

Manovra, Pagano (Pdl): Reazione Ue fallimentare: più crescita e diminuire rischio percepito
Martedì 13 Settembre 2011 17:27
“Sebbene la crisi e le sue conseguenze fossero state previste, tuttavia la reazione europea si sta rivelando completamente fallimentare”.
Ad affermarlo in una nota Alessandro Pagano del Pdl, componente della Commissione finanze della Camera.
“E’ di tutta evidenza – prosegue Pagano – come l’inadeguatezza delle risposte dell’Ue dipenda dalla scarsa comprensione delle dinamiche all’origine della crisi e del suo acuirsi”.
“A monte delle incontrollate e ‘schizofreniche’ vendite di titoli, - aggiunge – si possono riscontrare, da una parte, la scarsa credibilità degli Stati Uniti e dell’Unione europea, dall’altra l’eccessivo peso dei titoli del debito pubblico europeo all’interno dei fondi pensione e dei fondi sovrani. Ma se gli Usa stanno correndo al riparo facendo disinvestire nell’Euro-zona per collocare i propri titoli, i rischi per l’Ue aumentano in conseguenza della crisi greca e dell’indecisionismo dei propri rappresentanti”.
“La situazione è indubbiamente ad alto rischio, ma prima che precipiti del tutto occorre, anzitutto, che a livello dei singoli Paesi dell’area Euro diminuisca il rischio percepito: in Italia, purtroppo, sta accadendo il contrario a causa dell’irresponsabilità e del disfattismo di taluni strati del Parlamento, specie tra l’opposizione, quando invece si dovrebbe percorrere la via del dialogo e delle soluzioni condivise.
A livello europeo, invece, è necessario che le istituzioni comunitarie, con i mezzi di cui dispongono e del quale sono fornite, si rendano garanti della solidità e della solvenza del proprio sistema, anziché subire, a mercati ancora aperti, le dimissioni del componente tedesco della Bce Stark, che ha causato danni incalcolabili”.
“In Italia, in particolare, - conclude - bisognerà ad ogni costo, come sosteniamo da settimane, realizzare una riforma che punti sulla crescita attraverso la destinazione alle medie imprese del 10 per cento del risparmio liquido dei contribuenti, al fine di realizzare ‘investimenti’ dell’ordine di 80-90 miliardi di euro per circa 5-20mila imprese, così da incrementare l’occupazione e creare dunque nuovo Pil”.