Catania: ci sono i vasi attici il museo no

(Tratto da "La Sicilia") - Pagano: «II castello Ursino è in dirittura d'arrivo»

I bellissimi vasi attici trovaci dai carabinieri in casa di un malvivente di Caltagirone saranno consegnati alla Soprintendenza di Catania, Benissimo. Ma dove li metterà, in qualche scantinato? Perché Catania non solo non ha un museo archeologico, ma non ha nessun museo. I vasi ci sono, il museo no. È l'unica grande città italiana a trovarsi in queste deplorevoli condizioni. Ha un esteso patrimonio archeologico, ma il teatro romano di via Vittorio Emanuele è inagibile (però per eventi eccezionali, almeno una-due volte l'anno potrebbe essere anche utilizzato): l'anfiteatro romano di piazza Stesicoro è come non esistesse e il castello Ursino, uno dei pochi manieri al centro del tessuto urbano, è ancora chiuso o semichiuso. Quanto a via Crociferi abbiamo visto persino dei neon. Di che parliamo allora?

L'assessore regionali ai Beni culturali. Alessandro Pagano, risponde: L'assenza di musei a Catania è storica, ma prima di parlarne facciamo un passo indietro perché voglio ringraziare innanzitutto il Nucleo di tutela dei patrimonio culturale dei carabinieri che avrà presto una sede per la Sicilia orientale, ovviamente a Siracusa. Già la Corte dei conti ha dato il suo placet. Aggiungo che l'8 aprile faremo una convenzione tra Regione, Arma dei carabinieri e forestali affinchè anch'essi collaborino a combattere il fenomeno dei tombaroli. I forestali conoscono bene le campagne e proprio in campagna ci sono gli antichi insediamenti perché i nostri abitavano nel centro della Sicilia, vedi Morgantina.

In questo quadro Catania continua a fare la parte del parente povero.

«Stiamo cercando dì colmare le lacune. A oggi tutta la catalogazione delle opere è nelle mie mani, consegnatami dalla soprintendente Branciforti con cui mi congratulo per la celerità, questo vuol dire che appena risolti due problemi saremo in grado di aprire il monumento».

Quali sono questi due problemi?

«Una cabina dell'Enel da spostare e le strutture espositive troppo ingombranti che sono ai piani alti del castello e che bisogna portare da basso. Il Comune aveva lanciato l'idea di ricomprarle, ma siccome c'è anche un'etica del denaro è meglio smontare quelle che abbiamo e rimontarle. Tutto questo significa che presto il castello Ursino sarà funzionante e i vasi attici di cui abbiamo parlato troveranno degna accoglienza».

Ma è possibile che ci si debba fermare per una cabina Enel da spostare? E poi il castello Ursino non è troppo angusto per tutte le preziosità che abbiamo? Non è meglio prendere anche un palazzo nobiliare come sede espositiva?

«Premeremo sull'Enel, anche da parte della Soprintendenza e del Comune. Quanto a prendere un palazzo per esposizione per il momento limitiamoci all'apertura del castello Ursino, che nella memoria storica dei catanesi è il museo per eccellenza ed è esso stesso un museo, poi vedremo in seguito. Di fatto siamo avviati verso la valorizzazione dell'attività museale cetanese. C'è anche in progetto la prima mostra dell'arte contemporanea siciliana a Catania. A Palermo abbia già individuato il palazzo Belmonte Riso, ma ci siamo resi conto che non potevamo dimenticare Catania, che avrà quindi la sua mostra di arte contemporanea. Si doveva fare in una vecchia chiesa sconsacrata, poi abbiamo pensato meglio al foyer del Bellini, visto che si tratta di art decò e di liberty».
Per la verità vedremmo meglio una sala delle Ciminiere, ma l'importante è che questo sia un primo passo verso una sede stabile dell'arte contemporanea. Palermo non può sempre avere tutto e il meglio di tutto.
Pagano ci tiene anche a fare una puntualizzazione: «Abbiamo portato il Satiro in Giappone e chi critica questa iniziativa non capisce che solo mostrando al mondo i nostri tesori possiamo farli apprezzare. Una Esposizione universale come quella di Aichi si tiene una volta ogni cinque anni e hanno già venduto otto milioni di biglietti. Per promozionare la Sicilia non c'era meglio del Satiro».