"Anche l’occhio racconta la sua parte: Villalba, foto e ricordi"
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Venerdì 20 Agosto 2004 11:23
Presentazione del libro "Anche l’occhio racconta la sua parte: Villalba, foto e ricordi"
(Manifestazione organizzata da: Comune di Villalba; Associazione Culturale "N. Guzzone" Villalba)
Fra gli intervenuti: Prof. Antonio Guarino (Storico locale).
Sintesi della relazione dell’On.le Alessandro Pagano – Assessore Regionale al Bilancio e Finanze
"Parla del tuo paese natale e parlerai del mondo" (Leone Tolstoy).
Emerge il bisogno di ricercare le proprie radici per avere un futuro.
Il bisogno delle radici emerge prepotentemente quando si è sull’orlo del baratro e quindi c’è l’esigenza di aggrapparsi a qualcosa di solido. La crisi morale e sociale del nostro popolo impone una ricerca storica al fine di un riscatto e di una sopravvivenza. "È la stessa storia che ci viene incontro facendo emergere le radici" (Junger).
La Sicilia dell’entroterra di fine ‘800 è una galleria di paesaggi, luoghi, manifestazioni e figure popolari che incarnano la dignità, la gioia (anche nella povertà), la saggezza di un popolo.
Questa galleria rappresenta in sintesi proprio quella identità cristiana fatta di quei valori e principi che ne hanno delineato il modo di essere e di vivere.
Un esempio fra i tanti viene da Michele Palmeri di Miccichè, rampollo del marchese di Villalba che visse, alla fine dell’800, quasi sempre in Francia, e che fu apprezzato scrittore oltre che amico ed ispiratore di Stendhal e di Alexander Dumas padre. Parlando della sua giovinezza: "In quel tempo, se era il caso, mi battevo non solo per me, ma anche per i miei parenti, per i miei amici, per le mie amiche, per le amiche dei miei amici, per i fanciulli, per i vecchi, per la gente di servizio della mia casa".
Come non vedere un parallelo con i "Raminghi" del "Signore degli Anelli" di Tolkien. Prìncipi che erano anche autentici Pater Familiare, che in nome degli imperituri ideali di Lealtà, Onore, Fedeltà, Amicizia, Pace, Ordine e Giustizia difendevano la propria gente e i più deboli dai soprusi.