Sabato, 08 Giugno 2024


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Il rancore dei professionisti dell'antipolitica

 

 

Carissimi,

in questi giorni le pagine dei giornali nazionali e del web sono state concentrate sulla notizia del ricorso alla Corte dei Conti di alcuni parlamentari, fra cui il sottoscritto, a seguito delle decisioni da parte dell’Assemblea Regionale Siciliana di non riconoscere il vitalizio agli ex deputati regionali attualmente in carica alla Camera o al Senato.


 

E’ mia intenzione non sottrarmi al dibattito in corso perché penso che la mia posizione debba essere resa nota alla gente e anche perché ciò è una delle caratteristiche della funzione pubblica, a cui nessuno si può sottrarre men che meno, un rappresentante del popolo.

Desidero chiarire la mia posizione affrontandola da 2 punti di vista: quello della logica giuridica e quello dell’etica. Partiamo con il primo punto.

Ho deciso di presentare tale ricorso non per la pretesa  di ottenere un privilegio ma perché per 13 anni, ogni mese, ho versato all’ARS i miei contributi previdenziali.

A seguito di questi oneri da me sostenuti, dopo un certo numero di anni, doveva  seguire la controprestazione, da parte dell’Ente, con il  riconoscimento del suddetto vitalizio. Orbene, se l’Ente in questione, cioè l’Assemblea Regionale, decide ad un tratto di non adempiere più ad una prestazione previdenziale a cui era obbligata, lo stesso Ente non può che restituire tutti i contributi previdenziali legittimamente pagati dal soggetto interessato. Perché delle due l’una, o viene riconosciuta una rendita all’ avente diritto per i contributi versati, oppure, quantomeno, gli deve restituire quanto lo stesso gli ha versato per anni in termini di contributi previdenziali. In tale modo la persona interessata (nel caso specifico il sottoscritto ) potrà farsi un altro piano previdenziale presso un altro ente privato. Nel caso ciò non dovesse avvenire si tratterebbe di un vero e proprio esproprio.

Non aggiungo nulla al buon senso quando dico che questa non è la battaglia personale di un parlamentare, ma un fatto che riguarda tutti, perché ricordo che se dovesse passare questo principio non ci sarebbe in Italia più un lavoratore, dal più grande al più piccolo, che non rischierebbe analoga fine.

In altre parole sto parlando di diritti costituzionali, cioè  diritti che se venissero lesi porterebbero i detentori del momentaneo potere ad accanirsi oggi con qualcuno, domani con tutti.

Passo adesso al punto etico, che poi è quello che mi interessa maggiormente.

Specie in questi giorni ho toccato con mano quanto violento e folle sia il rancore verso il proprio avversario politico. Si ! Perché, al di là della vicenda in  questione, emerge chiaro che ci sono i “professionisti” dell’ antipolitica, cioè persone che sul web o sui giornali strumentalizzano i fatti, non per nobili motivi, ma perché hanno anch’essi  ambizioni politiche.

Alessandro Pagano, sin dai primi giorni della propria elezione, ormai 15 anni fa, fece una scelta di campo chiara, chiudendo il proprio studio professionale. All’epoca,  fra l’altro ero Presidente dei Giovani Commercialisti e Segretario dell’Ordine, e il mio studio andava bene, anzi di più !

Inoltre, quelli che si vivevano erano anni in cui l’economia andava “a gonfie vele” ed io avevo l’età giusta, le motivazioni giuste e le competenze giuste per saperne cogliere  vantaggi e frutti. Feci invece una scelta chiara per non dare adito ad illazioni, per non offrire nessuna chiacchiera di  commistione fra politica e professione, per non avere tentazioni di alcun tipo, per essere concentrato su un'unica missione: lavorare per la nostra gente e per difendere i nostri valori.

Mai scelta fu più meditata e dolorosa, anche perchè ciò comportò non solo la rinuncia ad un reddito certo e non banale e che non poteva che crescere stante le posizioni istituzionali che andai  di volta in volta a ricoprire ( ricordo che fra l’altro sono stato Assessore regionale alla Sanità, al Bilancio, ai Beni Culturali ), ma perché  con queste scelte precludevo un futuro anche ai miei figli, visto che uno studio di commercialista di interesse regionale, quale era il mio, certamente  avrebbe consentito un futuro lavorativo sereno anche a loro. Non mi sono mai pentito di questa scelta, anche perchè condivisa pienamente con  la mia splendida famiglia.  Sulla scia di quell’esempio  tutti i miei più stretti collaboratori sanno che entrando nel mio giro mentale non possono che comportarsi in analogo modo. Oggi dopo 15 anni  coloro che mi sono più vicini vivono la loro dimensione politica con la stessa dignità e lo stesso rigore etico.

E quanti si sono allontanati lo hanno fatto anche perché in questo abito morale anti-clientelare, anti-assistenzialistico e anti-partitocratico forse ci stavano stretti.

 Io sono orgoglioso, nonché onorato di avere avuto, di avere e, se Dio vorrà, di continuare ad avere, tali amicizie.

Le accuse di insensibilità, strumentalmente utilizzate, pertanto non mi possono appartenere perché uno che ha amministrato miliardi di euro con responsabilità notevolissime che gli potevano comportare anche danni patrimoniali ingenti, e con conclamati riconoscimenti di efficacia, di efficienza e di etica, sia dalla Corte dei Conti, che dall’opinione pubblica, non ha nulla da dimostrare, anzi auguro di vero cuore e senza alcuna ironia, ai miei detrattori di avere un presente e un loro futuro analogo. Mai una chiacchiera o un alito sono infatti  arrivati sul mio capo, segno di un amore verso la gente reale, vissuto e riconosciuto, oltre che di  un servizio che cristianamente so di avere ben esercitato.

Non penso che ci siano in Italia tanti assessori regionali che abbiano avuto per ben 2 volte la prima pagina del Corriere delle Sera quale riconoscimento delle azioni di buon Governo realizzate.

Quindi non è possibile che si facciano accuse di immoralità nei confronti di chi, con il proprio vissuto e la propria storia ha dimostrato non solo che il proprio tenore di vita non è aumentato in questi 15 anni ma che soprattutto si può vivere tale status senza ambiguità e senza eccessi.

Ma da qui a pretendere con violenza ( sul web e nell’anonimato si nascondono personalità davvero controverse) di rinunziare a quanto è stato frutto di duro lavoro (il riferimento è sempre quello dei contributi previdenziali da me pagati) ne corre.

E se poi ci sono dei casi in politica  che hanno scandalizzato l’opinione pubblica pretendo che non si faccia di tutta un’erba un fascio.

Non tutti in politica sono uguali e non tutti sono esempi disdicevoli. Anzi posso assicurare, frequentando la Camera dei Deputati, che ci sono persone ( e non sono poche) di altissimo valore morale in tutti gli schieramenti; solo che in questo momento storico in cui tutto deve essere distrutto dai cosiddetti “moralizzatori”, ciò non lo si vuole evidenziare.

Chiudo dichiarando che rimango a disposizione di quanti si vogliono confrontare con me, perché la democrazia è questa.

Alessandro Pagano 

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