Giovedì, 06 Giugno 2024


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A proposito di politica - (Famiglia e Società)

E vai! Nella recente tornata elettorale amministrativa siciliana, ancora un'altra sonante vittoria della Casa delle Libertà, capace di superare qualche screzio interno ed anche importanti defezioni! Mi chiedo quali possono essere i motivi per cui l'ondata, partita con le europee scorse, non accenna a fermarsi e credo di poterli individuare in alcuni punti.

Intanto, penso che l'elettorato apprezzi la sostanziale uniformità d'intenti che anima il centro destra in contrapposizione alle profonde divisioni che a volte lacerano il centro sinistra: da un lato una compagne omogenea, sia pure con i normali e necessari distinguo, nella visione di fondo della politica, dall'altra un raggruppamento di forze, che va dai neo DC di Mastella fino ai neo (?) comunisti di Cossutta passando per un centro, quello della Margherita, dai contorni ancora approssimativi, segnato da profonde divergenze sui principali temi, a cominciare da quelli di politica estera, che si sono manifestate in ogni occasione, anche elettorale.

Poi, c'é da registrare, ma questo da entrambe le parti, una caduta di tensione ideale che, ovviamente, penalizza di più i partiti di sinistra che sulla elaborazione ideologica hanno costruito le loro fortune. Ricordo benissimo, e (ammetto) con una certa nostalgia, i congressi del vecchio PCI nei quali si parlava, a tutti i livelli compresi quelli locali, di "Politica" (notate la P maiuscola). Oggi, invece, mi pare che l'ultimo confronto in casa diessina si sia esaurito in una mera lotta intestina di potere: le mozioni, che sul piano politico hanno sostanzialmente condiviso l'obiettivo di fondo, si differenziavano soltanto per i "percorsi", ovvero per chi avrebbe dovuto gestire i passaggi e, quindi, il potere. L'ha spuntata D'Alema, dimostrando di essere ancora il "padrone" del Partito, ma senza riuscire a proporre un'autentica "trovata" ideologica.

Purtroppo per loro, i "compagni" si trovano adesso in mezzo ad un guado dal quale non riescono ad uscire: dopo l'intuizione di Occhetto, conseguente alla "glasnost" ed alla caduta del muro di Berlino, il vecchio PCI avrebbe dovuto prendere atto della fine di un'esperienza, sciogliersi e confluire nel Partito Socialista di Craxi, facendosi condurre, per mano e gradualmente, sulla strada del conformismo democratico e dell'europeismo, nella quale quest'ultimo era già molto avanti.

Se lo avesse fatto, oggi non si troverebbe nella condizione del "pugile suonato" che, alla fine della ripresa, non sa da che parte sta il suo angolo e si aggira inutilmente per il ring. Invece, abbandonata la vecchia strada della difesa del "proletariato", non sa più a quale tipologia di elettori rivolgersi e nemmeno cosa proporre.

Ha ritenuto, infatti, di poter percorrere la via che, in qualche modo, era stata indicata da Togliatti quando disse che si poteva arrivare al potere senza passare dalla rivoluzione armata: bastava far studiare i figli dei compagni per farli diventare professori, giornalisti e magistrati. Che lungimirante intuizione!

E questo ci porta ad un'altra questione che, oggi, agita le acque della politica: quella che vede le sinistre schierate in difesa oltranzista della scuola pubblica contro quella privata. Certo, se parlando di privato, ci si riferisce a certi noti "diplomifici" o si vuole evidenziare il rischio che aumenti il divario tra le scuole del Nord che possono contare sugli apporti, non solo economici, di un "tessuto" forte e quelle poverissime della nostra isola, qualche dubbio viene anche da me.

Ma, mi chiedo, in quale altra nazione occidentale avanzata non è riconosciuta la facoltà di assicurare ai propri figli l'istruzione che più si preferisce: non in Germania, non in Francia certamente, per non parlare dei Paesi anglosassoni; il fatto è che non si può dimenticare l'affermazione di Togliatti prima richiamata.

Inoltre, non si può fare a meno di constatare che quello italiano, fino a ieri, era lo Stato più comunista dell’occidente: l'acqua, l'energia elettrica, i telefoni, le sigarette, le poste, la TV, l'istruzione, tante banche e moltissime attività imprenditoriali, inclusa una rinomata fabbrica d' automobili, erano gestite più o meno direttamente (e qualcosa lo è ancora oggi) con criteri spesso addirittura clientelari dai quali le sinistre non erano escluse. Forse qualcuno non vuole rinunciare ai privilegi che da quella situazione derivano e teme il confronto con il cosiddetto "libero mercato"? lo non solo lo temo, ma lo auspico!

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