e patrocinata dall'Assessorato Regionale BB. CC. AA. e Pubblica Istruzione consiste nella diffusione, all'interno delle scuole medie inferiori e superiori della Regione Siciliana, di manifesti realizzati da un'equipe di esperti dell'Office of National Drug Control Policy (organo della Casa Bianca per la politica contro la droga).

La suddetta campagna mira ad accrescere la conoscenza dei danni connessi al consumo di droga ed a proporre dei modelli sani di comportamento al fine di influenzare l'atteggiamento dei ragazzi e di favorire un maggiore coinvolgimento dei genitori nella vita dei propri figli.

Principale obiettivo della campagna sono i ragazzi che non hanno mai fatto uso di stupefacenti e quelli che ne fanno un uso discontinuo, pertanto essa si concentra sul "primo consumo". Si è ritenuto opportuno, infatti, agire in termini preventivi soprattutto sui più giovani perché in giovane età la percezione del rischio connesso all'uso dì droga è minore e ciò spiega, almeno in parte, l'aumento dei consumi che si registra già a partire dall'età di dodici anni.

Inoltre, vengono prese di mira, in particolare, droghe come la marijuana e l'ecstasy in quanto considerate le più comuni droghe di avvio. Diverse ricerche, infatti, dimostrano che avvicinarsi alla marijuana o ad altre droghe cosiddette "leggere" durante l'adolescenza aumenta il rischio che si passi in seguito a droghe con effetti più potenti.

Tra l'altro, definire "leggere" determinate droghe è fuorvianti in quanto ha portato un'intera generazione (dalla fine degli anni sessanta in poi) a sottovalutarne gli effetti nocivi sulla salute.

Sicuramente la diminuita percezione del rischio nella cosiddetta "opinione pubblica" può essere considerata una delle più importanti cause dell'aumento dei consumi.

Addirittura, alcuni genitori, avendo sperimentato personalmente l'uso di marijuana, anche se da adulti ed in maniera del tutto occasionale, ritengono di dover avere un atteggiamento permissivo in merito con i propri figli.

Non si tiene in considerazione il fatto che, pur essendo non auspicabile il consumo di qualsiasi tipo di droga a qualunque età, ancor di più lo diventa in un'età come quella dell'adolescenza, in cui il ragazzo si trova fisiologicamente in una situazione di vulnerabilità psicologica e quindi sia il rischio di passaggio ad altri tipi di droghe, sia i danni sulla psiche e sul cervello sono più elevati.

Per tali motivi i manifesti che costituiscono la campagna di sensibilizzazione contro le tossicodipendenze veicolano dei messaggi che rappresentano una sorta di anti-marketing a quella grossa fetta del mercato della droga che si rivolge sempre più ai giovani ed ai giovanissimi.

Dei sette manifesti di cui si vuole dare diffusione e che vengono dì seguito brevemente descritti, i primi cinque si rivolgono soprattutto ai ragazzi mentre gli ultimi due vogliono offrire uno spunto di riflessione ai genitori riguardo all'importanza del proprio rapporto con i figli sulla prevenzione del problema droga.

1) Ecstasy.

Il manifesto mostra sullo sfondo dei ragazzi che si recano in discoteca, il luogo in cui l'ecstasy è maggiormente diffusa.

Gli slogan mettono in evidenza la visione che i giovani hanno dell'ecstasy come una pillola che non fa male ed è capace di far provare sensazioni molto piacevoli (euforia, senso di onnipotenza, maggiore resistenza fisica,...).

Viene riportata, però, anche la testimonianza della madre di un ragazzo americano morto a causa dell'ecstasy, il cui cervello è stato sottoposto alla ricerca per evidenziare i danni causati dall'uso di questa droga apparentemente innocua.

Si evidenzia, allora, come l'ecstasy sia in grado di provocare danni neuropsicologici come perdita della memoria, depressione, ansia, disturbi dell'attenzione.

Tutto ciò deriva dalla sua capacità di influire sul rilascio di un neurotrasmettitore (la serotonina) normalmente presente nel cervello.

Inizialmente l'ecstasy fa aumentare la quantità di serotonina rilasciata, producendo una sensazione di benessere. Continuando ad assumere ecstasy nel tempo, però, vengono distrutte proprio quelle aree del cervello che producono serotonina e a quel punto diventa necessario assumere costantemente la droga per mantenere il livello del neurotrasmettitore nel cervello. Tutto ciò causa una degenerazione cerebrale che è responsabile dei disturbi neuropsicologici e che rende il cervello di un ragazzo simile a quello di un anziano colpito da diversi ictus.

2) Get high.

Nel manifesto si vede l'immagine di un ragazzo le cui forze sono annientate dall'uso dì droga.

La frase che viene riportata, "il mio modo di volare mi impedisce di fare quello che vorrei", esprime bene il paradosso in cui cade il giovane che si droga: vuole ricevere dalla droga sensazioni nuove e si ritiene libero di poter fare tutto ciò che vuole (quindi, anche drogarsi) ma poco dopo si ritrova schiavo di una sostanza della quale non può più fare a meno e che riduce al minimo tutte le sue capacità.

La scelta trasgressiva della droga, quindi, si rivela presto una trappola. Anche osservando i fotogrammi laterali si vede come il "volo" è in realtà una caduta.

3) Teschio.

L'immagine del manifesto (la radiografia di un cranio in cui al posto del cervello c'è una lumaca) è emblematica del rallentamento intellettivo che si associa all'uso di marijuana.

Infatti, la marijuana può rallentare Io sviluppo emotivo, determinando la cosiddetta "sindrome amotivazionale" caratterizzata da apatia, indifferenza affettiva e disinteresse verso il futuro.

La marijuana causa anche una riduzione dell'apprendimento scolastico sia a causa del calo della motivazione sia perché vengono compromesse le capacità di memoria.

La marijuana, inoltre, interferisce sulla capacità di affrontare i problemi della vita in quanto si stabilisce un'attitudine alla fuga piuttosto che ad entrare in relazione con la realtà. Tutto viene affrontato con assoluta leggerezza, con atteggiamento di indifferenza e senza la necessaria lucidità.

Da tutto ciò si evince quanto possa essere dannoso il consumo di marijuana per un adolescente che diventa psicologicamente dipendente, fisicamente apatico, accademicamente indebolito, ... proprio quando dovrebbe costruire la propria identità e raggiungere l'indipendenza dai genitori.

4) Zero.

In questo caso si fa riferimento alla tendenza da parte dei ragazzi ad adeguarsi alle condotte (anche devianti) del gruppo amicale per paura di essere considerati diversi e di conseguenza isolati.

L'abitudine di fumare la marijuana in gruppo, tra l'altro, può essere considerata quasi come un rituale attraverso il quale si ricerca il divertimento ma si crea anche un certo senso di appartenenza all'interno del gruppo.

II manifesto, quindi, invita i giovani a non adeguarsi in maniera passiva alle abitudini del gruppo per paura di perdere gli amici. Li esorta, invece, ad affermare in maniera positiva la propria individualità, comportamento che alla lunga produce molta più stima ed ammirazione da parte degli altri rispetto ad un atteggiamento acritico di adeguamento verso ogni scelta, anche sbagliata, fatta dal gruppo.

5) Fratelli

Nel manifesto vediamo due fratelli di età diversa ed il piccolo imita in tutto il fratello più grande.

Si vogliono, quindi, sensibilizzare i ragazzi ad essere dei modelli positivi per i fratelli più piccoli. È infatti dimostrato da diversi studi, in ambito psicopedagogico, che l'identificazione con i fratelli maggiori può portare anche all'imitazione di condotte devianti.

6) Sorelle.

II manifesto invita esplicitamente i genitori ad avere un dialogo intenso con i propri figli anche sul problema droga.

I ragazzi, infatti, passano la maggior parte del loro tempo lontani dai genitori e questo spesso diventa un alibi per questi ultimi che affermano di non poter controllare i propri figli o sapere tutto ciò che fanno.

In realtà, instaurare un buon dialogo con i propri figli significa proprio abituarli a parlare su ciò che fanno, le persone che frequentano, gli stati d'animo che provano, le opinioni che hanno su determinati argomenti,...

Per fare ciò non è necessario passare tutto il giorno con i propri figli, ma ritagliarsi ogni giorno un po' di tempo da dedicare al dialogo con loro.

In tal modo i genitori costituiscono dei validi punti di riferimento per i propri figli, garantendo con la propria guida ed il proprio supporto la migliore forma di prevenzione rispetto all'uso di droghe ed alle condotte devianti in generale.

7) Padre e figlio.

Nel manifesto vediamo un padre che gioca col proprio figlio e non è un caso che si tratti di un papa piuttosto che di una mamma.

Si è tanto parlato e si continua a parlare, infatti, dell'assenza della figura paterna che causa una certa fragilità interiore nei figli.

La figura del padre è quella che tradizionalmente veicola ai figli il senso del dovere, del rispetto delle regole, della necessità di impegnarsi per raggiungere i propri obiettivi. Per

fare tutto ciò è necessario che il padre sia autorevole e cioè che agli occhi del figlio sia degno di rispetto e di fiducia. In tal caso il figlio segue e da valore a ciò che dice il padre non perché gli venga imposto con la forza ma perché ritiene che sia giusto. È abbastanza facile che ciò avvenga quando il bambino è piccolo perché, come suggerisce il manifesto, per il bambino il padre è un eroe (che sa fare tutto ed ha sempre ragione) ma crescendo il mito viene meno e ad esso si sostituisce una visione più realistica che deve essere supportata da una presenza costante e attenta affinchè la figura genitoriale possa rimanere un valido punto di riferimento per il ragazzo.

Inoltre, il figlio tende ad identificarsi con il padre per cui, quanto più quest'ultimo è autorevole e vicino, tanto più il ragazzo si creerà un'immagine positiva di sé stesso ed una personalità sana ed equilibrata e quindi meno soggetta al rischio droga.

Non si può concludere se non auspicando che la campagna di comunicazione sopra descritta possa essere utilizzata ed eventualmente integrata nella maniera più opportuna con altri programmi anti-droga, in ciascuna scuola in cui ne verrà data diffusione, al fine di contrastare la dilagante presenza del fenomeno (peraltro, sempre più socialmente accettato) nel mondo dei giovani.