Intervento dell’On. Alessandro Pagano alla prima conferenza annuale del Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili

(guarda il video) - Il Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli esperti contabili, con apprezzabile concretezza e cortesia, ha voluto informare gli ospiti politici, invitati ad intervenire a questa prima conferenza annuale, sugli argomenti che sarebbero stati sviluppati nella relazione del presidente Siciliotti.

In questo modo ha facilitato ai politici l’individuazione di qualche spunto di riflessione che possa essere in sintonia con quelle del vostro Presidente.

Nella mia qualità di membro della Commissione Finanze, incarico che in un certo senso si pone in continuità con quello di Assessore alle Finanze del Governo siciliano ricoperto negli anni dal 2001 al 2004, desidero, nel salutarVi, porgere due brevi considerazioni su semplificazione e razionalizzazione del sistema fiscale, soffermandomi in chiusura su un brevissimo pensiero a proposito di una fiscalità contro la crisi.

Semplificazione e razionalizzazione del sistema fiscale

Che il sistema tributario italiano sia caratterizzato principalmente dall’imposizione diretta è una premessa indiscutibile.

Egualmente certo, però, è che le criticità e gli eccessi dell’imposizione diretta, sommati alle criticità ed alle disfunzioni di altri settori tributari, sommati a discutibili decisioni di spesa ed a evidenti sprechi del pubblico denaro, rappresentano una pesante ipoteca per la credibilità dell’intero sistema fiscale.

La percezione negativa di un sistema fiscale di massa, costruito secondo la logica vanoniana dell’autoaccertarnento e dell’autotassazione, e la scarsa cultura della legalità, si ripercuotono negativamente ed inevitabilmente sull’adempimento spontaneo con conseguente incremento dell’evasione fiscale, che, secondo lo stesso Presidente del Consiglio, ammonterebbe a circa 100 miliardi di euro.

Un’altra certezza è che la lotta all’evasione fiscale è impresa non facile e molto rischiosa: se condotta frettolosamente e con ansia di rapido risultato, infatti, come ad esempio nel caso della manovra Bersani Visco del 2006, rischia di colpire più violentemente i contribuenti dichiarati, o almeno parzialmente dichiarati, che gli evasori totali. Il fenomeno è talmente evidente nel nostro Paese che, possiamo dire che "l’Italia è il Paradiso del sommerso e l’inferno dell’emerso".

In tale contesto vengono inevitabilmente coinvolti gli stessi strumenti di controllo, come, ad esempio, gli studi di settore, che, per l’ansia di risultato e sotto la spinta di ambiziosi obiettivi monetari, da semplici presunzioni vengono talvolta trasformati in coefficienti catastali per la determinazione di un reddito normale.

Con ciò non intendo negare né l’utilità degli studi né che il controllo fiscale, intelligentemente condotto, stante un’evasione dalle dimensioni denunciate, non possa e non debba trovare un adeguato riscontro monetario; Mi preme però segnalare che in un sistema tributario di massa fondato sull’autotassazione, sarebbe più ragionevole e più razionale costruire una strategia di medio periodo e chiedere all’Agenzia delle Entrate risultati non tanto di gettito da controllo quanto da autotassazione, secondo un piano almeno triennale, con riferimento ad ambiti territoriali regionali e provinciali.

Tale ipotesi è motivata dalla considerazione che l’efficacia dell’azione deterrente del controllo fiscale non è data dall’entità delle iscrizioni a ruolo, peraltro di incerta riscossione, quanto piuttosto dai versamenti spontanei dei contribuenti.

Una simile prospettiva strategica implica ovviamente che prima, durante e dopo, si dia notizia e pubblicità ai dati di gettito a livello regionale, provinciale e, almeno in parte, comunale.

Questa trasparenza del gettito, comparata con i dati di pil regionali e provinciali, unitamente ai dati locali della spesa pubblica, potrebbe essere una premessa e un buon avvio per un federalismo fiscale non solo di nome.

Se la linea che ho indicato dovesse, come credo, soddisfare le invocate esigenze di razionalizzazione della fiscalità, allora, si può ritenere che non tarderebbero a manifestarsi anche segnali di vera semplificazione, in armonia con una tattica che economizza risorse per la lotta all’evasione e non le spreca nel controllo di adempimenti formali e del rispetto di disposizioni e interpretazioni formalistiche, grevi e restrittive.

Si potrebbe fare un elenco, mi limito a titolo di puro esempio, a citare le disposizioni e le interpretazioni che hanno interessato nel 2007 le cosiddette società di comodo, su cui non mi soffermo essendo più che note al pubblico presente.

Ciò che stupisce è che il rigore formalistico non riguarda solo le disposizioni di controllo, ma anche le stesse norme agevolatrici, come quelle che disciplinano crediti e detrazioni d’imposta nell’interesse di imprese o di privati.

Non è questa la sede per una disamina tecnica, basti anche qui a titolo di puro esempio, ricordare recenti orientamenti che hanno riguardato l’applicazione dell’ agevolazione del 55% per il risparmio energetico.

Una fiscalità contro la crisi

Quest’ultimo riferimento alle agevolazioni fiscali, rappresentato dall’accenno alle detrazioni ed ai crediti d’imposta, mi dà lo spunto per una brevissima considerazione a favore di una fiscalità contro la crisi.

Parto da un caso concreto: secondo i dati diffusi dalla stessa Agenzia delle Entrate, dal 1998 al giugno del 2008, oltre 3 milioni e quattrocentomila contribuenti, si sono avvalsi del bonus fiscale rappresentato dalla detrazione del 36% dei costi sostenuti per interventi di ristrutturazioni edilizie. Mediamente 340.000 all’anno. A distanza di poco più di un anno dall’introduzione della detrazione del 55% per gli interventi di risparmio energetico, l’ENEA ci informava che 70.000 italiani si erano avvalsi di tale disposizione agevolatrice.

Ciò che vale la pena di osservare è che questi meccanismi di finanza pubblica sono particolarmente virtuosi perché riescono a coniugare l’incentivo del risparmio per i beneficiari con l’incremento di gettito frutto di una emersione incentivata di economia sommersa. uno dei casi in cui il contrasto di interessi si realizza proficuamente senza necessità di ricorrere a odiose forme di delazione.

Non dispongo al momento di analoghi dati aggregati riguardanti le agevolazioni per le imprese ma ritengo che valgano le stesse considerazioni.

In questa prospettiva ritengo si debba insistere. Sono certo che per questa strada si possano armonizzare le esigenze delle imprese con quelle delle fasce deboli della popolazione.