

Convegno Nazionale di Studio. Biblioteche ecclesiastiche: le possibili sinergie
Mercoledì 22 Giugno 2005 14:50
Convegno Nazionale di Studio. Biblioteche ecclesiastiche: le possibili sinergie
(Organizzato da: A.B.E.I. Associazione dei Bibliotecari Ecclesiastici Italiani; Arcidiocesi di Catania; Assessorato Regionale per i Beni Culturali, Ambientali e alla Pubblica Istruzione)
Fra gli intervenuti: Carlo Chenis (Segretario della Pontificia Commissione BB.CC. della Chiesa); Luciano Scala (Direttore Generale dei Beni Librari e Istituti Culturali Ministero BB.CC.); Marco Paoli (Direttore dell’Iccu); S.E. Mons. Michele Pennisi (Presidente A.B.E.I.).
Relazione dell’On.le Alessandro Pagano – Assessore Regionale ai Beni Culturali e Ambientali e alla Pubblica Istruzione
Poniamo subito una questione fondamentale.
Oggi più che mai c'è la necessità di pensare globalmente e agire localmente.
Questo è tanto più vero ed evidente nel campo dei Beni Culturali, che sono il concentrato della memoria storica della Cultura che li ha espressi, dell'uso che ne è stato fatto nel corso del tempo e della fruizione e potenzialità di sviluppo che oggi essi ci prospettano.
La questione della "centralità" della memoria storica non consiste nella riproposizione del passato, ma nella consapevolezza che l’identità può costituire un progetto per il futuro.
La Cultura può essere definita come "la trasmissione da una generazione all'altra, attraverso l'insegnamento ed altri processi di imitazione di conoscenze, valori ed altri fattori che influiscono sui comportamenti" (Douglass C. North).
Le società sono dunque contesti di orientamento e di memoria che vengono trasmessi alle generazioni successive. La Cultura è esercizio di facoltà spirituali ed intellettuali; per svilupparsi ha bisogno di un adeguato e proprio contesto di memoria storica.
Qui sta il vero problema dell'ora presente: l'Europa attraversa oggi una fase di profonda crisi d'identità. L'identità è qualcosa di più della Cultura di una società: Jan Assman paragona la Cultura a una sorta di "sistema di identità" del gruppo sociale, analogo al sistema immunitario biologico. Se c'è un punto in cui lo slogan "uniti nella diversità" è specialmente vero, questo è il campo culturale. Aggiungiamo, con Eliot: "Perché la cultura europea fiorisca si richiedono due condizioni: che la cultura di ogni paese sia unica, e che le diverse culture riconoscano la reciproca relazione, cosicché ciascuna sia in grado di riaccogliere le altre".
L'identità europea nasce infatti dalle identità nazionali e regionali, le deve favorire e non sovrapporsi ad esse.
In questo specifico contesto va riaffermata la nostra "sicilianità".
L'Europa non ha armi, ma ha una poderosa ricchezza: il suo patrimonio culturale, che non è un Grande Museo ma è la memoria dell’Occidente. Valori universali quindi.
I veri beni culturali dell’Europa, e quindi della Sicilia, non sono solo i beni artistici, monumentali ed il paesaggio del suo territorio: sono primariamente i suoi Valori. Dice in proposito Salvatore Settis: "...quegli antichi interscambi ci riguardano da vicino, …ci fanno essere quello che oggi siamo".
Per noi che ci occupiamo di Beni Culturali, in Sicilia questa scelta si traduce nella necessità di recuperare la memoria storica della nostra Cultura, dell'uso che è stato fatto del nostro patrimonio nel corso del tempo e della fruizione e delle potenzialità di sviluppo che oggi si prospettano.
Interessante da questo punto di vista evidenziare quanto stia facendo in Cina il CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche) nei processi educativi al sociale:
- Diffonde in Cina il diritto romano per concorrere alla crescita di quella società in termini di democrazia e civiltà giuridica.
- Favorisce l’impianto giuridico romano e latino nel loro diritto per permettere di veicolare concetti fondamentali quali il valore della persona e la distinzione fra persone e cose.
- Rafforza il ruolo delle scienze sociali e umane per definire regole e valori condivisi, facendo in modo che non si smarrisca la dimensione umana ed etica della ricerca scientifica.
Per tutte queste premesse è con particolare e vivo interesse e apprezzamento che salutiamo la scelta dell'Associazione Bibliotecari Ecclesiastici Italiani dì svolgere il consueto convegno annuale di quest'anno in Sicilia.
La Sicilia è una regione ricca di una antica e complessa eredità culturale che custodisce un consistente e diffuso patrimonio librario, proveniente in buona parte da istituzioni ecclesiastiche, al quale si deve guardare in chiave progettuale e sinergica con gli altri segmenti del patrimonio artistico isolano in vista di progetti integrati composti da bilioteche-archivi e musei.
L'ABEI, per lo scopo che persegue - quello di animare e coordinare il servizio svolto dalle biblioteche italiane che fanno capo a istituzioni ecclesiastiche sull'intero territorio nazionale, valorizzandone il patrimonio e promuovendo la preparazione professionale degli addetti - si pone come interlocutore privilegiato nello sforzo che la Regione Siciliana ed in particolare l'Assessorato di cui sono titolare, sta effettivamente compiendo in ordine alla valorizzazione della sua eredità culturale e alla fruizione più ampia e diffusa possibile del patrimonio librario, attraverso anche la selezione e la scelta dei mezzi e dei canali più adatti ed effettivamente utili.
Le Biblioteche di proprietà ecclesiastica, presso le quali sono custoditi e resi accessibili i monumenti della cultura umana e cristiana di ogni tempo, rappresentano un tesoro inesauribile di sapere, dal quale l'intera comunità ecclesiale e la stessa società civile possono attingere, nel presente, la memoria del loro passato. Esse nella misura in cui svolgono un servizio culturale per tutti, hanno tutti i titoli per partecipare a quei contributi che le Istituzioni pubbliche vanno stanziando per l'incremento delle Biblioteche del territorio.
Le biblioteche ecclesiastiche svolgono un fondamentale ruolo come centri di promozione culturale e di educazione permanente e ad esse va riconosciuta una connotazione "pubblica", affinchè anch'esse, nel modo che e loro proprio, concorrano alla salvaguardia, conservazione e valorizzazione di questo immenso patrimonio di valore universale.
Come ogni autentico bene culturale, la biblioteca deve essere orientate verso una finalità sociale, per essere fruita, resa moderna e adeguata alle esigenze del mondo contemporaneo.
Il problema che investe la maggior parte delle biblioteche ecclesiastiche è costituito dai costi delle acquisizioni del sempre nuovo patrimonio librario e di gestione ed apertura al pubblico delle Biblioteche stesse che necessitano di personale adeguato e competente.
Per le Biblioteche minori - quali quelle parrocchiali e associative si fa lodevolmente ricorso al volontariato.
Questo convegno mi sembra molto interessante perché da esso emerge la volontà di collaborazione non solo fra le varie biblioteche ecclesiastiche a livello diocesano regionale e nazionale ma anche con il Ministero dei Beni Culturali e Ambientali e con le istituzioni ad esso correlate, con le Regioni, fra cui quelle come la Sicilia che essendo a Statuto speciale hanno competenza esclusiva sui beni culturali, e con le altre biblioteche pubbliche.
L'esperienza di collaborazione maturata a livello regionale sul terreno dei beni religiosi di interesse culturale e sui beni culturali di proprietà ecclesiastica deve estendersi anche alle biblioteche e agli archivi ecclesiastici per il loro coinvolgimento nei sistemi integrati dì servizi culturali, nelle reti locali bibliotecarie, negli istituti culturali regionali. Bisogna perseguire tenacemente l'attuazione di tutte le forme di collaborazione strutturata tra enti ecclesiastici e Amministrazioni pubbliche previste dalle varie intese sia nazionali che regionali per affrontare organicamente i problemi della conservazione e dell'organizzazione delle Biblioteche ecclesiastiche, ma anche in vista di una nuova politica dell'apprezzamento e della fruizione del loro patrimonio librario, mediante scambi di esperienze in materia di catalogazione, di applicazioni tecnologiche, di formazione del personale.
Questa convergenza e collaborazione verrà anche facilitata se le Biblioteche ecclesiastiche, pur nella salvaguardia della loro specificità ed autonomia, parteciperanno, tramite le reti informatiche regionali e nazionali, alla comunicazione di informazioni bibliografi che con le altre biblioteche ecclesiastiche e con altre biblioteche pubbliche. E questo "perché la memoria storica, scientifica, fìlosofica, religiosa e letteraria, che le Biblioteche racchiudono, possa rendersi largamente disponibile alla ricerca e alla diffusione della cultura, a vantaggio anche delle scienze religiose che così saranno più presenti nel mondo della ricerca scientifica.
L'esperienza di questi ultimi anni, con il vorticoso e incontrollabile ricorso alla, forse, idolatrata multimedialità, ci ha consegnato la difficoltà e la complessità del rapporto di comunicazione, forme di sapere e contenuti. Si ha come l’impressione, sempre più ricorrente, che si vada affermando un tipo di sapere, da qualcuno definito "un nuovo sapere", che tende a privilegiare la padronanza degli strumenti e dei linguaggi a scapito dei contenuti.
I rischi dì tale impostazione sono enormi perché si riduce la comunicazione a un problema di confezionamento e di forma; la si esaurisce nei modi di rappresentazione digitale dei contenuti, provocando ormai sempre più frequentemente una sorta dì onnipotenza informazionale che rifugge da ogni forma di mediazione.
La biblioteca, noi crediamo, oggi è chiamata a svolgere questo servizio di mediazione, proponendosi come laboratorio in cui l'Informazione diviene conoscenza; intercettando così l'esigenza di apprendimento continuo, di life-long learning, che ormai attraversa in maniera carsica la nostra società. Insomma, la biblioteca è chiamata a diventare un luogo che fornisce accesso alla conoscenza, ma che fornisce anche gli strumenti per apprendere a determinare cosa è utile e come è utilizzabile l'informazione che sì è recuperata.
Un tale progetto di "servizio" esige e richiede uno sforzo sinergico, quasi una strategia coordinata, dentro il quale ripensare la biblioteca e anche la funzione, e l'assetto professionale, dei suoi operatori. Un progetto di servizio che comprende cioè quello di una gestione consapevole.
I percorsi sono avviati e ormai ineludibili. Il convegno che stamane ha inizio, già nel suo titolo, dice che si è passati al livello delle forme di sinergia, alla riflessione sui campi e sulle modalità di attuazione.
Ci auguriamo di tutto cuore che la determinazione di percorsi sinergici in ordine alla ricerca dell'efficacia del "sistema" biblioteca, ci possa vedere sempre più unitariamente e concordemente impegnati, specie in alcuni ambiti che destano qualche preoccupazione. Per esempio la raccolta dei dati informatici rischia di far sparire la memoria storica perché già oggi molti codici e linguaggi informatici non sono più usati e ciò rischia di far sparire molte testimonianze. Da qui l’urgenza di un riabbinamento del cartaceo all’informatico.
Lo sforzo per custodire e salvaguardare il patrimonio librario, non è solo tentativo arduo e nostalgico di custodire il passato, ma investimento per un futuro di ricerca libera e responsabile, di dialogo a partire dalla conoscenza della propria identità in vista di una società che valorizzando le differenze punti a costruire una pace autentica fondata sulla ricerca onesta della verità e sulla collaborazione e solidarietà fra i popoli.