

L'arte siciliana sbarca in Cina - Immenso mercato per i prodotti siciliani
Martedì 28 Febbraio 2006 10:21
(Tratto da "La Sicilia") - La mostra «Continente Sicilia: 5000 anni di storia» è una selezione dei più pregiati pezzi delle collezioni isolane, dalle Teste di Pantelleria al Kuros di Agrigento. II National Museum di Pechino ospiterà decine di reperti archeologici e artistici siciliani
Palermo. La Sicilia incontra la Cina con il progetto «Continente Sicilia: 5000 anni di storia», una mostra che si svolgerà a fine aprile al National museum di Pechino. Per spiegare l'evento al pubblico cinese l'assessorato regionale ai Beni culturali ha deciso di ospitare un gruppo di giovani giornalisti provenienti dalla Cina per mostrare loro il «continente» Sicilia.
L'ambizioso progetto, presentato ieri mattina alla stampa locale, consiste nella selezione di reperti archeologici ed artistici, dalla preistoria fino al periodo barocco. «Abbiamo l'orgoglio - ha detto Alessandro Pagano, assessore regionale ai Beni culturali - di presentarci con una marcia in più rispetto alle altre regioni: siamo un "continente" che celebra la cultura da cinque mila anni, offriamo preziose testimonianze dei numerosi popoli che si sono avvicendati. 1 giornalisti cinesi, in questi giorni, stanno apprezzando anche i nostri sapori e colori e ci stiamo proponendo come la terra delle meraviglie, tesori ed. emozioni».
La mostra vuole essere una vetrina della millenaria storia siciliana, un'esposizione di cui faranno parte i più pregiati pezzi delle collezioni isolane. L'obiettivo è quello di fare breccia nell'immenso mercato cinese attraverso la suggestione culturale che la Sicilia è in grado di offrire.
Per quanto riguarda il periodo storico antico, è sembrato opportuno creare raggruppamenti significativi sotto il profilo cronologico e culturale. Faranno parte della collezione, le Teste di Pantelleria, il Kuros di Agrigento, la Koré Persefone di Morgantina, sarà ricostruita anche la Tofhat di Mozia attraverso le stele e le urne cinerarie. A Pechino, sarà portato anche un calco dei graffiti delle grotte dell'Addau-ra, risalente a 15 mila anni prima di Cristo. In rappresentanza dei secoli successivi, un contributo significativo è apportato dalle arti decorative: la lavorazione del corallo, le ceramiche e i manufatti in seta con ricami irj oro e corallo.
A Pechino, saranno approfonditi comparti chiavi della cultura siciliana, quali l'è-nogastronomia e la moda, settore in cui saranno presentì la stilista Marcila Ferrerò e la Gregory di Salvatore Martorana.
L'INTERVISTA: «Immenso mercato per i prodotti siciliani». II direttore ICE a Pechino: Sicilia, grandi chance
Palermo. Arance pigmentale, ceramiche e prodotti della filiera agroalimentare si candidano a diventare i migliori ambasciatori siciliani in Cina. Delle potenzialità per il commercio isolano di penetrare nel mercato cinese abbiamo parlato con Antonio La Spina, direttore dell'Istituto italiano per il commercio estero a Pechino.
Come possono i prodotti siciliani confrontarsi con la patria delle contraffazioni?
«Alcuni prodotti, come le arance pigmentale, non si possono contraffare. La Cina è un paese bifronte. Esiste una Cina delle contraffazioni che minaccia le produzioni UE, ed italiane in particolare, e un'altra che permette agli stilisti italiani di aprire catene di negozi e che consuma vini e prodotti di qualità. In Cina, ci sono 250 milioni di abitanti considerati benestanti secondo i parametri europei che cominciano a comportarsi da consumatori occidentali. Il vino italiano già occupa un posto di rilievo e qualche cantina siciliana ha cominciato ad esportare. Bisogna incrementare i volumi».
Quali sono le possibilità per il «Made in Sicily» di affermarsi in Cina?
«La Sicilia ha il vantaggio di essere già conosciuta in Cina, ma rimane indistinta da altre famose località italiane, da qui l'importanza di connotare ed identificare il marchio siciliano con tutto il valore aggiunto che la Sicilia sa offrire. Per fare questo è necessario moltiplicare iniziative come quelle che sta promuovendo la Regione Siciliana di contatto fra i due popoli».
Quali strade devono percorrere gli imprenditori siciliani per imporsi nel mercato cinese?
«La via di una comunicazione efficace e di una rete di distribuzione da costruire ex novo, contrariamente a quel che è successo in altri grandi paesi, come l'Australia o l'Argentina, dove la base di distribuzione era rappresentata dalle comunità italiane. Farsi conoscere in Cina, con quanto di bello la Sicilia può offrire, significa intercettare un elevato numero di cinesi che comincia a viaggiare e a fare turismo».
Insomma, la Qna per la Sicilia rappresenta una minaccia o un'opportunità?
«Senz'altro un'opportunità. Intanto, di trovare un immenso mercato per i propri prodotti di eccellenza, che non sono minacciati dalle contraffazioni cinesi, e nuovi spazi per il proprio turismo. Ma la Sicilia ha anche l'opportunità di recuperare la sua atavica vocazione di crocevia del commercio. Le navi di sempre più numerose raggiungeranno la Cina non passeranno dalla Norvegia, ma dal Mediterraneo».
MARIA MODICA