Pedofilia: Don Di Noto (Meter) intervistato su "Niedziela"(Rivista cattolica polacca)

Intervista con don Fortunato Di Noto

Leggendo la maggior parte della stampa mondiale si è avuto l’impressione che Benedetto XVI abbia compiuto il faticoso viaggio in Australia per parlare soltanto dei preti pedofili. Le notizie sulla XXIII Giornata mondiale della gioventù finivano invece nei piccoli box: evidentemente scrivere dell’entusiasmo di centinaia di migliaia di giovani venuti a Sydney da tutto il mondo per testimoniare la gioia della propria fede cristiana non era la notizia da trasmettere ed amplificare.

Questo atteggiamento dei giornalisti si percepiva già nettamente durante le conferenze stampa organizzate in occasione della Giornata. Gli operatori dei media volevano sapere soltanto se il Papa avrebbe parlato di preti pedofili, cosa avrebbe detto contro la pedofilia dei preti, se avrebbe incontrato le vittime degli abusi; altri aspetti della visita non interessavano loro . Si stava ripetendo lo scenario già visto qualche mese prima durante il viaggio del Pontefice negli Stati Uniti.

Questi fatti mi convinsero ulteriormente che lo scandalo dei preti cattolici viene trattato dalla stragrande maggioranza dei media in modo fazioso, unilaterale, col chiaro disegno di denigrare e compromettere la Chiesa cattolica (il fenomeno della pedofilia riguarda anche i ministri degli altri culti e di tutte le classi sociali e professionali, ma mai nessuno di loro è stato stigmatizzato come il clero cattolico). Tornando al caso concreto dell’Australia, secondo i recenti dati in quel Paese sono stati 107 i sacerdoti e i religiosi condannati per abusi sui minori. Cifra alta per l’Australia, ma numero insignificante, tenendo conto del numero di pedofili in giro per il mondo.

C’è anche un altro tratto che caratterizza l’atteggiamento dei media (ma non soltanto di loro) verso il fenomeno di pedofilia: il razzismo. Ci si interessa delle vittime che vivono negli Stati Uniti, Irlanda, Australia; si parla poco o si tace su milioni di bambine e bambini di tanti Paesi poveri che vengono violentati da una folla di pedofili impuniti. Sono le tragedie di "seconda categoria", come se il dolore e le ferite di una bambina tailandese o di un bimbo brasiliano contassero poco o niente.

I media che abitualmente tendono ad ingigantire il fenomeno della pedofilia dei preti parlano poco di tanti sacerdoti che nei vari Paesi del mondo proteggono l’infanzia e combattono l’odioso fenomeno degli abusi sessuali dei minori. Tra di loro c’è don Fortunato Di Noto, un prete siciliano che ha guadagnato il nome di "cacciatore di pedofili". Mi sono rivolto a lui per approfondire il triste argomento degli abusi sui minori.

Come è cominciata la sua grande avventura (possiamo chiamarla missione?) del "cacciatore di pedofili"?

Più che cacciatore penso a questa missione come un chiaro invito del Vangelo a stare dalla parte dei piccoli e dei deboli; i prediletti del Signore che non devono subire angherie, abusi, violenze ed essere violati nell’intimo del proprio corpo e del proprio spirito. E’ un percorso di vita, fin dall’adolescenza, trascorrevo il mio tempo libero presso gli orfanotrofi e mi ponevo tanti perché, e mi inquietavo per la condizione di tanti miei coetanei. L’avvento di internet, conosciuto fin dagli anni 80 (epoca dei pionieri) mi permise di "vedere" le prime immagini pedopornografiche. Fu una chiamata folgorante, il "guardare" mi permise di iniziare a gridare e a dare voce ad un fenomeno che a distanza di circa 20 anni ha raggiunto livelli tragici e criminali di vasta entità.

Il crimine dell‘abuso sessuale sui bambini si consuma spesso in casa, negli ambienti familiari, ma oggi è la rete che è diventata il vero inferno per le piccole vittime dei pedofili. Potrebbe dirci come funziona la pedofilia su internet?

E’ pur vero che ci sono responsabilità parentali: spesso cito una frase che racchiude questa grande crisi e abbandono dei bambini: "Tanti bambini orfani con genitori vivi" e il loro abuso sfruttamento e violenza sessuale, trascuratezza, traffico di bambini, prostituzione) si incarnano a ragione di una situazione genitoriale e familiare precaria e difficile. Internet, straordinario e positivo strumento di comunicazione (tutti dovrebbero accedervi) è anche un canale dove il "cyber crime" veicola e permette non solo lo scambio, ma anche la detenzione e il business sulla pedofilia e altre forme di criminalità (basti pensare alla droga e al terrorismo). La pedofilia on-line si nutre già di abusi compiuti all’infanzia (materiale video e foto), ma anche di contatti e adescamenti su minori che spesse volte inconsapevolmente si fanno irretire con promesse e inviti espliciti. L’Associazione Meter (www.associazionemeter.org) ha inoltrato dal 2002 al 2007 più di 45.000 siti pedopornografici e sono scattate importantissime inchieste nazionali e internazionali.

Come sono i "numeri" legati alle varie forme di abuso dei minori?

- I numeri sono impressionanti: «La difficoltà è avere stime che rispecchino concretamente la realtà dell’abuso (inteso in senso lato); per non citare i bambini scomparsi, trafficati, venduti, "i bambini fantasma" (quelli nati ma che non hanno un’identità anagrafica); i bambini del lavoro minorile; i bambini-soldato o quelli vittime del traffico di organi. Questa condizione ci inquieta, ci vergogna, ci indigna ma soprattutto ci deve impegnare.
Comunque, se dovessimo definire la condizione dell’infanzia e dell’adolescenza in Italia e nel mondo attraverso i numeri, allora potremmo dire che "la strage degli innocenti continua", un vero e proprio "rosario della sofferenza e del dolore", un "olocausto silenzioso", così silenzioso che imbavagliamo le grida assordanti di bambini e bambine che interpellano le nostre coscienze dormienti. Se guardiamo - ad esempio - al dossier dell’Agenzia Fides (curato anche da Meter) e al rapporto Unicef, possiamo scoprire numeri da brivido:
• 860 milioni di bambini nel mondo hanno un futuro drammatico con 211milioni di "bambini operai"; alla radice di molte forme di sfruttamento c’è il fatto che nei più poveri tra i paesi in via di sviluppo oltre 50 milioni di bambini non vengono nemmeno registrati alla nascita;
• in Asia, l’ultimo rapporto Unicef parla di 24 milioni di piccoli "clandestini" nella loro stessa terra, e per l’Africa subsahariana si sale a 28 milioni di nascite non registrate;
• ogni 9 ore un bambino di strada muore di fame, di stenti, di freddo: sono 120 milioni i bambini di strada incontrati tra le fogne di Bucarest o ai margini delle strade del Brasile, o nella vasta distesa della terra russa, o iraniana e irakena;
• sono almeno 300 mila i "piccoli soldati";
• 11milioni di bambini muoiono di fame prima di aver compiuto 5 anni;
• il traffico di esseri umani è un problema su scala mondiale che coinvolge ogni anno almeno 1.200.000 minori al di sotto dei 18 anni;
• 4 milioni di bambine vengono comprate e vendute per matrimoni, prostituzione e schiavitù;
• 2 milioni di bambine hanno gli organi genitali mutilati;
• in Asia i due terzi dei bambini che non ricevono un’educazione sono bambine e la conseguenza è che poi saranno donne analfabete: oggi oltre 600 milioni;
• nella nostra civile Italia, circa 20 mila sono i baby accattoni di cui 8.000 solo nel Lazio, come ha messo in luce l’inchiesta parlamentare italiana presentata nella "Giornata dell’infanzia".
E con numeri e statistiche potremmo continuare all’infinito.
Partiamo da un concreto esempio di proposta di vendita di prodotto finito pedofilo.
Una denuncia di Meter riguardava un sito internet (costantemente aggiornato) chiamato "Pedoland" (la terra dei pedofili). La home-page iniziale dichiara: "Vendiamo soltanto materiale esclusivo - 800 immagini ‘hard core’ con adolescenti di 7-14 anni e in più 250 ore di domestici video porno di bambini, video di violenze e di giovanottini seducenti".
Il costo dell’abbonamento mensile è di 10 dollari, l’abbonamento, all’atto della denuncia, era già stato accordato a 3.550 utenti, con un incremento nell’ultimo mese dell’88% degli utenti. Il guadagno in un solo mese era di 33.550 euro (65 milioni delle vecchie lire, che moltiplicati per 12 mesi equivalgono a circa 800 milioni). E questo per un solo portale, definibile di "pedo-businnes".
Concretamente ciò evidenzia che la pedocriminalità, negli ultimi anni, si è strategicamente strutturata con diramazioni che potremmo così sintetizzare: al primo livello c’è una sorta di "cupola pedocriminale" che organizza, decide, investe per il procacciamento di bambini; al secondo, c’è invece una rete "intra ed extra familiare" (pedofilia artigianale) per la produzione e vendita al migliore offerente del materiale privato. In questo vasto contesto, esistono i "pedo-free" (i liberi procacciatori di materiale da offrire ai pedofili online) e per finire il "pedo-businnes" (piccole organizzazioni criminali composte da 3-10 persone) che sfruttano, producono e vendono il prodotto.

Ormai certe agenzie di viaggi si sono specializzate per portare i pedofili nei Paesi dove è più facile abusare dei minori. Cosa sappiamo del turismo sessuale (numero dei clienti e delle vittime, geografia, ecc.)?

Il turismo sessuale è un turismo da vergogna e certamente si fa ancora poco, molto poco per debellarlo con determinazione e forza. Nonostante innovative leggi contro il turismo sessuale è un fenomeno conosciuto, studiato, analizzato nei minimi dettagli, ma non contrastato alla radice. Il turismo sessuale è alimentato dalla povertà e dalla condizione sociale disastrata di milioni di uomini che non hanno "pane, carne e cibo", così le bambine e i bambini di quelle nazioni diventano "carne fresca da assimilare e mangiare". Chi fa turismo sessuale esprime tutta la miseria e la malvagità degli uomini; il turista sessuale è il non senso della vita. Il turismo sessuale è la più becera risorsa economica per un paese povero. Un fenomeno che purtroppo cresce a dismisura: in alcune aree del mondo sta assumendo caratteristiche di massa. Un fenomeno difficilmente circoscrivibile per la sua continua trasformazione e perché dietro ad esso si concentrano enormi interessi economici. Gli obiettivi sono chiari sia agli operatori turisti responsabili, sia alle associazioni che si occupano dell’infanzia. Trovare un modello di sicurezza partecipata "perché" la lotta alla pedofilia e al turismo sessuale non può essere assicurata soltanto dalle forze di polizia, ma e' un dovere di tutti". Gli alberghi dovrebbero adottare degli interventi: una campagna 'informazione contro lo sfruttamento sessuale dei bambini, filtri per l'utilizzo dei computer negli spazi comuni degli alberghi, controlli rigidi sugli eventuali ospiti di passaggio dei clienti, un codice di condotta da far firmare a fornitori nazionali ed esteri. Sono circa 2 milioni i bambini introdotti nel mercato del sesso. E solo lo 0,3% delle persone che sfruttano questi bambini sono pedofili abituali, tutti gli altri sono persone normalissime. Peraltro l'età media dei turisti sessuali si è abbassata moltissimo, dai 30-40enni siamo passati ai 20-30enni. Meter è anche una realtà coinvolta nel consorzio alberghiero per promuovere questo patto di lavoro e protocollo d’informazione. Gli alberghi devono prestare più attenzione ai loro guest book e forum dove alcuni clienti inseriscono messaggi che pubblicizzano materiale pedopornografico o danno indicazioni sulle località della prostituzione minorile. I web master devono controllare di più.

Nell’estate del 2006 una notizia proveniente dall’Olanda fece il giro del mondo: la Corte di quel Paese stabiliva che – per rispetto costituzionale della libertà di organizzarsi - non si può vietare l’attività del neonato partito dei pedofili chiamato Npdv (Npdv - "Partito per l’amore del prossimo, della libertà e della diversità" che chiedeva la legalizzazione della prostituzione infantile e della pedopornografia). Oggi, si valuta che il numero delle varie organizzazioni nel mondo, che rivendicano i diritti dei pedofili, è superiore a 500. Come mai questo attivismo dei pedofili sul piano sociale e culturale?

La pedofilia culturale è il tentativo di singoli e di "congreghe" (meglio definirle lobby) che propongono la normalizzazione del fenomeno dichiarando la liceità della pedofilia come orientamento, stato, categoria della scelta individuale, consapevole e determinata di un uomo o donna. I pedofili si presentano come "amici e benefattori dei bambini", dato che, secondo le loro convinzioni, i bambini consensualmente desiderano vivere relazioni affettive e sessuali con i "boylover" (gli amanti dei bambini). Una crescita, negli ultimi 10 anni che ha raggiunto una presenza massiccia e di potere di opinione che mette in difficoltà la più acuta delle menti razionali e anche del buon senso. La lobby pedofila culturale ha adottato la strategia della "promozione dei loro diritti e della loro naturale tendenza di attrazione affettiva e sessuale nei confronti dei bambini" come l’ultimo tassello della rivoluzione sessuale, come l’ultimo tabù da sconfiggere: "perché i bambini hanno il diritto a vivere la propria sessualità e possono decidere di viverla con chi vogliono". Le espressioni virgolettate sono tratte dai siti di promozione e difesa della pedofilia. E per fare tutto questo le strategie propagandistiche sono innumerevoli e subdole. Un libro prodotto dalle organizzazioni pedofile, intitolato "Pedophilies", rivolgendosi ai genitori dice: "Cari genitori, se vi accorgete che vostro figlio ha una relazione con un pedofilo, prima di denunciarlo, chiedete se a vostro figlio o figlia è piaciuto". Il sovvertimento e la provocazione raggiunge livelli "culturalmente e strategicamente elaborati" per sovvertire il concetto di "consenso" da parte dei minori. Evidentemente è bene che qualcuno dica, se ne ha il coraggio, se una relazione di un pedofilo con una bambina di 10 giorni (non è una provocazione da parte mia) o anche di 5,6,7 anni ha la ragione della consapevolezza e della volontà da parte dei minori.
Una inedita analisi di un "portale madre" BL (boylovers), per dare concreti elementi, ha contato ben 1.071 portali suddivisi in n. 391 siti specificamente indirizzati alla pedocultura con riferimenti espliciti al pedosoft (amanti del nudo infantile) e n. 146 indirizzati alle "risorse di rete" (newsgroups, community, siti personali) per scambio informazioni e localizzazioni di situazioni "piacevolmente pedofile", il restante è una collezione di links che parlano di bambini (movie, letteratura, arte).
In sintesi le lobby pedofile promuovono:
• un senso di orgoglio;
• il sesso non è dannoso ai bambini;
• la campagna contro i pedofili deriva dalla preoccupazione dei genitori di perdere potere sui figli;
• i pedofili assicurano benessere e la crescita dei bambini; non bisogna criminalizzare un orientamento, una inclinazione, una preferenza sessuale, uno stato, una categoria; numerosi sono gli
appelli alle istituzioni, ai governi, con la proposta di verosimili candidature alle elezioni politiche (anche se per provocazione).
La presenza di siti di "rivendicazione sociale del diritto dei pedofili" ha raggiunto livelli estremamente raffinati (non esiste nazione che non abbia un gruppo di sostenitori della liceità della pedofilia e dei rapporti tra adulti e minori), una vera e propria rete di lobby stratificata e organizzata anche economicamente. Rivendicazioni che sono sfociate anche in comportamenti criminosi e bracci armati come la "Brigata pretoriana del Fronte di liberazione dei pedofili", che aveva in progetto la eliminazione fisica degli oppositori della pedofilia, quali sacerdoti, magistrati, esponenti delle forze dell’ordine. In tal senso, per contrastare ciò, in Italia, su proposta di Meter, e come primo firmatario del Progetto di Legge 1305 (Pagano e 120 deputati bipartsan) si sta introducendo il reato di pedofilia culturale intesa come istigazione a comportamenti illeciti su minori. Un buon traguardo.

I gruppi di pressione dei pedofili usano metodi già ben collaudati negli ultimi anni dalla lobby omosessuale (anche perché la maggior parte dei casi di pedofilia ha carattere omosessuale) e tenta di presentare la sua lotta come lotta per la libertà, per abolire gli ultimi tabù delle società retrogradi e i pregiudizi religiosi; chi è contro di loro è in torto (per colpire i presunti nemici è stata inventata l’offensiva parola "omofobo"). Insomma, i pedofili cominciano ad usare il metodo degli omosessuali attaccando e denunciando la presunta intolleranza. Come bisognerebbe agire di fronte a questa tattica? 

La pedofilia è un crimine contro l’infanzia. Non dobbiamo mai abbassare la guardia, né tantomeno creare presupposti di tolleranza: mi aspetterei dalla comunità omosessuale maggiore presa di posizione, una chiara e netta distinzione. La pedofilia non è un orientamento sessuale, né tantomeno una categoria o identità. Percorsi educativi, informativi servono a chiarire questo concetto.

Parlando della pedofilia nasce spontanea la domanda: fin dove si possono spingere le società superliberali che dalla concezione, spesso malata della libertà personale e dei diritti individuali, hanno fatto il cardine della vita sociale?

La libertà finisce, quando ledo chi non può assolutamente difendersi: i bambini non possono difendersi e la società ha degli impegni morali. Già, è una questione morale, prima ancora che repressiva. La condizione di milioni di bambini, divenuti merce, non è tollerabile, e non potrà mai esserci una questione superliberale per rendere schiavi chi non può difendersi.

Come spiegare il fenomeno della pedofilia femminile?

E’ identica di quella maschile ma in percentuale bassa, quasi impercettibile (ma esiste!). In Internet sono numerosi i siti di "donne pedofile" che alla stessa maniera rivendicano i loro diritti e diffondono l’accettazione di relazioni sessuali e d’amore (il loro amore) con i bambini. Anche se le bambine sono più vittime, abbiamo poche donne pedofile.

Lei combatte per l’introduzione nel codice penale del reato di pedofilia culturale. Potrebbe spiegarci cosa s’intende col termine "pedofilia culturale"?

Si travestono da "amici" dei bambini e invece, spesso, sono solo pericolosi pedofili, che sfruttano la Rete per propagandare la presunta "bellezza" della loro devianza. È un fenomeno in aumento quello della pedofilia "culturale", che trova nella democrazia di Internet, dove tutti possono riversare i loro contenuti, un prezioso"alleato". Per mettere un freno a questa emergenza è stata presentata alla Camera una proposta di legge bipartisan che ha già messo d'accordo un centinaio di deputati di maggioranza e opposizione (che hanno sottoscritto la proposta) sulla necessità di introdurre proprio il reato di pedofilia culturale e di scrivere, per la prima volta, nel nostro ordinamento giuridico, la parola "pedofilia", finora mai menzionata in alcun testo legislativo o codicistico. Primo firmatario del provvedimento (dal titolo "Misure per la prevenzione e la sensibilizzazione alla lotta contro la pedofilia e per il contrasto dei reati di pedofilia culturale connessi agli abusi sessuali sui minori") è il deputato del Pdl Alessandro Pagano. Alla sua seguono, tra le altre, le firme di Alessandra Mussolini (Pdl), neo presidente della Commissione bicamerale per l'Infanzia, di Paola Binetti (Pd) e di Luca Volonté (Udc).
Quattro gli articoli del provvedimento per il quale i firmatari hanno chiesto già una "corsia preferenziale", incassando l'interessamento del sottosegretario all'Interno, Alfredo Mantovano, che ha reso nota la volontà del governo di introdurre il reato di pedofilia culturale nel prossimo disegno di legge sulla sicurezza.La proposta di legge ha ricevuto il sostegno e il contributo di Meter. La norma, all'articolo uno, inserisce all'interno della rubrica dell'articolo 609-quater (atti sessuali con minorenni) la parola "pedofilia". Con l'articolo due viene invece inserito nel Titolo V del Libro II del Codice penale, tra i delitti contro l'ordine pubblico, il reato di "pedofilia culturale" per "i risvolti pericolosi e destabilizzanti- si legge nella relazione allegata alla pdl - che deriverebbero dall'affermarsi della cultura pedofila". Chi farà "apologia" della pedofilia "con qualsiasi mezzo, anche telematico" rischierà la reclusione da tre a cinque anni e una multa tra i 5 mila e i 50 mila euro. In Internet esistono già numerosi siti che descrivono la pedofilia come "un'azione positiva" e come "manifestazione d'amore verso i bambini". I numeri del fenomeno sono impressionanti: oggi (i dati sono stati raccolti da "Meter") ci sono 552 associazioni e organizzazioni che rivendicano i "diritti dei pedofili" (dal 1996 al 2007 sono cresciute del 400%, 12 sono italiane), 23 associazioni di donne pedofile, oltre 500 agenzie che offrono sostegno giuridico e psicologico ai pedofili, 3 radio on line che predicano la libertà della pedofilia, 4 riviste di "settore" internazionali, 2 siti specializzati per la vendita di gadget a "tema", 3 celebrazioni annuali dell'orgoglio pedofilo. Esiste persino, rende noto Meter, un'agenzia di stampa per la pedofilia.

Cosa bisognerebbe fare a livello soprannazionale (l’Unione Europea o l’ONU) per arginare il fenomeno della pedofilia culturale?

Un patto e una coscienza comune. Ma credo che sarà difficile in tal senso, che tuttavia speriamo possibile.

Qualche anno fa è uscito il romanzo di Garcia Márquez "Memorie delle mie puttane tristi". In esso il Premio Nobel colombiano racconta la storia d’un anziano, assiduo visitatore dei bordelli che, per festeggiare i suoi novant’anni, chiede a Rosa Cabarcas (la padrona del lupanare) di procurargli una bambina vergine. Il libro dello scrittore colombiano è l’ultimo di tutta una serie di "opere" degli osannati intellettuali che orgogliosamente rivendicano il "diritto" alla pedofilia. Basta ricordare André Gide – un altro Premio Nobel – autore di "Corydon", il libro-manifesto degli omosessuali e pederasti (Gide orgogliosamente descrive le sue avventure nei bordelli e nei vicoli di Casablanca e Tangeri). Nel 1958 Vladimir Nabokov pubblicò il romanzo "Lolita" (tutti gridarono allora: "E’ un capolavoro!"), la storia di sesso tra un quarantenne ed una dodicenne; Pier Paolo Pisolini - il poeta italiano, idolo di certa intellighenzia - viaggiando in Africa (il viaggio viene descritto dal compagno di viaggio, lo scrittore Alberto Moravia) ogni sera andava a caccia di ragazzini. Cambiano il genere artistico si potrebbe ricordare Balthus, un pittore di successo (francese d’origine polacca) che si specializzava nei nudi delle bambine. Don Fortunato, il mondo è pieno dei cattivi maestri, che osannano ed istigano alla pedofilia…

Troppi cattivi. Possiamo continuare all’infinito. Del resto fa più effetto scrivere romanzi del genere, esaltare gli abusi, considerare i bambini puttane e merce sessuale, che parlare d’altro.

Recentemente Barak Obama, il candidato del partito democratico alle elezioni presidenziali americane, ha detto che i pedofili colpevoli di gravissime violenze sui bambini dovrebbero essere puniti anche con la pena capitale. Una soluzione estrema. Secondo Lei, come bisognerebbe punire i pedofili e cosa bisognerebbe fare per impedire loro di nuocere?

 Non credo che la pena capitale sia una giustizia sociale. Mi sembra più una campagna elettorale che raccoglie il sentimento forcaiolo della gente. Il male esiste, cresce spesso con il buon seme: è una realtà dell’uomo e nell’uomo. Ma la storia ci insegna che possiamo rieducare l’uomo, renderlo migliore, offrirgli sempre una speranza. Lo scriveva anche S. Giovanni Crisostomo: fino alla fine, anche al più terribile malvagio, Dio dà la possibilità di sperare.

Don Fortunato, ho parlato con Lei qualche anno fa, quando è scoppiato il cosiddetto scandalo di pedofilia nella Chiesa degli Stati Uniti; si parlava allora che il fenomeno di pedofilia non riguardava soltanto i preti cattolici, tra cui circa il 2% era coinvolta nei casi di pedofilia (la percentuale dei pedofili negli USA è molto più alta e riguarda tutti i gruppi sociali, compresi pastori protestanti e rabbini). Oggi, dopo un duro colpo all’immagine ed al prestigio della Chiesa cattolica ed anche alle sue finanze, sembra che nessuno s’interessi più delle vittime dei pedofili "non cattolici".
Sono curioso di sapere se "Boston Globe", che ha vinto il Premio Pulitzer per aver raccontato le storie dei preti pedofili americani, scriva di Lei e della sua battaglia contro il silenzioso olocausto dei bambini, vittime degli orchi…

Scrive di me il "Boston Globe"?, ha scritto di me il "Newsweek" dedicando la prima pagina nel 2001. Si potrebbe parlare di più delle buone azioni: di preti, suore, laici (cristiani e non) che salvano i bambini. A volte sogno di un bambino al centro del mondo che raccoglie applausi, consensi e protezione perché ha raccontato di un prete che lo ha salvato, invece di un prete che lo ha abusato. E di questi preti ce ne sono tantissimi.