Domenica, 16 Giugno 2024


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Famiglia, baluardo di civiltà. Una cellula da difendere e promuovere

Famiglia, baluardo di civiltà. Una cellula da difendere e promuovere

(Organizzato da: Istituto Culturale "S. Roberto Bellarmino" Caltanissetta; Alleanza Cattolica Caltanissetta)

Fra gli intervenuti: Arch. Carmelo Montagna (Sindaco di Marianopoli); Prof. Alberto Maira (Reggente Provinciale di Alleanza Cattolica).

Relazione dell’On.le Alessandro Pagano – Deputato all’ARS

L'uomo ha tra le sue caratteristiche fondamentali la razionalità e la socialità, queste sono intimamente connesse, tanto che noi manifestiamo la razionalità nella socialità dando vita alla "partecipazione", che è la socialità tipicamente umana (diversa da quella degli animali), mediante la quale noi sviluppiamo la nostra personalità nel confronto con gli altri uomini. La partecipazione origina una molteplicità di rapporti, essi si manifestano nella vita degli uomini come una serie di cerchi concentrici che si allargano dalla persona. Un primo cerchio è costituito dal matrimonio e dalla famiglia, nella famiglia ciascuno ha avuto la sua prima esperienza della partecipazione, decisiva per il suo sviluppo; altri cerchi sono costituiti dalle comunità locali (la municipalità o la regione, intese in senso non amministrativo, ma culturale), dalle cosiddette società semi-naturali (dalle associazioni di categoria fino al circolo del bridge), alla nazione (intesa come comunità di modi per esprimere una certa cultura), dagli organismi sovra-nazionali fino all'intero genere umano. Un'osservazione è importante a questo punto: più il cerchio è lontano dall'uomo, meno è decisivo nella formazione della persona: per la formazione e lo sviluppo della nostra personalità la famiglia ha un'importanza più decisiva della regione, e la regione e la nazione hanno un'importanza più immediata dell'Europa o del genere umano; inoltre, se la società è finalizzata al bene della persona, essa non può prescindere dal luogo privilegiato in cui la persona primariamente si forma: la famiglia. Quando lanciamo un sasso in uno stagno nascono dei cerchi concentrici, ma, soprattutto, il loro contorno va attenuandosi col crescere della distanza dal centro e, di più, non esiste il cerchio più esterno senza quello più interno: in questo senso possiamo parlare della famiglia come fondamento della società, avvertendo che le riflessioni che seguono non hanno alcuna pretesa di esaustività e rimandando alla bibliografia per una trattazione più approfondita.

La famiglia fondamento della società

Partiamo dal Catechismo: «La famiglia è la cellula originaria della vita sociale. E la società naturale in cui l'uomo e la donna sono chiamati al dono di sé nell'amore e nel dono della vita. L'autorità, la stabilità e la vita di relazione in seno alla famiglia costituiscono i fondamenti della libertà, della sicurezza, della fraternità nell'ambito della società. La famiglia è la comunità nella quale, fin dall'infanzia, si possono apprendere i valori morali, si può incominciare ad onorare Dio e a far buon uso della libertà. La vita di famiglia è un'iniziazione alla vita nella società» (vedi nota 1).

Sono poche righe, ma molto dense, esse ci permettono di individuare almeno due profili sotto i quali la famiglia è fondamento della società:

  • Il profilo biologico: quel popolo che ha i matrimoni e le famiglie disintegrate è condannato alla scomparsa (vedi nota 2), infatti i figli entrano a far parte della società mediante la famiglia in cui sono nati e non da sé medesimi; la famiglia come comunità primaria fondata sul matrimonio è la culla della vita: «Per mezzo della reciproca donazione personale, loro propria ed esclusiva, gli sposi tendono alla comunione dei loro esseri in vista di un mutuo perfezionamento personale, per collaborare con Dio alla generazione e all'educazione di nuove vite».
  • Il profilo morale: la famiglia è il primo spazio dell'educazione e della cultura, l'uomo impara nella famiglia quelle virtù sociali senza le quali non si da società: l'amore al prossimo, il rispetto, la tolleranza, la giustizia, la solidarietà, la pietà, la capacità di obbedire e di comandare. Da queste considerazioni derivano alcune conseguenze importanti:
  • esiste un'intima connessione tra la società e la famiglia, la famiglia è soggetto politico e deve partecipare alla società e al suo sviluppo, la società a sua volta deve rispettare e promuovere la famiglia.
  • La famiglia gode di un diritto proprio e primordiale, sicché gli stati nel loro rapporto con le famiglie devono attenersi strettamente al principio di sussidiarietà.
  • La famiglia esiste anche come soggetto economico; certo essa ha in parte cessato di essere un luogo di produzione ed anche di formazione professionale, tuttavia due funzioni sono più importanti che mai: 1) la famiglia è un grande "ammortizzatore" sociale, là dove essa è sana c'è una maggiore flessibilità del mercato del lavoro poiché nei difficili momenti di transizione il focolare costituisce un solido supporto; inoltre avere una famiglia dietro le spalle stimoli maggiormente l'iniziativa privata attenuandone in parte i rischi; 2) la famiglia è un punto di partenza per "fare di più e meglio", i figli infatti possono partire da dove sono arrivati i padri; del diritto di disporre in favore dei propri successori oggi si tiene ben poco conto, basti pensare alle forti imposte di successione che data l'entità che raggiungono, esulano da una comprensibile funzione redistributiva e costituiscono un attentato al diritto di proprietà, lo Stato si introduce come vorace commensale ad un desco che non è suo, in quanto la proprietà si fonda sul lavoro dell'uomo e non sul riconoscimento di essa da parte di questo o quel regime.

Tutto ciò permette di concludere che non è solo la famiglia ad avere dei doveri nei confronti della comunità, ma che essa è titolare di diritti; ritorniamo al Catechismo: «La comunità politica ha il dovere di onorare la famiglia, di assisterla, e di assicurarle in particolare:

  • la libertà di costituirsi, di procreare figli e di educarli secondo le proprie convinzioni morali e religiose;
  • la tutela della stabilità del vincolo coniugale e dell'istituto familiare;
  • la libertà di professare la propria fede, di trasmetterla, di educare in essa i figli, avvalendosi dei mezzi e delle istituzioni necessarie;
  • il diritto alla proprietà privata, la libertà di intraprendere un'attività, di procurarsi un lavoro e una casa, il diritto di emigrare;
  • in conformità alle istituzioni dei paesi, il diritto alle cure mediche, all'assistenza per le persone anziane, agli assegni familiari;
  • la difesa della sicurezza e della salute, particolarmente in ordine a pericoli come la droga, la pornografia, l'alcolismo, ecc.;
  • la libertà di formare associazioni con altre famiglie e di essere in tal modo rappresentate presso le autorità civili.».

La famiglia modello della società

«Onora tuo padre e tua madre, perché si prolunghino i tuoi giorni nel paese che ti da il Signore, tuo Dio»; si tratta del quarto comandamento, esso costituisce uno dei fondamenti della dottrina sociale della Chiesa, infatti la sua portata non riguarda solo l'ambito familiare, ma «...ci prescrive anche di onorare tutti coloro che, per il nostro bene, hanno ricevuto da Dio un'autorità nella società. Mette in luce tanto i doveri di chi esercita l'autorità quanto quelli di chi ne beneficia», inoltre l'osservanza di questo comandamento comporta una ricompensa, oltre ai frutti spirituali, ci saranno frutti temporali di pace e prosperità (perché si prolunghino i tuoi giorni...), al contrario la trasgressione danneggia le persone umane e le comunità.

Quanto sopra riportato permette di identificare due aspetti della famiglia come "modello" della società:

  • la provenienza dell'autorità: l'autorità per governare la comunità, secondo la dottrina della Chiesa, non deriva dal popolo né tanto meno in esso permane: così come nella famiglia i genitori ricevono la loro autorità da Dio che costituì ed ordinò la famiglia perché l'uomo trovi in essa i primi mezzi necessari al suo perfezionamento materiale e spirituale, anche chi governa gli stati, come chiunque sia rivestito di una legittima autorità, riceve la sua autorità da Dio che vuole la società civile costituita per il bene comune; dunque il metodo democratico deve restare solo un "metodo" di designazione e non deve cedere all'ideologia trasformando il popolo nella sorgente dell'autorità e del potere politico o, peggio, trasformando la maggioranza nella sorgente del diritto, con sommo disprezzo della verità.
  • L'esercizio dell'autorità: come dice il Catechismo della Chiesa Cattolica, l'autorità non si subisce, ma di essa "si beneficia": l'autorità dei genitori è per il bene dei figli, i genitori collaborano con Dio all'edificazione della persona umana e dunque sono tenuti a mantenere i figli, a provvedere alla loro educazione religiosa e civile, a dare il buon esempio, ad allontanarli dalle occasioni di peccato, a correggerli nelle loro mancanze e ad aiutarli ad abbracciare lo stato al quale sono chiamati da Dio; così tutti coloro che hanno l'autorità, la devono esercitare come un servizio, l'esercizio di essa è delimitato dalla sua origine divina, dalla sua natura ragionevole e dal suo oggetto specifico; nessuno può comandare o istituire ciò che è contrario alla dignità della persona o alla legge naturale. L'esercizio dell'autorità mira a rendere evidente una giusta gerarchia di valori al fine di facilitare l'esercizio della libertà e della responsabilità di tutti; inoltre sembra di poter intravedere, ma non mi dilungo sul punto, una effettiva corrispondenza tra i doveri-poteri dei genitori delineati sopra e i doveri-poteri di chi governa la comunità.

Possiamo a questo punto concludere con Jean Bodin: «La famiglia è un buon governo di parecchi sudditi sotto l'obbedienza d'un capo di casa. La repubblica è un giusto governo di parecchie famiglie e di ciò che è loro comune, con sovrano potere. È impossibile che la repubblica valga qualche cosa, se le famiglie che ne sono i cardini son mal fondate».

Gli attacchi contro la famiglia

Negli ultimi due secoli si è manifestato un duplice fenomeno: da un lato la famiglia ha in parte mutato alcune delle sue funzioni, si tratta di compiti che fino ad allora aveva svolto in maniera suppletiva: il mutamento più evidente è la scomparsa della funzione produttiva; tuttavia questi mutamenti non necessariamente intaccano l'essenza dell'istituzione offrendo anzi occasione per dedicare maggior tempo ai compiti fondamentali: la madre non più costretta ad aiutare nel lavoro produttivo potrebbe dedicare più tempo all'educazione dei figli o alla cura della casa e della mensa. Dall'altro lato si è però anche verificato un mutamento distruttivo che ha comportato la perdita di alcune funzioni essenziali: in molte famiglie è pressoché scomparsa la comunità di mensa, essendo entrambi i genitori, impegnati in attività lavorative extra-domestiche; non si prega più insieme; spesso sia i genitori che i figli spostano il baricentro della loro vita fuori dalla famiglia che diventa poco più di un dormitorio, con grave danno della funzione educativa. Questi aspetti negativi sembrano particolarmente gravi anche in relazione al contesto istituzionale in cui la famiglia si trova immersa, si tratta di un ambiente sempre più ostile, che genera infinite difficoltà e, a volte, sferra attacchi mirati all'istituzione familiare. Ritengo sia utile, a questo proposito, mettere in evidenza due aspetti che mi sembrano particolarmente importanti:

1) L'attacco alla stabilità familiare: sì tratta in particolare della stabilità economica, da un lato, e della stabilità del vincolo matrimoniale dall'altro.

a) La stabilità economica: benché i momenti di punta siano prima del matrimonio e dopo i 45 anni di età, sempre più oggi si diffonde il lavoro femminile anche negli anni specifici della maternità; la donna è quasi sempre sovraffaticata quando deve svolgere un lavoro fisso fuori casa e contemporaneamente occuparsi delle faccende domestiche e dei doveri di madre; Giovanni Paolo II afferma che «La vera promozione della donna esige che sia chiaramente riconosciuto il valore del suo compito materno e familiare nei confronti di tutti gli altri compiti pubblici e di tutte le altre professioni»; non solo, ma « Se dev'essere riconosciuto anche alle donne, come agli uomini, il diritto di accedere ai diversi compiti pubblici, la società deve però strutturarsi in maniera tale che le spose e le madri non siano di fatto costrette a lavorare fuori casa e che le loro famiglie possano dignitosamente vivere e prosperare, anche se esse si dedicano totalmente alla propria famiglia». Oltre al lavoro femminile si devono aggiungere il sistema salariale incentrato sul singolo, la mancanza cronica di abitazioni, il culto dello standard di vita, lo sradicamento religioso, la volontà di assicurare ai figli la possibilità di ascendere socialmente, l'eccedenza delle donne, l'invecchiamento, i frequenti aborti; tutto questo comporta una moltiplicazione delle bare ed una rarefazione delle culle, con un automatico declassamelo delle famiglie numerose che, a parità di livello sociale, vivono con standard peggiori rispetto a quelli medi, dettati dalle famiglie che non hanno figli o ne hanno al massimo uno.

b) La stabilità del matrimonio: mi riferisco in particolar modo alla legalizzazione del divorzio, già Leone XIII (1880, enciclica Arcanum) e Pio XI (1930, Casti connubii) avevano fatto affermazioni che a tanti anni di distanza appaiono profetiche a proposito del divorzio e della "spirale del divorzio", una consumata evidenza empirica permette oggi di affermare che:

  • il divorzio è diventato una piaga sociale,
  • ha privato la società della coesione familiare che è fondamento della coesione sociale, rivelandosi una forza centrifuga che tende alla dissoluzione della comunità umana,
  • la sessualità che trabocca fuori dal vincolo coniugale corrode le fondamenta stesse della cultura spirituale dell'umanità,
  • l'inadempienza degli impegni coniugali porta una slealtà generalizzata in ogni impegno morale e legale,
  • le causali restrittive di divorzio legale tendono ad un progressivo ampliamento fino ad istituzionalizzare nella pratica lo scioglimento del vincolo per semplice reciproco consenso,
  • il divorzio produce la rottura di un mezzo indispensabile per l'educazione dei figli, con conseguenze che colpiscono la loro salute morale e psichica,
  • la legalizzazione del divorzio indebolisce il vincolo anche in matrimoni sani, diminuendo le loro riserve di forza e di fedeltà di fronte alle difficoltà maturati della vita coniugale e familiare,
  • divorzio chiama divorzio in una spirale che le statistiche confermano in modo allarmante.

2) L'attacco alla famiglia come culla della vita: si tratta di uno dei problemi più gravi dell'ora presente: la società non sembra più in grado di tutelare la vita umana innocente; mi riferisco in primo luogo all'aborto, divenuto legittimo sulla base di argomentazioni faziose, rivelatesi poi prive di fondamento, esso si è trasformato grazie ad una legislazione estremamente lasca, particolarmente in Italia, in una sorta di metodo anticoncezionale: è sempre più preoccupante come in tutte le discussioni sul tema, portate avanti dagli imbonitori di turno, a favore o contro i diritti della madre o del padre o della scienza o della società... ci si dimentichi sempre di un soggetto: il bambino. Ma l'attacco alla vita nella famiglia non si ferma alla tematica dell'aborto, troppo spesso si vuole separare l'atto coniugale dalla procreazione: si vogliono i figli senza fare l'amore o, viceversa, si vuole fare l'amore senza generare i figli; tutto questo porta necessariamente a considerare il figlio come un oggetto o - si sente sempre più spesso - come un "diritto" dei genitori; ma il problema è che il figlio non è né un oggetto né un diritto, è semplicemente una persona, verso di lui si hanno doveri di cui si deve rispondere a Dio, doveri che sono fondamentali anche in relazione all'edificazione della società, poiché tali sono gli uomini, tale è la società.

Cosa resta dopo questi attacchi? Il nulla: lo stesso termine famiglia viene svuotato del suo significato perché sono stati scardinati i valori che lo riempiono; tanto che il Parlamento Europeo non ha avuto problemi a riconoscere lo status familiare alle convivenze omosessuali; cosa è diventata la famiglia? "Un'unione tra due persone non necessariamente di sesso diverso fondata su un contratto ad effetti reali ed obbligateli, con lo scopo di condividere il tetto, il letto e, salvo diversa pattuizione, parte dei beni".

Considerazioni conclusive

Al termine di questo itinerario sarà ormai chiaro come una certa concezione della famiglia non possa essere distinta da una certa concezione dell'uomo; cosi penso che si possa dire che gli attacchi attualmente subiti dall'istituzione familiare siano fondati su uno stravolgimento della nozione di persona umana; se la gerarchia delle facoltà umane è sconvolta, non si può dire ad un uomo "divieni ciò che sei"; ma, al massimo, "sii ciò che divieni"; su queste basi crolla ovviamente la funzione di edificazione della persona, sia con riguardo alla famiglia e al compito educativo dei genitori, sia in relazione alla società finalizzata al bene comune, del quale poco a poco si perde la nozione. E ovvio allora che la socialità dell'uomo venga fondata su basi meramente utilitaristiche: l'uomo vive in società non per sua propria natura, ma in virtù di una composizione di interessi tra individui con esigenze più o meno in contrasto; così anche la piccola società familiare è solo un contratto tra due individui che non ha altri finì se non quelli che essi stessi si danno. Siccome poi in una famiglia così concepita non ci sono grandi speranze per lo sviluppo della personalità dei figli, anzi spesso non ci sono neanche grandi possibilità per loro di nascere, si giunge ad una destrutturazione effettiva della personalità delle future generazioni se non addirittura a mettere in forse la loro stessa esistenza; il tutto non può che portare all'annientamento della società. Così come la formazione dell'uomo e l'edificazione della società passano attraverso la famiglia, la distruzione dell'uomo e della sua società passano attraverso la distruzione della famiglia; occorre dunque lavorare per restaurare l'istituzione familiare; ma, soprattutto, accogliendo l'invito del Papa, occorre pregare e digiunare, affinché la Sacra Famiglia tomi ad essere il modello e l'esempio di famiglia perfetta.

NOTE:

1) Catechismo della Chiesa Cattolica ,2207.

2) cfr. allocuzione di Pio XII del 1-6-1941, 24-12-1942, 24-7-1949, 18-9-1951.

NOTE BIBLIOGRAFICHE:

• Catechismo della Chiesa Cattolica, Libreria Editrice Vaticana.

• La Dottrina della Fede, Franco Ameno, Edizioni Ares / Milano.

• La Dottrina Sociale Cristiana, Joseph Höffner, Edizioni Paoline.

• La dottrina sociale della Chiesa, José Miguel Ibànez Langlois, Edizioni Ares / Milano.

• Le Domande dell'Uomo, Massimo Introvigne, Litografia Girone.

• Le Encicliche Sociali Dalla Rerum Novarum alla Laborem Exercens, Edizioni Paoline.

• La famiglia: traccia di Pier Marco Terranesi.

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