I creditori assediano la Regione, in cassa mancano mille miliardi

(Tratto da "La Repubblica") - L'amministrazione alle prese con una crisi di liquidità. Ci sono soldi solo per gli stipendi e le spese essenziali

Un popolo di creditori bussa alla porta della Regione. L'amministrazione è alle prese con una crisi di liquidità che ha pochi precedenti nel mezzo secolo di autonomia e che comunque supera quella delle altre regioni. In giacenza in questi giorni ci sono mandati di pagamento per oltre mille miliardi, privi di un riscontro di cassa. L'assessore Pagano ha già disposto un monitoraggio complessivo ai suoi uffici. La crisi per adesso non mette a rischio il pagamento degli stipendi e le altre spese essenziali. Ma per il resto è buio pesto.

Alle difficoltà di cassa si aggiungono le acrobazie contabili con le quali è alle prese in questi giorni l'assessorato al Bilancio nel tentativo di far quadrare i conti del consuntivo 2000.

Per la prima volta infatti la Corte dei conti non è stata in grado nel giugno scorso di emettere il suo giudizio di parifica sul bilancio della Regione. In sostanza non è riuscita a confermare il pareggio tra entrate e uscite, tanto che l'assessorato ha ritirato informalmente la documentazione per poter sanare il quadro. All'appello mancherebbero circa 500 miliardi: le spese correnti supererebbero di tanto le entrate.

Il consuntivo è ancora nei cassetti dell'assessorato di via Notarbartolo in attesa di essere nuovamente spedito alla magistratura, mentre si avvicina settembre, quando la Corte dovrà comunque pronunciare il suo giudizio.

La mancanza di soldi in cassa e il buco costituiranno la prima emergenza sul tavolo del governo Cuffaro alla ripresa dell'attività.

È presto per parlare di crisi finanziaria, ma all'orizzonte ci sono già grossi impegni di spesa, come il rinnovo del rapporto con i 70 mila precari in scadenza al 31 ottobre. Sta di fatto che, a differenza di altri colleghi di giunta, l'assessore al Bilancio Alessandro Pagano è già al lavoro da alcuni giorni. E conferma la difficoltà del momento: «Abbiamo un indebitamento molto elevato, esiste una crisi di liquidità che per la Regione non è nuova e che ereditiamo dai precedenti governi». La mancanza di quattrini c'è e si sente: «Credo che andiamo ben oltre i mille miliardi, i mandati non evasi ammontano forse a 1.100 miliardi. Ma potrò essere più preciso al termine della verifica che ho già disposto».

Le cause vengono ricondotte per lo più al fiume in piena della spesa sanitaria, che ammonta in Sicilia a circa 11 mila miliardi: «Solo per il 47,5 per cento è coperta dallo Stato - ricorda l'assessore - mentre il 52,5 per cento ricade sulla Regione». Una «situazione non ottimale», come la definisce Pagano. Anzi, ammette che «in questo momento siamo la regione che ha la maggiore crisi in termini di liquidità».

Ma l'assessore non si abbandona al pessimismo: «A questo punto occorre tagliare le spese improduttive e mantenere solo quelle che generano reale sviluppo. Il nostro obiettivo è quello di portare la crescita del prodotto interno loro regionale al 5 per cento. Per adesso si viaggia all'1,6 per cento». Gran salto.

Intanto bisogna fare i conti con i tanti creditori. In testa ci sono soprattutto le Ausl, le aziende sanitarie locali che assorbono una buona fetta della spesa regionale. A seguire, il lungo elenco di fornitori e di imprenditori in genere: da quelli che attendono ancora i contributi della legge 27 del '91 fino ai piccoli fornitori delle matite per gli uffici.

L'assessore Pagano tende invece a minimizzare sul disavanzo da 500 miliardi che impedirebbe il giudizio di parifica della Corte dei conti. «I miei funzionari negano che ci sia un buco di questa portata - dice - e io devo fidarmi della struttura. Per inviare il consuntivo alla Corte attendiamo i dati dall'agenzia delle entrate del ministero del Tesoro, i ritardi dipendono solo dalla mancanza di queste informazioni». Non sarebbe così secondo la Cgil regionale. «È la prima volta che viene registrato un risparmio pubblico negativo, cioè una differenza tra entrate e spesa corrente - spiega Beppe Citarrella, presidente del Centro studi della Cgil - Ed è la prima volta in mezzo secolo che la Corte dei conti non procede alla parifica. La verità è che la Regione sta ancora cercando i 500 miliardi per pareggiare i conti».

Il vero rischio in uno scenario di questo genere, secondo i vertici del sindacato, è che la Regione veda lievitare i costi già alti (900 miliardi l'anno) per gli interessi dei mutui. In questa situazione finanziaria infatti sono alte le probabilità che peggiori il rating, cioè il giudizio sull'affidabilità finanziaria, e che di conseguenza le banche aumentino i tassi di interesse.

CARMELO LOPAPA