Sintesi dell'intervento dell'On. Alessandro Pagano al convegno "Sicilia Ebraica:un'identità perduta realtà solo del passato o prospettiva del futuro?". Domenica 4 Maggio 2014
Giovedì 15 Maggio 2014 09:20
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Ho raccolto con vero piacere il fatto che questo convegno si svolga a Caltanissetta.
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Tra i tanti motivi anche perché riporta alla mia mente un altro simposio promosso nel febbraio 2005 a Monreale dal CESNUR (Centro Studi sulle Nuove Religioni) e patrocinato, devo dire con entusiasmo da me, in qualità di Assessore Regionale ai Beni Culturali Ambientali e Pubblica Istruzione. Come adesso eminenti studiosi vi parteciparono allora, tra i quali mi piace ricordare tra gli altri il compianto Mons. Cataldo Naro come Arcivescovo di Monreale, il prof. Luigi Berzano dell’Università di Torino, Massimo Introvigne, fondatore e direttore del CESNUR, il teologo don Don Pietro Cantoni, Rav Luciano Caro, Rabbino capo di Ferrara, delegato dell’Unione delle Comunità Ebraiche per la Sicilia, il prof. PierLuigi Zoccatelli, Vicedirettore CESNUR e J. Gordon MELTON, Direttore Institute for the Study of American Religion.
L'ebraismo è la più antica religione che possa vantare una presenza costante e ininterrotta sul territorio italiano. La religione ebraica, a tal punto formatasi in simbiosi con il popolo ebraico da non potersi quasi trattare di essa senza accennare a quest'ultimo, si definisce principalmente per due elementi: uno legale, la "norma di comportamento", "precetto"; - che costituisce la parte normativa della tradizione e sta alla base dell'ortoprassi ebraica - e uno non legale, il "racconto", consistente in una serie di narrazioni, parabole, proverbi, massime, omelie e aforismi che hanno valore etico, diversamente interpretabili e interpretati. La possibilità di diverse interpretazioni permette la nascita di gruppi separati; tuttavia, non si esce veramente dall'ebraismo finché non si spezza il legame con l'ortoprassi.
Voi mi insegnate che l'ebraismo attuale consiste di due componenti storico-etniche, con differenze fra loro: i sefarditi, di origine mediterranea, e quelli di origine centro-europea. Le credenze e le pratiche fondamentali dei due gruppi sono le stesse, anche se è vero che certe usanze e certi elementi del culto differiscono, tanto che nei paesi dove la comunità è numerosa coesistono sinagoghe sefardite e sinagoghe ashkenazite.
Nell'ordinamento italiano, le singole comunità sono dotate di soggettività giuridica in qualità di enti di culto sin dal 1930. La legge 101 dell'8 marzo 1989, in cui è recepita l'Intesa del 27 febbraio 1987, stipulata fra l'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane (UCEI) e lo Stato italiano, ha subito una modifica il 20 dicembre 1996 (legge 638). La normativa che, pertanto, oggi regolamenta i rapporti fra lo Stato e l'UCEI si articola attorno a un nucleo fondamentale di materie: assistenza spirituale assicurata negli istituti ospedalieri, nelle case di cura o di riposo e negli istituti penitenziari; istruzione religiosa; riconoscimento civile del matrimonio religioso; riconoscimento degli enti; partecipazione alla ripartizione della quota dell'otto per mille del gettito IRPEF. A questo nucleo "forte" si aggiungono, nella legge 101/1989, norme specialissime attinenti all'identità propria dell'ebraismo: il diritto al riposo sabbatico, il riconoscimento delle festività religiose ebraiche - con l'obbligo per le autorità competenti di tenerne conto nel fissare i diari per le prove di esame e di concorso -, la facoltà del giuramento a capo coperto e la macellazione rituale, la concessione di reparti speciali nei cimiteri per la sepoltura perpetua dei defunti. Nell'ordinamento italiano risultano dotati di personalità quali enti di culto non solo l'UCEI e le ventuno comunità collegate, ma anche i seguenti enti: Asili infantili israelitici, Ospedale israelitico, Casa di riposo per israeliti poveri e invalidi. Orfanotrofrio israelitico italiano G. e V. Pitigliani, Deputazione ebraica di assistenza e servizio sociale, Ospizio israelitico e Ospedale Settimio Saadun, Società israelitica di misericordia.
Queste motivazioni e tante altre fanno si che possiamo affermare con certezza che non vi sono identità che vanno smarrite, specie quando sono autentiche e abbiamo radici profonde.
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