Domenica, 16 Giugno 2024


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RUBYGATE: L’ATTACCO FINALE

 

 

Non era mia intenzione parlare di Karima El Mahroug, in arte Ruby. Non mi piacciono i gossip e peggio ancora, non mi piacciono i tormentoni politici, ma qui la posta in gioco è  alta e il commento è d’obbligo.

Premessa: Nel nostro Paese la questione giustizia è intrecciata con la nostra storia nazionale. Sin dai primi tempi post-unitari fino ad arrivare ai nostri giorni, passando dalla fine della 1^ Repubblica, la Magistratura è intervenuta più volte e spesso in maniera strumentale.


 

Nello specifico due Magistrati, Ilda Boccassini  e Anna Maria Fiorillo,  espressioni di un vetero femminismo militante che sembra uscito dalla macchina del tempo, diventano assieme a tutta la Procura della Repubblica di Milano, il simbolo di una articolata indagine verso il Presidente del Consiglio dei Ministri. In molti hanno condiviso l’idea che questo sia l’ennesima ossessione giudiziaria dei PM milanesi contro Berlusconi. Non è stata infatti una normale indagine giudiziaria, ma  un’attività di spionaggio scientificamente pianificata, con l’uso di tecniche investigative con pochi precedenti e finora limitate a casi di enorme gravità e altissimo allarme sociale come le stragi di mafia. Dagli atti risulta che in meno di sei mesi gli uomini del Servizio Centrale Operativo hanno eseguito circa di 100mila intercettazioni tra telefonate e sms, in media 600 intercettazioni al giorno, con migliaia di ore di registrazioni e decine di operatori coinvolti.

In pratica la Procura di Milano tra interrogatori, decine di sequestri di beni, indagini bancarie e postali, pedinamenti, perquisizioni, ha coinvolto ben 230 agenti tra poliziotti in servizio sulle “volanti” e negli uffici. Difficile calcolare il costo complessivo del Ruby-gate, ma Antonio Fanna  su il Sussidiario.net ha dimostrato un costo di oltre 1 milione e 300 mila euro. Gli addetti ai lavori sanno che non si sono consumati reati, semmai peccati e che l’unico obiettivo è la distruzione dell’immagine del Premier.

Il 24 gennaio 2011 Mario Sechi, su Il Tempo, ha sostenuto che ormai per Berlusconi stanno preparando la stessa fine che fecero con Craxi.  I segnali ci sono tutti, anche i personaggi politici sono gli stessi, tragicamente gli stessi: Fini, Di Pietro, Veltroni, Eugenio Scalfari, Repubblica, D’Alema. “A Repubblica, unico soggetto davvero intelligente e con una reale forza nel mondo della sinistra, l’hanno capito e cercano - giustamente, dal loro punto di vista - di liquidare il grigio e inetto Pierluigi Bersani per tornare, via benedizione di Eugenio Scalfari, a una nuova ( SIC!) leadership, quella di Walter Veltroni. Riusciranno nell’impresa di far fare a Silvio la fine che fu di Bettino? Certo è il fatto che la sfilata di maschere oggi chiede al Cavaliere di andarsene con ignominia (come fece nel 1992 con Craxi) e finire i suoi giorni ai ceppi.

La domanda che tutti si pongono a questo punto è: ce la farà Silvio Berlusconi a superare l’ennesimo attacco giudiziario in sedici anni? Il primo arrivò nel 1994, il giorno dopo essere sceso in politica (prima i magistrati manco lo conoscevano). L’ultimo è arrivato con il caso Ruby; nel mezzo altri 23 processi penali.

Di questi Berlusconi ha avuto riconosciute le sue ragioni in ben 19; gli altri procedimenti sono in corso, compreso il caso della ragazza marocchina. Chi non ricorda l’avviso di garanzia recapitato al Presidente del Consiglio il giorno in cui ricevette a Napoli i grandi del mondo per il G8? Anche quella volta il capo di accusa fu archiviato per inesistenza di prove, ennesima dimostrazione di una Procura persecutrice.

Riusciranno stavolta i poteri forti giudiziari e dei mass media a far dimettere il Presidente Berlusconi? Non pare proprio! Anche perché Silvo Berlusconi sa che le sue dimissioni stravolgerebbero la volontà popolare (i sondaggi dicono che la gente è sempre dalla sua parte). Senza contare che, le nette fiducie conquistate alla Camera il 26 gennaio e il 3 febbraio hanno ulteriormente rafforzato il convincimento di una evidente persecuzione giudiziaria. Chiusa la cronaca, passiamo alle considerazioni sul futuro.

Una cosa è certa. Questi fatti stanno mettendo a rischio il bene della Nazione e alla fine, di questa tragedia nessuno vincerà, mentre  gli unici a perdere saranno gli Italiani. Sopratutto per colpa di due fattori:

a)    le lobbies giornalistiche radical-chic non esitano a far cadere, agli occhi del mondo, nel ridicolo il nostro Paese con questa storia del bunga-bunga diffusa con spregio; costoro sono incuranti del fatto che Berlusconi prima o poi passerà ma il ridicolo in cui ci hanno buttati questi “patrioti” di Repubblica e di Anno Zero resterà per lungo, lunghissimo tempo!

b)   l’odio di tutta questa opposizione anti-berlusconiana è assurda ed è stata ben dipinta da Il Fatto Quotidiano (organo ufficiale dell’ Italia dei Valori) il quale parola più, parola meno ha detto: questa opposizione parlamentare è inetta visto che si è fatta fregare, sia il giorno della sfiducia a Silvio Berlusconi il 14 dicembre, sia il giorno della sfiducia al Ministro della Cultura Sandro Bondi il 26 gennaio, sia il giorno dell’autorizzazione alle indagini al Presidente il 3 febbraio;

ormai le speranze per far fuori il Premier sono affidate solo alla Magistratura. Paradossalmente mentre queste dichiarazioni agli occhi degli italiani hanno rafforzato il Premier dall’altro hanno fatto perdere fiducia verso la Magistratura. Gli italiani sanno, sin dai tempi della scandalosa persecuzione giudiziaria verso Enzo Tortora, che le vicende giudiziarie vedono sempre lo stesso clichè: i falsi pentiti, i mass media e la Magistratura. Solo che oggi, anziché pentiti abbiamo ragazze che millantano, che sproloquiano, o che ingigantiscono i fatti.

Orbene, che i giornali di partito e le ragazze di origine marocchina perdono la loro credibilità poco importa, ma che perda credibilità la Magistratura questo dispiace e preoccupa, soprattutto perché la maggior parte dei Magistrati è fatta di persone serie che nulla hanno a che fare con i disegni politici delle cosiddette “TOGHE ROSSE”.

 

   Alessandro Pagano

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