Attentato di Algeri

Gli attentati di Algeri hanno una gravità inversamente proporzionale all'eco che stanno avendo in Italia. Il numero delle vittime, l'individuazione del giorno (ritorna simbolicamente l'11), l'aver aggredito una sede ONU (con un sinistro rinvio alla strage di Bagdad dell'agosto 2003, nella quale fu ucciso il rappresentante ONU Vieria de Mello), la rivendicazione qaidista, e infine - ma non da ultima - la breve distanza in miglia rispetto all'Italia: sono elementi che non possono lasciare tranquilli.

A essi si aggiunge la circostanza che l'Algeria non è un paese Occidentale, nè - a differenza di altri Stati a maggioranza islamica - è particolarmente vicino all'Occidente; dunque, gli attentati, per l'ennesima volta, non rappresentano la reazione a una presunta oppressione degli USA o dell'UE, ma costituiscono strumento politico per richiamare all'unità dell'Islam in un'ottica ultrafondamentalista. E' troppo chiedere al governo italiano di distogliere per un momento l'attenzione dall'emendamento omofobia e dalla riforma elettorale e di aggiornare sull'entità di una minaccia che è alle porte di casa, sull'altra sponda del Mediterraneo, e su come intende prevenirla?

Sen. Alfredo Mantovano