Domenica, 16 Giugno 2024


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Lista d’oro Unesco, la Sicilia rilancia

(Tratto da "La Sicilia") - Butera. Al castello di Falconara seminario per presentare i piani di gestione e la "new entry" di Siracusa e la valle di Pantalica.

Inserire subito, già dalla prossima estate, Siracusa e la valle di Pantalica nella lista Unesco dei siti siciliani. Eliminare lo steccato che impone a ogni Stato membro il limite di una sola candidatura l'anno. Allargare la rosa a Mozia e alla riserva dello Stagnone, a Taormina con l'Isola Bella, all'Etna e al centro storico di Palermo. Inserire Mazzarino nel distretto barocco della Val di Noto. Fare in modo che l'iscrizione alla dorata lista Unesco non sia più un titolo nobiliare importante ma inutile, con la presentazione e soprattutto l'applicazione dei piani di gestione.

Se davvero la svolta avvenisse qui, un luogo più azzeccato non poteva esser scelto, Castello di Falconara, al confine tra le province di Caltanissetta e Agrigento: di qua Licata, di là Butera. E alle spalle Gela, l'unico vero autentico ecomostro siciliano. Qui si discute dei quattro siti Unesco, patrimonio di Sicilia e dell'umanità, e si discute se dare alla qualifica un significato diverso, un po' meno simbolico e molto più concreto. Il castello di Falconara, oggi, è un gioiellino incastonato in un mare di abusi: in mano a privati, non è chiuso col chiavistello a fare muffa e cadere in pezzi ma è aperto e funzionale: in parte come albergo e in pane come sede di convegni e ricevimenti. Salvo qualche lieve ma significativa cadutina di stile qua e là (l'aria condizionata! Che ci fa l'aria condizionata in un castello coi muri spessi due metri?) il castello simboleggia appunto la svolta: presentare le linee guida del piano di gestione dei siti Unesco.
Cè il sottosegretario ai Beni Culturali Nicola Bono con l'architetto Manuel Robert Guido, suo braccio destro, e il prof. Felice Vertullo, suo braccio sinistro. C'è l'assessore regionale ai Beni culturali della Regione siciliana Alessandro Pagano, e alcuni autorevoli rappresentanti (amministratori, sovrintendenti e funzionari dei quattro siti siciliani iscritti alla World Heritage List. Non c'è nessuno venuto da Catania, che pure fa parte degli otto Comuni del Barocco della Val di Noto. C'è, naturalmente, il sindaco di Lipari Mariano Bruno venuto a ripetere per la centesima volta che le sue Eolie non saranno mai cementificate e che lui non è il palazzinaro descritto in questi giorni.
Aggiunge, Mariano Bruno, che essendo il rappresentante anche di tutte le isole minori siciliane, in questa veste ha presentato un piano di sviluppo sostenibile - e compatibile - che prevede qua e là da Ustica a Pantelleria una serie di misure per il recupero e la valorizzazione di siti storici e di rara bellezza non solo ambientale.
Ma fa di più Mariano Bruno, quando approfittando del microfono offertogli dai padroni di casa, si concede un colpo di teatro da applauso lanciando sul tavolo una delibera del Consiglio comunale con la quale si dispone la chiusura delle cave di pomice di Lipari. Che poi sarebbe la spada di Damocle già posta a suo tempo dall'Unesco perché mantenga l'iscrizione delle Eolie nella lista dorata. Una chiusura, sottolinea Mariano Bruno, subordinata a un piano di conversione che preveda l'assorbimento delle 60-70 persone che nelle cave lavorano e con le quali mantengono altrettante famiglie. Una chiusura al momento subordinata al reale impegno di Regione e ministero. Per esempio abrogando o modificando la legge n. 6 del 2001 che rinnova, "automaticamente» le concessioni estrattive e minerarie.
Bono e Pagano lo lasciano fare, e concedono a Bruno l'applauso dell'uditorio per poi chiarire e mettere la parola fine alla querelle che per settimane ha riempito di polemiche la stampa italiana.
Il sottosegretario Bono ribadisce la posizione del ministero dei Beni Culturali di assoluta contrarietà alla cementifìcazione delle Eolie, sottolinea l'importanza di uno strumento come il piano di gestione «che dal prossimo anno diverrà condizione indispensabile per il mantenimento dell'iscrizione nella World Heritage List», fin questa fase - aggiunge - è fondamentale la collaborazione e il coordinamento tra i gestori dei singoli siti e l'Ufficio Unesco creato all'interno del ministero proprio allo scopo assistenza e consulenza ai siti di eccellenza del nostro Paese».
L'assessore Pagano, che del caso Eolie deve averne proprio abbastanza ma sul quale chiarisce ancora una volta esagerazioni e strumentalizzazioni, preferisce volare alto: «L'assessorato che ho l’onere e l'onore di presiedere è fortemente intenzionato, non solo a mantenere le Eolie all'interno della Lista Unisco, ma intende sviluppare una precisa politica di gestione e di rafforzamento di siti che oggi sono già iscritti nella Lista e di altri siti su cui intendiamo impegnarci per la loro iscrizione: Mozia e lo Stagnone di Marsala, Taormina e l'Isola Bella, l'Etna, il centro storico di Palermo e Mazzarino, un tempo Capitale del barocco e oggi non inserita nella lista degli otto Comuni del Val di Noto. Sono tutte aree dove il Piano di Gestione è utile al massimo grado, sia come strumento in sé, sia come occasione per mettere da parte gli egoismi scellerati che talvolta hanno diviso i protagonisti della valorizzazione di questi siti: Soprintendenze, Riserve naturali. Parchi, fondazioni. Infatti è mio intendimento procedere attraverso strumenti efficaci quale per esempio, la creazione di una Fondazione da realizzare con la partecipazione della commissione nazionale italiana Unesco, e in questa direzione è in stato avanzato la collaborazione con il presidente prof. Gianni Pugliesi per giungere a tempi brevi alla sua definizione. La Fondazione ha come scopo l'educazione, l'istruzione e la divulgazione alla collettività della difesa e valorizzazione del patrimonio Unesco, dell'ambiente, dei beni culturali e del patrimonio artistico e monumentale. Perché non sia un nuovo centro di potere ma una cabina di regia».

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