Le pretiose merci della sapientia

 Le pretiose merci della sapientia

(Organizzato da:Assessorato Regionale ai Beni Culturali;)

Fra gli Intervenuti: Enrico Iachello (Preside Facoltà Lettere e Filosofia Università di Pakermo); Altri.

Relazione dell’On.le Alessandro Pagano – Assessore Regionale ai Beni Culturali e Ambientali e alla Pubblica Istruzione

La letteratura e la storiografia hanno costantemente descritto l'entroterra siciliano con una serie di immagini stereotipate: il sole forte che si rispecchia nel giallo secco dei campi di grano e delle zolfare. In ogni racconto questo paesaggio ha sempre fatto da supporto a storie dure, aspre. Storie fatte di povertà materiale e morale. L'idea che si ha della Sicilia è stata costruita con il metodo e l'efficacia del pettegolezzo. Si è assistito ad un susseguirsi di opere di cui l'uno, costituisce la fonte conoscitiva per l'altra. Nessuno degli autori si è mai preoccupato di verificare l’attendibilità delle proprie fonti, ognuno di loro si è soltanto preoccupato di non contraddire un luogo comune consolidato: una i etra senza speranza, naturalmente arida, abitata da una stirpe vocata soltanto a delinquere a tutti i livelli.

La Sicilia nell'immaginario collettivo è divenuta la terra delle miniere di zolfo e nient'altro; la terra dove tutto cambia perché tutto rimanga immutato.

Come in un passa parola nel quale ogni "autore" si è preoccupato soltanto di dare forza al facile chiacchiericcio su una terra senza dignità civile. Una persona senza onore di cui è facile sparlare-, nessuno prenderà mai la sua difesa per il semplice motivo che è impossibile difenderla, data la evidenza della sua natura negativa.

La Sicilia diventa la realizzazione dell'inferno dantesco. Un luogo abitato da gente senza speranza.

Completamente diverso è il lavoro di Rosanna Zaffuto, scritto in collaborazione con Patrizia Miraglia. Altri sono gli obiettivi, il metodo, lo stile, lo stato d'animo che la guidano. Non vuole stupire il lettore, ma lo vuole informare. Non lo vuole saziare di luoghi comuni sensazionalmente crudeli, ma lo vuole nutrire di nuovi dati, di notizie inedite, sensazionali per la serenità. Insomma vuole destare in ogni lettore la sua voglia di ricerca oggettiva senza preconcetti. Il metodo è sereno, ma tremendamente efficace. Può destare un Popolo che dispone di una grande arma: la ricerca della verità oggettiva. Un popolo che sappia opporsi alla violenza con la pace. Non quella passiva, ma quella fatta di indagine, di rifiuto dei luoghi comuni e delle frasi fatte. Seguendo la sua attività, mi ha ricordato il lavoro dei costruttori: ogni parte della struttura ha un suo ruolo.

Mi ricorda personaggi apparentemente lontani come Elzeard Bouffier, "l'uomo che piantava gli alberi"di Jean Jono, oppure "il gabbiano Jonathan Livingston" di Richard Bach. Personaggi positivi di opere positive, di quelle che alla fine ti danno la voglia di fare.

Si ha un'idea più completa della Sicilia soltanto con la prima pagina di quest'opera che non leggendo interi volumi di altri autori. Si tocca immediatamente con mano lo scenario nel quale si è costruita nei secoli la sua storia. La società siciliana condizionata- dal supporto geografico. L'essere isola, ed esserlo al centro del Mediterraneo, crocevia per secoli delle rotte marinare più trafficate; oggetto di dispute tra le varie potenze ed allo stesso tempo fortemente ancorata alla cultura italiana.

La Sicilia mai tanto potente da costituire uno Stato autonomo, ma allo stesso tempo mai tanto facilmente governabile dall'esterno. Nei secoli si è sempre instaurata una condizione di autonomia culturale e di condizionamento politico e militare che di volta in volta ha dovuto gravitare nell'orbita della potenza di turno. È stata una sorta di cartina al tornasole della storia. Il libro quindi ci descrive l'esistenza dei siciliani vissuta a tutti i livelli nel tentativo di conservatela propria identità culturale senza farsi schiacciare dal dominatore di turno.

La percezione negativa della Sicilia si infrange dopo poche righe sulla solidità di un lavoro serio, il cui scopo è percettibilmente nobile: restituire, con la verità, l'onore alla propria terra. La testimonianza di Bagolino che racconta gli episodi di come potrebbe sembrare niente più che una bella fiaba. Invece no! Sono fatti accaduti in Sicilia, nel centro della Sicilia. Mai avremmo immaginato l'esistenza di una corte rinascimentale nel baricentro della Sicilia. Come d'incanto si riacquista fiducia in un possibile meraviglioso futuro siciliano, ci sentiamo un tutt'uno con l'infinita storia dei nostri Padri che ci ha lasciato testimonianza con monumenti bellissimi, che ora non sono più fuori luogo, anzi si fondono con lo spirito e con l'anima degli uomini e delle donne della nostra terra: la Sicilia.

La Sicilia, come l’Italia delle piccole città, vera fucina intellettuale. Non come la Spagna, la Francia o l’Inghilterra con 1 o al massimo 2 centri culturali ma un "policentrismo urbano culturale" estremamente variegato.