Crescere scoprendo le proprie radici

Crescere scoprendo le proprie radici

Presentazione del libro: "L’Europa fra radici e progetto: Civiltà cristiana o relativismo etico?" a cura di Fulvio Di Blasi e Giuseppe Romano – Ed. Rubettino

Nella mia attività politica - invero recente, ma vissuta con grande entusiasmo a servizio della mia regione - ho avuto modo di riflettere molte volte sulle radici della nostra società.

Desidero presentare dunque la mia esperienza, non perché vi sia in essa qualcosa di eccezionale, ma proprio perché - nella sua ordinarietà e nel coinvolgimento esistenziale che essa comporta -può mostrare quanto le radici di cui parla questo volume siano vive evitali.

Non guardo dunque le radici cristiane dell'Europa con lo sguardo distaccato e sistematico del botanico - me ne mancherebbe in ogni caso la competenza -, ma con quello appassionato e grato di chi vede in esse le radici sue e della sua terra.

LA SALUTE

Come assessore alla sanità della Regione Sicilia ho incontrato la grande tradizione dell'ospitalità a servizio delle persone ammalate, anziane e disabili, così come a servizio della promozione della salute di tutti. Un servizio generoso, aperto a tutti senza alcuna discriminazione.

È vero, molto è ancora da fare e molto da riformare, come in ogni impresa umana, ma è possibile farlo perché la strada è tracciata, perché il servizio ai più deboli è presupposto condiviso.

E le sue radici sono inequivocabilmente cristiane. Solo se metto i più piccoli al centro, se considero il servizio degli ammalati come un valore, se non discrimino tra uomo e donna, tra ricco e povero, tra locale e straniero, tra giovane e vecchio, tra bambino e adulto, tra disabile e abile, il servizio sanitario esiste e può crescere. A misura che ci allontaniamo da queste radici - testimoniate in modo particolarmente visibile anche dalla preziosa attività di congregazioni religiose, di fondazioni, dì volontari.dai nomi stessi degli ospedali e delle strutture di ricovero e di cura - si va fuori strada e il servizio sanitario si snatura, rischiando di diventare solo tecnica della biologia umana: basti pensare alle tentazioni euge-netiche da poco scongiurate attraverso un referendum i cui risultati hanno manifestato in modo inequivoco la vitalità di quelle radici profonde che vogliono ogni essere umano di pari dignità, dal concepimento alla morte.

Alcuni - per ingenuità o insipienza - pensano che sia solo una questione economica: non è affatto così. Non era certo ricca madre Teresa di Calcutta quando ha iniziato a prendersi cura dei lebbrosi, né è povero Osama bin Laden, che gli ospedali non li apre, ma li riempie. È una questione di valori e di priorità. È una questione di radici. E le nostre sono cristiane.

LE RISORSE ECONOMICHE

Come assessore al bilancio ho incontrato quotidianamente il tema delle risorse e della loro distribuzione. Ho incontrato l'istanza della sussidiartela - profondamente radicata nel rispetto della libertà di ogni persona umana, del diritto di proprietà e di libera iniziativa economica delle famiglie e delle altre società - e quella della solidarietà - che mette al centro i più deboli.

Anche qui, e più la strada da compiere di quella compiuta, ma la strada è quella buona.

E anche qui non è questione di ricchezza e di povertà econo-miche, ma di valori e di priorità, se vogliamo investire in armi - come fanno alcuni tra i paesi in via di sviluppo economico - oppure in promozione della salute, dì un corretto sviluppo economico, dell'istruzione e della cultura.

LA CULTURA E LA FORMAZIONE

La mia attuale esperienza - di assessore ai beni culturali e alla pubblica istruzione - sollecita in me quotidianamente una riflessione sulle nostre radici. Ed è su questa che vorrei soffermarmi un po' più a lungo.

Il verbo latino còlere si riferisce sia alla coltivazione della terra, sia al culto divino. Le donne e gli uomini sono impegnati in queste due coltivazioni, di più: ne sono in qualche modo definiti. Le culture prendono forma proprio in relazione a esse, proprio nel rispondere alla domanda sulla realtà, sulla sua origine e sul suo fine. Le culture prendono forma nel rispondere alla domanda sulla persona umana, là dove la domanda ha luogo, la persona che è, essa stessa, magna quaesùo, come scriveva Sant'Agostino d'Ippona.

Nel Timeo, Fiatone parla dell'uomo come dell'unica pianta con le radici in cielo: le radici della cultura, di ogni cultura, sono spirituali e religiose.

Non c'è bene culturale se non in relazione a una scelta sulla coltivazione del mondo, sul culto divino e su quella coltivazione sui generis che si prende cura della pianta-persona umana.

Si può trattare di una relazione esplicita o implicita, è comunque una relazione necessaria.

Il concetto stesso di bene culturale, come valore, si basa su una visione della persona umana che la considera realtà corporea e spirituale, altrimenti avremmo solo beni materiali, da acquistare e vendere.

Pensiamo, per esempio, all'ambito dell'urbanistica, e a quello architettonico in particolare. Le nostre radici spirituali ci hanno insegnato che la chiesa (il luogo cioè della convocazione della comunità che da culto a Dio. o il tempio, che indica il luogo ritagliato per il cullo divino) è patrimonio di lutti. Se oggi pensiamo al bene culturale in termini dì valore sociale, lo dobbiamo a queste radici. Se oggi una parte significativa delle guide turistiche delle nostre città e dei nostri paesi riguarda chiese, è perché le nostre radici sono cristiane.

Il tema dell'educazione è profondamente connesso con le nostre radici: ogni attività educativa infatti si basa su di una presa di posizione esplicita sul senso e il valore della persona umana. Non c'è educazione senza valori, né educazione senza modelli. E qui incontro spesso una sorta dì auto-censura rispetto alle nostre radici culturali cristiane. Si tratta di posizioni che suggeriscono di non presentare o proporre alcun modello, lasciando - così vengono giustificate - le scelte al singolo individuo.

Com'è chiaro, la scelta etica fondamentale spetta alla libertà e alla coscienza di ciascuno di noi, ma la presentazione e la proposta di una cultura non è un ostacolo ma la condizione stessa per una scelta consapevole e responsabile.

Non parlare delle nostre radici, non presentare la nostra tradizione culturale e religiosa sono, esse stesse, scelte culturali. Sbagliate.

Implicano che le persone crescono meglio se non si pongono seriamente, drammaticamente e generosamente la domanda sul senso ultimo, suggeriscono che sia meglio che i genitori parlino ai figli di sport e di vacanze, ma non di Dio e del senso della vita.

Lo stesso può dirsi a proposito dei beni culturali: la conservazione e valorizzazione di qualcosa è sempre una scelta, ed è responsabilità di ogni generazione di trasmettere - è questo il senso profondo della tradizione - alle successive quanto ritiene buono, bello e utile. Alle generazioni successive spetterà poi di ricevere responsabilmente questa eredità con beneficio d'inventario.

SENZA FARE IL DOPPIO GIOCO

II dialogo stesso, che tutti noi promuoviamo e desideriamo con le altre culture, ha le proprie radici profonde nella nostra: nella stima profonda di ogni interlocutore, nella convinzione che la ragione aiuta a conoscere la verità, perché questa è posta nell'essere da un Creatore sommamente intelligente, di cui noi portiamo l'immagine e la somiglianza. Altrimenti non c'è dialogo - e così è, ahimè, in alcuni contesti culturali - né rispetto per le posizioni altrui.

Romano Guardini ha scritto di una «moderna slealtà: quel doppio gioco che da un lato rifiuta la dottrina e l'ordine cristiano della vita e dall'altro rivendica a sé le conseguenze umane e culturali di quella stessa dottrina». Non possiamo mantenere a lungo i nostri valori e la nostra civiltà se ignoriamo o rigettiamo le nostre radici. Pensavo in questi giorni a come queste radici hanno nutrito, e ancora nutrono, la nostra cultura, e in particolare quelle che alimentano gli ambiti di cui mi sono occupato e mi occupo. E mi sono venute in mente le litanie lauretane: invocazioni che semplici fedeli hanno scritto in onore alla Madre di Dio (solo il cristianesimo insegna che la persona umana più alta in dignità è una donna!).

Ho pensato in particolare ai titoli di "Salus infirmorum", "Auxilium christianorum" e "Sedes Sapientiae", e alle imprese storicamente grandiose di ordini e congregazioni che hanno riassunto in esse la ragione e il metodo del proprio operare: penso ad esempio ai Camilliani, ai Salesiani e a tutti gli ordini religiosi insegnanti.

Ma ho riflettuto soprattutto su quanto queste semplici invocazioni hanno nutrito le nostre società, e le hanno rese più autenticamente umane e più vivibili.

Più cristiane.