Domenica, 16 Giugno 2024


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Si restaura la Chiesa Madre

(Tratto da "La Sicilia") - Pietraperzia. Finanziamento di 650 mila euro dell'assessorato regionale ai Beni culturali. Lavori urgenti

PIETRAPERZIA. L'assessorato regionale ai beni culturali ha stanziato 650 mila euro per il restauro della Chiesa Madre di Pietraperzia, di cui è parroco don Giuseppe Rabita. La chiesa aveva bisogno urgente di interventi e la cosa è stata presa a cuore dal vescovo, mons. Michele Permisi, e dal responsabile dei Beni culturali della Diocesi, mons. Giuseppe Paci.
Il parroco Rabita da tempo lotta per ottenere il finanziamento, arrivando anche a una raccolta di firme perché non otteneva alcuni nullaosta burocratici. .

La Chiesa Madre di Pietraperzia fu istituita come parrocchia intorno al XIV secolo dai principi Barresi, signori di Pietraperzia che dimoravano nel vicino castello. L'edifìcio di culto in stile normanno si può individuare nel salone divenuto sacrestia, in cui sono stati riportati alla luce gli antichi capitelli dell'abside centrale in stile bizantino e nella cortina di mura a secco della via Caterva e nella sottostante chiesa della Cateva.
Questo primo edificio fu abbattuto per fare posto all'attuale tempio che, come recita la scritta posta sulla facciata interna sopra il portone centrale, fu iniziato nel 1792. In questa chiesa vennero in parte ricollocate le tombe gentilizie dei Barresi e altre opere provenienti dalla chiesa precedente.
Nella nuova chiesa trovò collocazione anche l'organo a canne che probabilmente si trovava nella vecchia chiesa, essendo datato 1760, come si può rilevare da una scritta graffita posta all'interno della cassa lignea che lo racchiude.
Lo strumento, sottodimensionato in proporzione alla grandezza della chiesa, venne collocato su una cantoria di legno a sinistra dell'altare nel primo intercolumnio. Le decorazioni e la struttura architettonica costituita dalla impostazione a calice denotano uno stile di gusto tipicamente siciliano del XVIII secolo.
Tecnicamente l'organo è composto da 9 registri con 394 canne, una tastiera con 45 tasti e una pedaliera con 8 pedali. Dal cartiglio, fortemente lacunoso, forse veniamo informati sull'autore o dello strumento o della cassa lignea, tale Giovanni, discepolo di Vincenzo La Monica.
Il restauro è stato curato da due ditte diverse: la ditta " Artigiana Organi" di Acicatena che ha restaurato lo strumento e la ditta Anastasi di Acireale che ha restaurato la cassa lignea. Il restauro è stato reso possibile da un finanziamento di 62,5 milioni delle vecchie lire a parziale copertura del costo da parte dell'assessorato regionale dei Beni Culturali.

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