Domenica, 16 Giugno 2024


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Cambiare la Sicilia

Dobbiamo riuscirci  - (Editoriale)

La vera sfida dei prossimi anni sarà il risanamento economico della Sicilia, e in altre parole la necessità di mettere in moto un circuito virtuoso che possa produrre più ricchezza e sviluppo. Un compito, ma soprattutto una "mission", che ho accettato con grande spirito di servizio alla luce dello straordinario consenso popolare (l’11,50% dei voti del collegio) che gli elettori hanno nuovamente voluto concedermi.

Desidero, quindi, attraverso questo editoriale, ringraziarli uno per uno: 15610 volte grazie a chi ha apprezzato il mio lavoro dandomi ancora fiducia. Una stima che mi onora e che, allo stesso tempo, mi carica di ulteriori responsabilità nella certezza di lavorare per conto di tutti i siciliani alla ricerca di nuove strategie per la crescita della nostra Provincia e dell’intera Isola e in difesa di quei valori fondamentali della nostra società di cui andiamo fieri.

Dopo l’esaltante esperienza come assessore alla Sanità, un periodo che ha generato unanimi consensi e riconoscimenti e che ha visto soprattutto la nascita di importanti opere (una tra tutte è l’Istituto Mediterraneo per i Trapianti) e di iniziative in cui i frutti sono ancora facilmente visibili nella nostra vita sociale (per esempio l’elisoccorso), sono stato chiamato dal presidente Cuffaro a ricoprire la complessa, ma non per questo meno stimolante, carica di assessore regionale al Bilancio e Finanze. Un incarico che richiede attenzione, impegno a tempo pieno e voglia di confrontarsi a tutti i livelli per elaborare una programmazione economica che affronti la questione siciliana in termini innovativi e non più legata a logiche del passato che ormai devono cambiare.

Il percorso, certamente, sarà lungo e difficile ma i problemi che dovremo affrontare non debbono incutere timore proprio perché siamo consapevoli che, grazie alla forza che il popolo che donato al nostro progetto, esistono una serie di condizioni uniche e irripetibili, come appunto i prossimi cinque anni di stabilità politica, per favorire la crescita della nostra Sicilia che poi è anche l’obiettivo primario del Governo regionale.

Ci troviamo, quindi, davanti ad un bivio ed una scelta precisa. Siamo arrivati al capolinea: non è più possibile andare avanti navigando a vista, impegnandoci solo a tamponare l’emergenza secondo quelli che erano i vecchi modelli di gestione, piuttosto dobbiamo programmare guardando al futuro e ai risultati tangibili che poi si traducano in crescita economica e produttiva, in investimenti che possano far decollare lo sviluppo dell’Isola, in una diversa cultura del lavoro, della formazione, nella valorizzazione delle risorse intellettuali, in altre parole abbiamo il dovere di dare risposte serie e concrete alla gente.

Un’impresa certamente faticosa ma non irrealizzabile, che dovrà essere condotta per anni. Nel breve periodo intanto si lanceranno segnali di cambiamento con il passato.

Per esempio attribuire ad ogni Ente Regionale obiettivi qualitativi, quantitativi, finanziari, generali e particolari in maniera da poterne verificare periodicamente l’efficacia, l’efficienza e l’equilibrio sul fronte delle spese, o ancora, razionalizzare le uscite eliminando sacche di assistenzialismo che spesso hanno creato sperpero e disagi per la collettività, oppure avviare una ricognizione a 360 gradi per capire come recuperare migliaia di miliardi di tributi che non si riescono ad incassare, e poi avviare tavoli tecnici per risolvere l’ormai più che decennale contenzioso tra lo Stato e Regione Siciliana.

Sono solo alcune delle iniziative lanciate di concerto con il Governatore Cuffaro e pienamente condivise con i leader della Casa delle Libertà. Come si può facilmente notare, le questioni sul tappeto sono tantissime e per giunta di vario tipo: sarebbe impossibile credere di avere la bacchetta magica per risolvere tutto in una volta.

Una cosa però è certa: da parte del Governatore, e da parte mia, c’è la volontà di andare fino in fondo per fare in modo che, la Sicilia possa riscattarsi ed i siciliani ritrovare quell’orgoglio che ne ha fatto per secoli un popolo ammirato e invidiato.

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