Le comunità giovanili occasione di crescita civile e culturale

Riceviamo e volentieri pubblichiamo

Oasi nelle periferie degradate delle città metropolitane. Villaggi per la gioventù, gestiti da ragazzi per i ragazzi. Così immagino le comunità giovanili descritte in maniera appena un po’ più burocratica nel disegno di legge promosso dal ministero della Gioventù e approvato la scorsa settimana dal consiglio dei ministri. Ora comincia l’iter parlamentare che, mi auguro in breve tempo, potrà trasformare il nostro progetto astratto in realtà.

Per me si tratta di un vecchio desiderio che si realizza. Si fa tanto parlare di disagio giovanile, di degrado, di mancanza di valori. Io credo che il modo migliore per combattere il disagio sia quello di offrire alternative. E soprattutto dimostrare a chi si impegna o vuol mettere in campo un progetto costruttivo, magari in ambienti difficili, che non è solo a lottare per migliorare le prospettive di vita della propria comunità.

Un esempio che porto spesso è quello di Pino Maddaloni e della sua palestra gratuita con lezioni di judo a Scampia. Sono andata a trovarlo lo scorso autunno e ne sono tornata particolarmente colpita. Centinaia di ragazzini (ma anche di genitori) frequentano quell’oasi sportiva creata nel mezzo del nulla. Non credo che tanta affluenza dipenda da una particolare predisposizione genetica allo judo della popolazione giovane di Scampia. Dipende piuttosto dal fatto che la palastra di Maddaloni è diventata, in breve tempo, uno dei pochi o forse l’unico luogo di aggregazione positiva in un ambiente difficile, dove l’alternativa sociale più a portata di mano è quella offerta dalla criminalità organizzata.

A questo serve il disegno di legge sulle comunità giovanili: a creare nuovi strumenti di crescita civile e culturale dei nostri giovani. Strumenti che siano espressione di partecipazione, solidarietà e pluralismo, veicolo di promozione, creatività e integrazione sociale. Il progetto che approda ora in parlamento intende promuovere queste realtà e incentivarle su tutto il territorio nazionale, e prevede a questo scopo uno stanziamento di 10 milioni di euro per i prossimi due anni.

Ovvio che per accedere al finanziamento sia necessario rispettare regole precise che promanano dallo spirito stesso del progetto. Lo scopo dell’associazione potrà essere dei più disparati: le comunità giovanili saranno spazi dove i ragazzi potranno divertirsi, fare sport, ballare, suonare, navigare in Internet, organizzare mostre e convegni.

Tra i requisiti essenziali che le associazioni giovanili dovranno avere per accedere al progetto (e quindi al finanziamento) ci sono la perfetta democraticità nell'accesso alle cariche, l'elettività degli incarichi comunitari, la trasparenza del bilancio e l'assenza di qualunque discriminazione al loro interno. Lo statuto dell’associazione dovrà prevedere esplicitamente l'impegno degli associati a contrastare all'interno della comunità o in prossimità di essa ogni forma di discriminazione o violenza, ovvero di promozione o esercizio di attività illegali nonché l'uso di sostanze stupefacenti o l'abuso di alcol.

Per farne parte, occorrerà avere non più di 30, al massimo 35 anni. Perché non solo dovranno essere associazioni dedicate ai giovani, ma anche gestite dai giovani. Come ha detto anche Silvio Berlusconi presentando il disegno di legge, un lato significativo del progetto sta nel fatto che le comunità giovanili dovranno essere luoghi per crescere insieme e cominciare ad assumersi alcune prime importanti responsabilità nei confronti della comunità.

* Ministro della Gioventù