"I piani di zona" nei siti UNESCO

 "I piani di zona" nei siti UNESCO

(Convegno organizzato da: Assessorato Beni Culturali e Ambientali e Ministero Beni Culturali)

Fra gli intervenuti: On. Nicola Bono (Sottosegretario Ministero Beni Culturali); Arch. Manuel Ciudo (Responsabile Rapporti Internazionali Ministero Beni Culturali); Prof. Felice Vertullo (Consulente Ministero Beni Culturali).

Relazione dell’On.le Alessandro Pagano – Assessore Regionale ai Beni Culturali, Ambientali e alla Pubblica Istruzione.

Quella di oggi è un'occasione molto importante per noi non solo perché ci viene data la possibilità di approfondire il tema delle linee guida per la gestione del Patrimonio dell'Umanità dell'Unesco, ma anche perché possiamo tentare di fare il punto della situazione in Sicilia sulle politiche di tutela e di valorizzazione dei beni culturali e ambientali che sono state sviluppate in questi anni, e su quelle che il Governo regionale intende porre in essere in questo scorcio di legislatura.

Sono particolarmente contento, tra l'altro, che questa giornata si svolga nella mia provincia, terra ricca di grandi suggestioni. Nei pochi giorni trascorsi da quando ho assunto la carica di Assessore dei Beni Culturali, sono stato impegnato a verificare le emergenze e i punti di crisi che si sono determinati proprio in alcuni siti UNESCO.

L'uso sostenibile delle risorse Culturali e Ambientali

La crescita del turismo ha sollevato, da qualche tempo, un dibattito sull'applicazione del concetto di sostenibilità all'industria turistica. Questa necessità è divenuta evidente dal momento in cui si è riconosciuto che il turismo rischia di distruggere le risorse su cui basa la sua stessa ricchezza. I promotori del prodotto turistico dovrebbero infatti preoccuparsi di contribuire alla sua salvaguardia. Un concetto questo abbastanza semplice, ma purtroppo spesso disatteso e su cui e invece necessario compiere uno sforzo culturale.

Il concetto di sviluppo sostenibile venne definito nel 1987 nel Rapporto Brundtland "Our common future", "...Lo sviluppo sostenibile è quello che soddisfa le esigenze delle generazioni presenti senza compromettere le capacità delle generazioni future di soddisfare le proprie esigenze". Ne consegue la necessità di un cambiamento radicale che produca una crescita economica e sociale senza compromettere l'ambiente e le risorse naturali.

Il turismo può contribuire al raggiungimento di importanti obiettivi socioeconomici e culturali, ma può essere allo stesso tempo causa di degrado culturale, ambientale e di perdita dell'identità locale.

Al contrario, il turismo sostenibile promuove la crescita sociale ed economica senza compromettere o alterare le risorse. Per inserire questo ragionamento all'interno del contesto europeo, è importante ricordare la "Risoluzione del Parlamento europeo su un approccio di Cooperazione per il Futuro del Turismo Europeo" del 2002, sulla necessità e sull'importanza di sviluppare linee guida che garantiscano la salvaguardia del patrimonio storico, culturale e ambientale e il benessere della comunità locale.

L'uso sostenibile del territorio, quindi, non è identificabile con una specifica forma di governo ma è piuttosto una nuova modalità di pensiero un nuovo approccio che deve essere applicato all'intera gamma delle attività umane.

Tuttavia, nella realtà il perseguimento e la gestione della sostenibilità è una pratica complessa e delicata perché coinvolge parecchi attori sociali ed economici, portatori di interessi differenti che perseguono obiettivi non sempre coincidenti, né come tipologia, né come traguardo temporale. Si tratta di affrontare problematiche eminentemente gestionali legate agli impatti generati dalle attività umane e dai flussi turistici, operando non solo nei luoghi, ma in tutte le fasi le strutture del ciclo economico e turistico e nei confronti dei diversi operatori coinvolti.

La comunità ospitante, invece vuole godere dei benefici indiretti che l'attività turistica porta sul territorio interessato (in termini di maggior occupazione per i giovani, aumento del reddito, maggiori servizi di cui può usufruire anche la comunità locale), allo stesso tempo pretende che vengano messe in atto precise politiche, per minimizzare il possibile impatto negativo del turismo, specialmente nei momenti di maggior affluenza (ad esempio maggior consumo delle risorse, aumento del costo della vita) e accetta mal volentieri qualsiasi vincolo venga posto al fine di tutelare l'area interessata (specialmente nel caso dell'istituzione di un Parco naturale o Archeologico, che spesso viene visto come luogo dei divieti che impedisce ogni forma di sviluppo).

Questa breve sintesi degli interessi in gioco non pretende certo di essere esaustiva ma mette in luce il fatto che una politica rivolta alla sostenibilità non può dimenticare di preservare il rapporto attuale tra le diverse categorie di utenti che utilizzano le risorse e, allo stesso tempo, di creare un equilibrio tra una conservazione delle risorse ed un uso efficiente delle stesse. Bisogna, quindi, effettuare delle scelte eminentemente politiche che, oltre a soddisfare i principi della sostenibilità, devono portare alla comunità benefici equamente distribuiti nel tempo e tra i diversi soggetti.

"Il Patrimonio Culturale è una ricchezza che contribuisce allo sviluppo dell’uomo, non lo contrasta, e la sua tutela non rappresenta uno sterile assorbimento di risorse, perché esso stesso è una risorsa che vive ed è in grado di svolgere un ruolo importante nel progresso dell'umanità". Nella nozione di Patrimonio Culturale e Naturale è implicito il legame tra salvaguardia e tutela - non solo dei diritti di terza generazione, come il diritto all'ambiente, allo sviluppo e alla cultura - ma anche dei diritti umani. In sostanza, la salvaguardia ambientale e/o culturale pone le basi per una crescita socio-economica più equilibrata e sostenibile.

La recente vicenda che ha posto le Eolie al centro dell'attenzione politica nazionale ci deve far riflettere sulla necessità di contemperare necessità locali e tutele di un patrimonio culturale e ambientale che appartiene a tutta l'umanità.

L'assessorato che ho l'onere e l'onore di presiedere è fortemente intenzionato, non solo a mantenere le Eolie all'interno della Lista Unesco, ma intende sviluppare una precisa politica di gestione e di rafforzamento di siti che oggi sono già iscritti nella Lista e di altri siti su cui intendiamo impegnarci per la loro iscrizione.

In altri termini, la promozione dei piani di Gestione in Sicilia è una scommessa alla quale crediamo, e non potrebbe essere altrimenti se si guarda all'esperienza del Val di Noto, quarto e ultimo in ordine di tempo dei siti UNESCO siciliani e nel quale la partecipazione alla costruzione di questo strumento è stata massima e proficua, Come il Ministero e l’UNESCO sanno, la politica dei piani di gestione non esime la Regione - che rimane in Sicilia il soggetto istituzionale della tutela e della valorizzazione - dall'affrontare e riscrivere le sfide che il governo del territorio le pone: e quindi la pianificazione paesistica, la verifica dei vincoli paesaggistici e monumentali, la normazione urbanistica dei luoghi. Questa situazione ci da la forza di affermare il nostro ruolo anche nella costruzione dei piani di gestione dei siti siciliani.

I profili di coordinamento istituzionale sono stati condotti all'interno del "Modello di Piano di gestione" sulla base delle problematiche proprie dell'articolo 117 della Costituzione, che riguarda com'è noto il rapporto tra centro e autonomie locali. A maggior ragione deve essere riconosciuto il ruolo dell'Assessorato regionale dei Beni culturali in Sicilia, visto che esso espleta in base a un insieme sistematico di leggi, poteri esclusivi per l'amministrazione dei beni soggetti a tutela.

Da questo punto di vista, sono dell'opinione che il riconoscimento Unesco non è solo un marchio di qualità, ma rappresenta - per me e la mia amministrazione - impegno e volontà di operare non contro tutti, ma insieme a tutti, ciascuno con le sue conoscenze e tutti con la stessa missione.

E' un impegno del quale siamo onorati, tanto che oltre a Siracusa, all'esame UNESCO nel prossimo anno, stiamo studiando la possibilità di portare avanti la richiesta di inserimento nella WHL di altri siti altrettanto prestigiosi.

Mozia, che rappresenta sotto il profilo storico e culturale il contraltare di Siracusa, l'area di massimo rilievo della presenza punica in Sicilia, ed è inserita in un contesto ambientale di primo piano come la riserva dello Stagnone.

Taormina e l'Isola Bella, luogo di affascinazione per generazioni di letterati, pittori e fotografi, autentico salotto buono della Sicilia della cultura.

L’Etna, protagonista iconografico del paesaggio siciliano e fenomeno geovulcanologico, non secondo a nessuno.

Il centro storico di Palermo, luogo paradigmatico dell'incuria e dell'abbandono, e avviato da pochi anni ad un recupero prodigioso in termini di insediamenti abitativi e di qualità della vita. Sono tutte aree dove, si badi bene, il Piano di Gestione è utile al massimo grado, sia come strumento in sé, sia come occasione per mettere da parte gli egoismi scellerati che talvolta hanno diviso i protagonisti della valorizzazione di questi siti: Soprintendenze, Riserve naturali, Parchi, e le Fondazioni.

Uno spazio a parte merita proprio quest'ultimo argomento. Infatti è mio intendimento procedere attraverso strumenti efficaci quale per esempio, la creazione di una Fondazione da realizzare con la partecipazione della Commissione Nazionale Italiana UNESCO, e in questa direzione è in stato avanzato la collaborazione con il Presidente prof. Gianni Puglisi, per giungere a tempi brevi alla sua definizione. La Fondazione ha come scopo, l’educazione, l’istruzione e la divulgazione alla collettività della difesa e valorizzazione del Patrimonio UNESCO, dell'ambiente dei beni culturali e del patrimonio artistico e monumentale. Per il raggiungimento di questi scopi istituzionali, la Fondazione, promuoverà attività formative e seminari, ricerche, corsi, convegni, documentari e pubblicazioni.

Infine, credo che sia opportuno rassicurare l'Unesco sulla volontà da parte della Regione Siciliana di dare immediatamente corso alle richieste di chiarimenti e di impegni per il mantenimento delle Eolie nella "Lista del Patrimonio dell'Umanità".

In particolare:

  1. Sulla redazione e l'adozione in tempi brevi del PIANO DI GESTIONE; sull'attivazione degli organi dì gestione compatibile e di armonizzazione tra il Piano Territoriale Paesistico e il PRG, relativamente alla disciplina delle aree intervulcaniche prevedendo un modello di Parco UNESCO, come quelli esistenti nelle Hawai e delle Galapagos, o come quello recentemente istituito come nuovo Parco Europeo del vulcani del Massiccio Centrale in Auvergne;
  2. Sull'emanazione di un piano di conversione delle aree Pomicifere che garantisca i livelli occupazionali che permetta la cessazione di ogni attività estrattiva di pomice di Monte Pilato e Acquacalda;
  3. Sull'attivazione di iniziative di formazione finalizzate a promuovere politiche di conservazione e di valorizzazione del Patrimonio Unesco.