Un buco di bilancio, due verità.

(Tratto da "La Repubblica") - Cuffaro dimezza la manovra ma l'assessore forzista insiste: "Il fabbisogno è di 940 milioni ai euro"

La sottile lastra di ottimismo che aveva avvolto il centrodestra dopo il vertice dell'altra sera a Palazzo d'Orleans si è squagliata al primo sole. È bastata una domanda ad alla voce del segretario della Cisl Paolo Mezzio per rendere chiaro a tutti che lo scontro finale sui disastrosi conti della Regione è solo rinviato. Per fare apparire ancora una volta all'orizzonte della maggioranza che governa la Sicilia il bivio non più scantonabile: avviare la politica del rigore - come ripete da tempo probabilmente inascoltato anche all'in temo del suo partito l'assessore forzista al Bilancio Alessandro Pagano - oppure continuare a beccheggiare sulla risacca della spesa e de i pannicelli caldi.

Dunque ieri mattina, appena letto sui giornali che il vertice di maggioranza aveva deciso di dimezzare la manovra salva-bilancio portandola dai 900 e passa milioni di euro annunciati da Pagano ai 400 e rotti voluti da Cuffaro, il segretario della Cisl Paolo Mezzio ha diffuso la sua «piacevole sorpresa». Sorpresa dovuta al fatto che a lui, come del resto agli altri rappresentanti sindacali, solo qualche giorno prima proprio Pagano aveva annunciato una «manovra da lacrime e sangue», chiedendo peraltro «una stagione di condivisione delle responsabilità rispetto alle scelte difficili da portare avanti». Ecco perché, incassata la «piacevole sorpresa», Mezzio ha posto una semplice domanda: «Dove sta la verità? Bluffava l'assessore Pagano prima o il presidente Cuffaro ora?".
Già, dove sta la verità? O meglio, quante verità — e quante anime — ha il governo regionale quando si parla di crisi finanziaria e di misure per coprire un deficit stimato per quest'anno — e questi sono numeri, testardi numeri — in 900 milioni di euro? Soprattutto, lo scontro — di volta in volta accantonato e ripreso —tra Forza ltalia e Udc sulle politiche di bilancio da adottare è davvero uno scontro politico destinato a riaccendersi nelle prossime settimane, oppure è solo un gioco delle parti?
Vale la pena di partire proprio da qui. O meglio, proprio dall'assessore al Bilancio Alessandro Pagano, che qualcuno ha già provato ad accostare a Giulio Tremonti, l'ex ministro dell'Economia caduto proprio nella battaglia accesasi all'interno del governo Berlusconi sui conti pubblici. Perla verità, a differenza di Tremonti, Pagano da almeno tre anni va ripetendo che serve una cura da cavallo per rimettere in linea di galleggiamento i disastrati conti di Palazzo d'Orleans. Lo ha fatto fino a ieri, quando la sortita di Cuffaro che gli ha dimezzato la manovra messa in cantiere solo quindici Giorni fa lo ha costretto a tenere il punto. Così: «IL bilancio ha bisogno di una manovra correttiva di 940 milioni di euro, altrimenti nel 2004 non riusciremo a pareggiare i conti. La prima parte di questo intervento è di circa 460 milioni dì euro, che serviranno a coprire il disavanzo 2003 della Sanità. Poi dovremo comunque recuperare le altre risorse per completare la manovra e riequilibrare il bilancio. Che lo si faccia in una o più fasi, o senza tempi prestabiliti, non ha nessuna importanza: ciò che conta 6 rispettare la copertura del fabbisogno che è di 940 milioni di euro. L'esigenza di intervenire in maniera adeguata è giustificata dalla ferrea logica dei numeri che va al di là di qualsiasi convenienza politica».
Toni freddi e volutamente cauti. Che indicano che il traguardo è sempre quello del buco da coprire («necessariamente con tagli e sacrifici, a meno che qualcuno non immagini di avere la bacchetta magica», fanno notare dallo staff dell'assessore) ma che curano di non andare allo scontro esplicito — che non sarebbe il primo — con il governatore. Un po’ perché Cuffaro non ha affatto escluso il secondo tempo della manovra, un pò perché in ballo c'è il rimpasto di governo ed è opportuno non lacerare più di tanto i rapporti con gli alleati. Di certo c'è comunque che, in tema di conti pubblici, i forzisti di Cuffaro non si fidano affatto. Gli inviti di Gianfranco Miccichè ad «abbandonare la politica delle spese facili» si sprecano e chi ieri pomeriggio ha incontrato il leader siciliano dei forzisti giura di avergli sentito dire che lui era all'oscuro della decisione del governatore di "addolcire" la manovra salva conti messa a punto da Pagano.
Per la verità, negli uffici dell'assessorato al Bilancio si erano accorti da qualche giorno che le intenzioni di Cuffaro erano quelle di rinviare l'impatto con le lacrime e il sangue annunciati dal suo assessore. In questa luce venivano letti gli interventi alle riunioni tecniche dei giorni scorsi dei consulenti spediti da Cuffaro a presidiare il territorio della manovra di bilancio. Resta il fatto che l'impatto con i tagli necessari a rimettere in linea il bilancio è solo rinviato. Se non ora, a settembre il governo dovrà fare i conti coti le misure annunciate da Pagano e finora ufficialmente condivise da Cuffaro. Quelle che vanno, tanto per citare, dal blocco dei contratti e delle assunzioni nella Sanità alla riduzione dei reparti ospedalieri. Quando il bivio non potrà più essere spostato in avanti, si capirà se la frattura tra rigoristi (quelli di Forza Italia) e spendaccioni (Cuffaro e i suoi) è reale o è solo un gioco dì prestigio, un trucco ad uso mediatico. Perché quel giorno sul tavolo finiranno anche macigni di spesa come la formazione e il precariato (sui quali gli uomini di Pagano fanno capire di volere incidere. Di chi dovranno fidarsi, quel giorno, il segretario della Cisl e gli altri sindacalisti: di Cuffaro o di Pagano?

Enrico Del Mercato