Quel pensare giacobino

(Tratto da "La Sicilia") - Il signor Pietro Randazzo, in una lettera pubblicata da "La Sicilia" del 4 dicembre 2005, ha reso manifesto il suo disappunto per gli incontri pubblici che ho avuto con gli studenti e i docenti dei Liceo Classico "Ruggero Settimo" di Caltanissetta e per i contenuti degli argomenti trattati. Sento il dovere di ringraziare l'estensore della lettera, perché qualora ve ne fosse stato bisogno, ha rafforzato in me le convinzioni sulla negatività di certo pensare giacobino e le tragiche conseguenze che si avrebbero se tale pensiero diventasse forza di governo.

Tra l'altro lo stesso signore avrebbe preferito sicuramente un assessore alla Pubblica Istruzione che svolgesse il suo ruolo invisibilmente, da oscuro burocrate, da dietro una scrivania. Io ho deciso di lavorare in mezzo alla gente e in questo caso tra i giovani, condividendone ansie, attese e speranze, continuando a fare così tra l'altro il padre e il docente. Per questo ho girato, giro e girerò, con l'aiuto di Dio, le scuole della Sicilia di ogni ordine e grado.

Rispondo brevemente solo ad alcune delle stonature. Il signor Randazzo, nella sua esplosione di irritazione, tutto preso dalle "tante Melisse P." ha travolto anche gli interventi, a difesa della legalità e contro la mafia, del prof. Nicola Mannino, dimenticando che lo stesso lavora a questa prospettiva dal lontano 1986, e che per questo ha dovuto vivere sotto scorta per ben cinque anni! Abbiamo detto, con il prof. Nicola Mannino, e lo ribadisco, che tutti coloro che sono caduti per mano della mafia e per il trionfo della giustizia devono essere i nostri punti di riferimento e i nostri esempi. Quindi non si capisce perché non dovremmo aggiungere ai grandi Falcone e Borsellino, anche i giudici Saetta e Livatino. Anzi avremmo il dovere di allungare l'elenco, non di abbreviarlo. Il signor Randazzo è rimasto turbato da questa affermazione! Pazienza...

Il signor Randazzo è rimasto scandalizzato dei miei richiami a Dio, alla patria, alla famiglia e dalle tesi esposte in difesa del diritto naturale, della vita e della legalità. Dopo aver sperimentato un mondo che viene progressivamente privato di questi valori e di queste realtà, anzi ha voluto talvolta brutalmente combatterli, dovrebbe cominciare a risultare ovvia la loro irrinunciabilità e apparire doverosa la loro puntuale promozione. Vuoi dire che forse qualcuno ha bisogno di tempo per liberarsi dagli occhiali ideologici sessantottini e per altri versi tardo ottocenteschi. Ho parlato male della rivoluzione francese? Ebbene si e confermo. Non sono abituato a parlar bene infatti, di chi ha perpetrato genocidi e deportazioni di massa, di chi ha portato la liberté con la ghigliottina, di chi ha insanguinato le nazioni. No, mi spiace ma non farò l'assessore per dire "scrivete sui muri dei bagni delle scuole", per dire che "la droga o l'alcool fanno bene", che bisogna decapitare i padri e cosi costruire il "sole dell'avvenire". Perché questo è il giro mentale della morte e del nulla. Non rimango sorpreso delle affermazioni del signor Randazzo, conosco bene quel giro mentale, ma permettetemi di condividere la preoccupazione e i brividi, al solo pensiero che possa accadere che tale pensare possa diventare culturalmente e politicamente dominante.

Alessandro Pagano