Una nuova nomenklatura nei progetti del PDS

(Tratto da: La Frontiera - Periodico di attualità polica) - Durante i mesi scorsi il Sole 24 ore ha trattato all’interno di una sua rubrica, un dibattito su "Come uscire da tangentopoli". Il 17 Marzo ha sviluppato il suo commento Pietro Folena responsabile del settore Giustizia e Sicurezza della direzione del Partito Democratico della Sinistra, nonchè vicerè in Sicilia dello stesso partito.

Tra le cause di tangentopoli individuate da Folena in quell’articolo vi era "un sistema di controlli cartaceo e burocratico, tra le cui maglie passano fiumi di tangenti e di abusi; (…) e una quantità abnorme di stazioni appaltanti (12 mila circa)". Il funzionario di punta del PDS suggeriva quale soluzione per uscire da tangentopoli fra le altre, "la creazione di stazioni appaltanti pubbliche centralizzate, cui le diverse amministrazioni si rivolgono". Di fronte all’originalità della soluzione individuata, sorge spontanea, in premessa, una riflessione e precisamente che tangentopoli scoppia non certo perché il sistema di controllo era vetusto, ma perché ad un certo punto lo Stato, l’apparato burocratico e i partiti avevano esteso il controllo sulla società, al punto che tutto doveva passare attraverso l’intermediazione dei partiti. Giova a questo punto ricordare che lo Stato è l’elemento unificatore del corpo sociale; lo Stato, cioè, deve aiutare le comunità intermedie in quello che i singoli, in alcune funzioni essenziali, non riescono, non possono o non devono fare con le proprie forze (amministrazione della giustizia, controllo del territorio e così via). In Italia, quando da un certo momento in poi lo Stato ha cominciato ad essere onnipresente anche nell’economia e ad arrogarsi compiti tipici del corpo intermedio, ha creato un tale accentramento di interessi che l’apparato partitocratrico ha avuto l’interesse a gestirli. Tutti i partiti della Prima Repubblica erano cointeressati alla gestione dello Stato (posti di lavoro, iniziative economiche e culturali, e così via). Questa gestione partitocratrica era totale e totalizzante finché il sistema tutto non è esploso. Chiarito ciò, è evidente che la soluzione di Folena di centralizzare le stagioni appaltanti in una o due stazioni pubbliche, a cui le varie amministrazioni si possano rivolgere non andrebbero a risolvere nessuno dei problemi esistenti; infatti:

  1. La burocrazia aumenterebbe enormemente, il meccanismo di appalto pubblico si complicherebbe, le istanze diverrebbero sempre più numerose, l’esecuzioni delle mansioni diverrebbero sempre più complesse.
  2. Lo Stato pianificherebbe e regolerebbe tutto il meccanismo degli appalti dall’alto, non tollerando nessuna vera autonomia e autoresponsabilità.
  3. La responsabilità di gestione anziché essere affidata a 12.000 stazioni appaltanti e quindi frazionata nel rischio di una potenziale corruzione, verrebbe concentrata nelle mani di pochi,, capaci e fidati funzionari, che se da un lato non eliminerebbero il rischio di corruzione, dall’altro introdurrebbero la certezza di uno stato di "apparatcik" di staliniana memoria, una classe dirigente cioè di "amministratori".
  4. In termini giuridici, verrebbe ulteriormente confermata la volontà di perpetuare quello stato di super-diritto in cui per l’appunto il diritto continuerà a regolare la vita dell’individuo in tutti i minimi particolari, cioè concentrando il massimo potere possibile dello Stato sulle persone e perpetuando quel "controllo sociale" che già ora è soffocante, ma che per il solerte funzionario di Botteghe Oscure evidentemente ancora non lo è abbastanza.

Insomma in un mondo che marcia verso la deregulation e l’autonomia, l’Italia che già conta oltre 150 mila leggi in vigore (contro le poche migliaia di Inghilterra, Germania e Francia) si troverebbe ad essere ulteriormente "sovietizzata" da questo nuovo lacciolo burocratico. Inoltre le motivazioni che causarono tangentopoli espresse all’inizio, non solo resterebbero tutte, ma addirittura, si amplificherebbero a dismisura con questa brillante trovata "made in falce e martello". Già nel suo libro Stato e rivoluzione, Lenin sottolineò con mano pesante la necessità di una "registrazione" e di un "controllo". Che la soluzione di Folena vada nella direzione di una soluzione di tangentopoli non lo sappiamo, ma che cada verso quest’ultima direzione, di ciò, ne abbiamo il più che provato sospetto.

Alessandro Pagano