Pagano: «Lo Stato ci ha penalizzato, è ora di cambiare»

(Tratto da "La Sicilia") - «La Sicilia è la Regione che più paga la spesa sanitaria: il 52%»

PALERMO – Non si può intervistare l'assessore al Bilancio senza porre l'attenzione sulla crisi di liquidità di cassa, che si ripete ogni anno in autunno. Con la gravi conseguenze per i creditori. «Il problema è reale - risponde Alessandro Pagano – e si trascina da anni. E' il frutto del passato. Stiamo provvedendo ad un'analisi di tutti gli indicatori finanziari della Regione. Una delle regole fondamentali che mi sono prefisso è di controllare le spese, i bilanci, in ogni singolo aspetto».

Cosa viene fuori.

«Molte leggi hanno avuto una capacità di spesa non adeguata. Altre sono state mandate in economia, come impegno di spesa. Segno evidente che l'obiettivo non era stato raggiunto compiutamente. Questa, è un'analisi che dobbiamo fare in maniera molto fredda. Il legislatore deve rendersi conto che molte leggi non hanno raggiunto l'obiettivo sperato e tuttavia sono ancora in vigore».

Siamo d'accordo, ma non basta».

«Ed allora le dico che noi siamo la regione, assieme alla Sardegna, che più di altre sopporta la spesa sanitaria. Il 52 per cento è a carico nostro. E' questo, certamente, ci pone nelle condizioni di dire che mentre nelle altre regioni la spesa è supportata dallo Stato, da noi la quota parte è nostra. Aggiungo che non c'è corrispondenza tra competenza e cassa. Tutto ciò fa sì che, alla fine, la liquidità necessaria a portare avanti il nostro progetto di Regione non è reale».

Quindi, il problema non è solo di entrate ed uscite.

«Se ogni anno mettiamo 5 mila miliardi per supportare le spese sanitarie, si comprenderà bene che ci manca qualcosa che altre regioni hanno. Non solo, nelle altre regioni il deficit viene dichiarato, o quasi, mentre noi, per esempio, siamo bravi sotto questo aspetto, nel senso che la sanità siciliana chiude in pareggio. Dunque, il problema è, che a monte vengono a mancare risorse finanziarie non indifferenti perché già contribuiamo, non poco, alla spesa sanitaria. Ma, dobbiamo riconoscere che ci sono stati anni, decenni, dove, certamente, non siamo stati oculati e abbiamo esagerato nelle nostre spese e, probabilmente, abbiamo avuto una qualità della spesa non adeguata alle attese».

I primi provvedimenti entro quando saranno presi?

«Sto per acquisire strumenti per capire come debba muovermi. In maniera da distinguere tra quale sia la reale spesa produttiva e quella che non lo è. L'obiettivo è di tagliare ciò che è improduttivo e quindi denunciare in termini operativi ciò che non produce effetti positivi. Non posso dare tempi certi, ma man mano che gli studi andranno avanti, ne parleremo nelle sedi opportune».

In attesa, cosa dice ai creditori?

«Ci rendiamo conto che i fornitori bussano cassa e noi non siamo nelle condizioni di adempiere ai nostri impegni. Ma c'è un'oggettiva difficoltà finanziaria che deve trovare risposta».

La Regione ha anche un contenzioso con lo Stato.

«Lo Stato ci ha estremamente penalizzati. Noi abbiamo avuto problemi enormi. Gli articoli 36 e 38 dello Statuto non hanno avuto riscontri. E le Finanziarie nazionali ci hanno taglieggiati. Quella del '98 ci ha imposto la riserva sull'erario, creando le condizioni per trattenere ulteriori risorse nell'ambito delle somme che per diritto statutario ci spettavano. Noi abbiamo il principio di territorialità di fatto, che fa sì che tutte le imposte del popolo siciliano fossero da noi incassate. Con la finanziaria di quegli anni, l'allora ministro Visco ha creato le condizioni per imporci un'ulteriore trattenuta. Anche queste cose, hanno prodotto danni».

Assessore, insisto: in quanto tempo saranno onorati gli impegni con i creditori?

«Ci rendiamo conto che questa crisi acuta fa in modo che i creditori possano avere delle difficoltà. Tutto il sistema, ovviamente, ne risente perché un conto è immettere 1000-2000 miliardi di utilità all'interno del sistema stesso, e quindi produrre ricchezza; un conto è che queste risorse vangano a mancare. In questo momento, certamente, noi abbiamo consapevolezza dell'esistenza di una crisi finanziaria. E, il fatto stesso che come tamponamento, la risposta a breve periodo non può che essere l'azione finanziaria in corso. Per i 2800 miliardi, avviati dal precedente governo, abbiamo offerte che vaglieremo a breve. Insomma, si va verso un altro mutuo. Oggi, siamo nelle condizioni di dire che in breve periodo, immettendo questa massa di liquidità nel sistema, siamo sicuramente in grado di dare risposte».

Non si può andare avanti con i mutui. Il problema di fondo resta.

«Certo. Ma per fortuna, oggi, abbiamo la stabilità politica che ci consente di dire in maniera forte ed energica determinate questioni. Mentre in passato la debolezza strutturale del governo faceva sì che si potessero affrontare solo questioni di breve periodo, oggi, finalmente, oltre la risposta di breve periodo, che è quella del mutuo, ci rendiamo conto che possiamo guardare avanti con senso di responsabilità. Sappiamo che imposte, ovviamente, non ne possiamo mettere, non possiamo più esagerare con i mutui».

Mentre lo Stato prepara la Finanziaria e la Regione la sua, ci sarà un certa sinergia?

«Siamo arrivati al capolinea, non possiamo andare oltre. Allora noi dobbiamo ragionare ed essere bravi a recuperare il rapporto con lo Stato. Ci sono misure da recuperate perché lo Stato non ha risposto a quelli che sono i fatti istituzionali che certamente ci hanno penalizzato negli ultimi anni. Dobbiamo fare anche un po' di autocritica: vero è che lo Stato ha prevaricato i nostri diritti, ma è vero che la Regione negli ultimi decenni non è stata affidabile».

Giovanni Ciancimino