Giovedì, 06 Giugno 2024


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Compartecipazione della regione Sicilia al gettito d'imposta su redditi prodotti nel proprio territorio

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Intervento dell'On. Alessandro Pagano alla Camera dei Deputati

Signor Presidente, desidero fare il mio intervento richiamando in toto l'intervento di lunedì scorso dell'onorevole La Loggia, per cui ogni cosa che è stata detta durante quella giornata di lavori assume a tutti gli effetti un momento fondante su quello che oggi è stato discusso e si discuterà; non foss'altro perché l'intervento viene dal figlio di uno dei padri fondatori della regione siciliana, l'onorevole Peppino La Loggia.

Premesso tutto ciò, ritengo che oggi il grande passaggio su cui si deve muovere l'Aula deve essere quello di un riconoscimento delle prerogative della Sicilia, non in quanto tale, ma in quanto regione anticipatrice di un processo di federalismo.
Quello che si chiede oggi pertanto non è tanto un voto favorevole, quanto un voto all'unanimità, aiutato in questo anche da altre regioni e da altri partiti che hanno a cuore le logiche federaliste.
La Sicilia, quindi, è a tutti gli effetti un passepartout verso il federalismo e siamo convinti - convintissimi - che se non vi sarà la possibilità concreta di un intervento compatto da parte di quest'Assemblea, probabilmente, si perderà un appuntamento storico. Non è la prima volta infatti che si vogliono far perdere appuntamenti di tipo federalista al nostro Paese. Proprio la regione siciliana ne è stata più volte vittima. Vorrei darne prova citando una fonte assolutamente fuori dal comune, quella di Luigi Sturzo. Il 24 marzo 1959, egli ebbe modo di esprimere ciò che sto per leggere testualmente: «Le speranze di autonomia, sempre vive nel cuore dei siciliani, furono discretamente realizzate nel maggio 1946 con il decreto-legge di autonomia, trasformato nel 1948 in legge costituzionale. Ebbene, da allora in poi, l'opinione pubblica italiana ha guardato alla Sicilia come a una ragione estraniata, da tenersi sotto osservazione; si cerca di sottrarle diritti riconosciuti, contestandone istituti, limitandone poteri, diminuendo contributi, vessandone l'organizzazione con interventi tali da minorarne, persino, personalità, libertà e possibilità di sviluppo». Quindi, quello di questo Paese è un male antico: il male antico di non riconoscere autonomia a quanti ne hanno diritto per dettato costituzionale.
Ecco perché questo non può essere un elemento che debba sfuggire a questo Parlamento ed ecco perché chiediamo un voto unanime: se crediamo fermamente nel federalismo, è chiaro che tali politiche sono state anticipate dalla Sicilia. Certo, qualcuno dirà che in Sicilia vi è una logica assistenzialista che finora ha fatto da padrona e noi non la neghiamo. Siamo convinti che, tranne alcune virtuose parentesi, in generale, vi sia stato un processo di statalizzazione o, se volete, di regionalizzazione, che ha impoverito la regione, mediante una spesa improduttiva di tipo assistenzialistico. Abbiamo il coraggio e l'onestà intellettuale di ammettere questo, e abbiamo anche il coraggio di rinnegare la politica fallimentare di tipo clientelare che ci è piovuta dall'alto e che non è venuta dal basso.
Chiediamoci il motivo per cui sia accaduto tutto questo. Chiediamoci: perché la politica assistenzialistica è tipica delle regioni meridionali? Perché queste popolazioni sono abituate a chiedere sempre aiuto (che sia possibile o meno, che sia buono o non sia buono)? Chiediamoci perché vi è sempre la tendenza del Sud a chiedere aiuto al Governo. La risposta, tra le tante, è che la politica economica in Sicilia è stata di tipo pubblico. Perché sono state esasperate (ed esasperanti) le iniziative pubbliche, al punto di uccidere l'iniziativa privata. Perché vi sono state le logiche degli aiuti «a pioggia», che non hanno favorito né il merito, né la meritocrazia. Perché le politiche assistenzialistiche verso il Meridione e verso la Sicilia in particolare, sono state realizzate per scelta, al fine di tenere buone le popolazioni e mantenere agiate determinate classi dirigenti (qualcuno le ha definite «borghesia compradona»). E il tutto per favorire le migrazioni di braccia utili a sostenere il miracolo produttivo del Nord. Ecco perché era necessario «dopare» la Sicilia con un finto benessere da spese improduttive per poi fare emigrare «le braccia» che dovevano sostenere il boom economico del nord del Paese.
Ecco perché oggi dobbiamo radicalmente cambiare politica! È chiaro che quelle politiche hanno orientato le coscienze. Hanno fatto emergere un ragionamento sociale e culturale, una mentalità che oggi dobbiamo rifiutare. E infatti le classi dirigenti, che si sentono autenticamente tali, già oggi in Sicilia rifiutano le logiche del passato. È la storia, infatti, a dimostrare che, quando i nostri figli emigravano riuscivano a far emergere forza di volontà, energie, resistenza e facilità di apprendimento: in altre parole, avevano successo.
Pertanto, è necessario andare avanti nelle logiche di tipo federalista, che consentono alle regioni di fare propri tutti i programmi virtuosi all'interno delle risorse a disposizione (Applausi di deputati del gruppo Lega Nord Padania) e non certo delle risorse che piovono dall'alto e che finivano in logiche di tipo clientelare ed assistenzialistico. Questo è il grande salto qualitativo che oggi si chiede a questo Paese e alla mia Sicilia, proprio perché anticipatrice di una logica autonomistica e federalista.
Ecco perché, oggi, questo Parlamento deve dare la prova, attraverso il voto, di affermare che non si vogliono più prebende, che si vuole soltanto lavorare, e che si vuole portare avanti un progetto basato sulle risorse proprie, e tutto senza andare con il cappello in mano dallo Stato. Vogliamo fare tutto questo con le nostre forze, ecco perché chiediamo il voto compatto di questo Parlamento sulla mozione La Loggia ed altri n. 1-00061 (Nuova formulazione), in materia di compartecipazione della regione siciliana al gettito di imposta sui redditi prodotti sui nostri territori. È infatti troppo comodo, troppo facile avere le sedi legali al Nord e portare aziende e imprese che utilizzano pregiato capitale umano e sociale della nostra regione e poi magari inquinare. Questo è il grande passaggio su cui, oggi, questo Parlamento si deve interrogare. Il voto unanime non è una mera richiesta, non è una fantasia; è un bisogno reale, non della Sicilia ma del Paese. È su queste basi che ci confronteremo. È su queste basi che misureremo il futuro e il progresso della nostra regione ma anche, consentitemi, della nostra nazione (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà e di deputati del gruppo Lega Nord Padania).

 

 

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