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Per un diritto al servizio della verità sull'uomo

Nasce anche a Caltanissetta l’Unione Giuristi Cattolici Italiani - (Provincia e Regione)

L’11 dicembre 2002, presso la sala cineforum dell’istituto Testasecca, si è ufficialmente presentata al pubblico nisseno, con un convegno su "L’etica cristiana e la scienza giuridica", la neonata Unione che intende dar voce ai giuristi cattolici.

Tenuta a battesimo dagli interventi dal Vescovo della diocesi S.E. Mons. Alfredo Garsia, da S.E. il Dott. Angelo Criscuoli, Primo Presidente della Corte d’Appello di Caltanissetta, dall’Assistente Ecclesiastico don Angelo Spilla, dall’Avv. Antonio Ricupero, Delegato Regionale dell’UGCI, dall’avv. Giuseppa Naro, Presidente dell’Unione Giuristi Cattolici, dall’Avv. Marcello Petitto, Vice Presidente dell’organismo in provincia, e di fronte ad un pubblico qualificato, prevalentemente costituito da magistrati, avvocati e giuristi, dopo alcuni mesi di gestazione, l’organismo che riunisce il mondo del diritto e che si ispira alla dottrina cattolica, ha presentato se stesso a Caltanissetta in un clima di grande entusiasmo e di nuove adesioni, specie tra i giovani.

Per cogliere il senso dell’avvenimento e l’importanza dell’evento, riportiamo il testo dell’intervento del Presidente, Avv. Giuseppa Naro, conservandone lo stile parlato, ripromettendoci di offrire il nostro spazio a contributi ulteriori di altri membri, quando e come vorranno, dell’UGCI.

L’INTERVENTO DEL PRESIDENTE DELL’UNIONE GIURISTI CATTOLICI ITALIANI, AVV. GIUSEPPA NARO AL CONVEGNO DI PRESENTAZIONE DELL’ORGANISMO

Il mio compito a questo punto sarebbe quello di ringraziare i convenuti e quanti hanno parlato. Ma non posso sottrarmi, seppur brevemente, al dovere di rispondere al quesito circa il perché della nascita, anche nella nostra città della Unione Giuristi Cattolici.

Cosa ci ha spinto in questa avventura?

L’uomo moderno, e chi si occupa di Diritto, non si sottrae a questo scenario, vive una condizione non sempre felice, di solitudine pur tra tanta gente. Ed inoltre nel clima di relativismo etico imperante, vive nella condizione, di chi è stato privato di punti di riferimento che siano stabili, fermi, non transitori. In una parola: oggettivi.

E la coscienza, è quella del giurista, è spesso motivatamente tormentata, talvolta vacilla tarlata dal dubbio e dall’incertezza.

Siamo convinti, dopo tanti anni di enfasi sul primato della coscienza, che S.S. Paolo VI, avesse proprio ragione, quando ebbe a ricordare che "la coscienza è come l’occhio, che ha bisogno della luce per vedere": La coscienza dunque non è la luce, la coscienza ha bisogno dell’illuminazione! Questa luce può venirci dalle norme morali universali e immutabili, dal diritto naturale, che è fondamento incrollabile e garanzia di una giusta e pacifica convivenza. Può venire, da cattolici ci teniamo a ribadirlo, dal Magistero della Chiesa, che ci dice porgendoci il Vangelo, quello che possiamo e dobbiamo fare e quanto invece è male.

Siamo consapevoli che il Signore Gesù, che si è incarnato non per giudicare ma per salvare, che è stato intransigente con il male ma misericordioso verso le persone, abbia ancora tanto da insegnare all’umanità contemporanea e tanto anche a quella porzione così importante di società che si occupa di diritto.

In sintesi, nasciamo per donarci una reciproca, costruttiva, sapiente Compagnia.

Nasciamo per diventare Comunità che vuole crescere insieme, nell’approfondimento della scienza giuridica e dei suoi fondamenti etici.

Nasciamo col desiderio di fruire meglio e non individualisticamente, delle profondità del diritto naturale e della Rivelazione divina. Vorremmo avere la pretesa, oggi è ancora una speranza, di porgere ad altri, nell’ambito della professione, a tutti i livelli un po’ di quella Luce che tanto è necessaria per camminare nei meandri faticosi della vita, sempre ricca di difficoltà, debolezze e situazioni dolorose.

Nasciamo, ancora, per ricordare a noi stessi e al nostro prossimo, con le parole del Papa Giovanni Paolo II, che " le norme morali, e in primo luogo quelle negative che proibiscono il male, manifestano il loro significato e la loro forza insieme personale e sociale: proteggendo l’inviolabile dignità personale di ogni uomo, esse servono alla conservazione stessa del tessuto sociale umano e al suo retto e fecondo sviluppo. In particolare, i comandamenti della seconda tavola del decalogo, ricordati anche da Gesù al giovane del Vangelo, costituiscono le regole primordiali di ogni vita sociale"(Veritatis Splendor, cap. III, paragr. 97).

Nasciamo, in ultima analisi, per ricordare ad un mondo nichilista, che ne sembrerebbe talvolta dimentico, quello che un nostro collega, avvocato e Presidente cattolico della Repubblica dell’Equador, l’eroico don Gabriel Garcia Moreno, disse il 6 agosto 1875, ai suoi pugnalatori armati dalla Massoneria: " Dios no muere" , "Dio non muore".

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