(Tratto da "Giornale di Sicilia") - La pellicola, realizzata dalla Regione, proiettata ieri al cinema Imperia. Tra le comparse scelte dal regista Egidio Termine un gruppo di studenti. Alla presentazione c'era l'assessore Pagano

Osservare la vita di un disabile attraverso l'occhio della telecamera. Gli studenti di alcune scuole palermitane hanno avuto la possibilità di farlo ieri mattina alle 10.30 al cinema Imperia durante la proiezione del cortometraggio sui disabili «Perché mi guardi?» al quale ha partecipato anche Alessandro Pagano, assessore regionale alla Pubblica istruzione. Il video è stato girato da Egidio Termine, il professore del corso cinematografico al quale abbiamo partecipato lo scorso anno e che ci ha scelte, insieme ad altre compagne, come comparse.

Il cortometraggio racconta la storia di due studenti; Alessandro ed Ester. Alessandro è un ragazzo bello e ambizioso che riesce sempre a mettersi al centro dell'attenzione. Ester, invece, è una ragazza semplice, costretta a muoversi sulla sedia a rotelle. Quando Alessandro viene a sapere che la sua compagna sta girando un cortometraggio sui disabili, le chiede di partecipare come attore visto che sta seguendo un corso di cinema. Ester inizialmente non ha voglia di collaborare con un ragazzo sempre pronto a mettersi in mostra e incapace di apprezzare coloro che sono diversi da lui, poi decide di affidargli l'incarico di girare delle interviste, ma ad una sola condizione: camminare su una sedia a rotelle. Il giovane accetta e riesce a portare avanti il suo compito vivendo per un giorno la vita di un disabile. Mentre va in giro con la telecamera in mano, si accorge che camminare in città con la carrozzina non è facile perché le automobili posteggiate davanti agli scivoli, le scale e la gente che lo guarda con insistenza, non fanno altro che frenare la sua libertà.
Siamo orgogliose di avere preso parte alla realizzazione di questo messaggio di solidarietà, nei confronti di persone che hanno delle abilità diverse dalle nostre. Dalla visione del cortometraggio è chiaro quanto sia difficile per un disabile vivere una vita «normale» in una società che lo esclude, invece di pensare non soltanto ad abbattere le barriere architettoniche, ma anche quelle dell'indifferenza.