Giovedì, 23 Maggio 2024


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Presentazione del libro su Papa Wojtyla, di Lino Zani con Marilù Simoneschi "ERA SANTO, ERA UOMO"

 

 

Sintesi dell’intervento dell’On. Alessandro Pagano

Premessa

Giovanni Paolo II ha rimesso al centro Cristo.

Il contesto del suo Pontificato


 

-              Viene eletto in piena era sessantottina, momento storico in cui vengono rinnegati tutti i valori tradizionali e si cerca di costruire una società che rinnega i padri, i maestri, la famiglia, la vita, l’educazione cristiana, la patria, il principio di sussidiarietà.

-              Nel 1978, anno della sua intronizzazione, il periodo era caratterizzato da forte secolarizzazione e marginalizzazione del cristianesimo. Sembrava un processo irreversibile e invece Giovanni Paolo II sosteneva che il peggio era passato e che era arrivato il periodo per una nuova e vigorosa (cioè non paurosa) proposta di fede.

Il rapporto con l’Italia e gli Italiani

-              L’11 aprile del 1985, in occasione del Convegno ecclesiale di Loreto, il Santo Padre evidenziò la necessità di “una fede che diventi cultura”. Giovanni Paolo II sosteneva infatti che la secolarizzazione doveva essere contrastata attraverso una presenza evangelizzatrice in ogni ambito: esistenziale, culturale, economico, sociale, politico, educativo, personale, di formazione delle coscienze.

-              Con queste riflessioni il Santo Padre si contrapponeva alla linea della Chiesa italiana dell’epoca che invece considerava il fenomeno difficile da contrastare e lo affrontava in maniera pavida.

-              La simpatia di Giovanni Paolo II verso i “Movimenti” (AC, CL, RNS, Catecumeni, etc.) e la nomina del Cardinale Ruini (1986) alla CEI vanno in questa direzione.

-              Giovanni Paolo II considerava l’Italia la sua seconda patria.

-              Negli anni 1992-1994 il nostro Paese stava attraversando un momento difficile dovuto alla forte speculazione finanziaria e al passaggio dalla Prima alla Seconda Repubblica. Il Santo Padre visse quella fase di crisi con sofferenza perché capì che si trattava di una minaccia per l’intera nazione, per il suo radicamento cristiano (in altre parole era a rischio il suo ethos) e per il suo ruolo in Europa.

-              Il 6 gennaio del 1994 Giovanni Paolo II scrisse una “lettera ai Vescovi italiani sulle responsabilità dei cattolici di fronte alle sfide dell’epoca” e il 15 marzo dello stesso anno promosse la “Grande Preghiera per l’Italia e con l’Italia”.

Nella lettera:

1.            Parlò di “3 grandi eredità”: fede, cultura, unità.

2.            Lanciò il progetto “coraggioso e realistico” di una “nuova Europa”: 

“Sono convinto che l’Italia come nazione ha moltissimo da offrire a tutta l’Europa. Le tendenze che oggi mirano ad indebolire l’Italia sono negative per l’Europa stessa e nascono sullo sfondo della negazione del cristianesimo”. E poco più avanti: “All’Italia, in conformità alla sua storia, è affidato in modo speciale il compito di difendere per tutta l’Europa il patrimonio religioso e culturale innestato a Roma dagli apostoli Pietro e Paolo”. 

3.            Affrontò le questioni giudiziarie: 

“E’ ovvio che una società ben ordinata non può mettere le decisioni sulla sua sorte futura nella mani della sola autorità giudiziaria. Il potere legislativo e quello esecutivo, infatti, hanno le proprie specifiche competenze e responsabilità”.

-              Nel successivo III Convegno Ecclesiale di Palermo (23 novembre 1995) Giovanni Paolo II ribadisce il non coinvolgimento della Chiesa in nessun partito politico:

“in alcun modo il venir meno di quei compiti e obiettivi di fondo che già indicavo… nel Convegno ecclesiale di Loreto”. In concreto, il non coinvolgimento della Chiesa “con alcuna scelta di schieramento politico o di partito… nulla ha a che fare con una ‘diaspora’ culturale dei cattolici, con un loro ritenere ogni idea o visione del mondo compatibile con la fede, o anche con una loro facile adesione a forme politiche e sociali che si oppongano, o non prestino sufficiente attenzione, ai principi della dottrina sociale della Chiesa”.

-              Sarà Benedetto XVI ad offrire la chiave di lettura per capire cosa deve fare il cattolico in politica. La chiave di lettura è quella dei principi non negoziabili (Cagliari, 9 settembre 2009):

1.            la riscoperta e la difesa delle "radici storiche italiane e dell’identità nazionale", sostenendo i principi e le realtà che danno stabilità al nostro Paese;

2.            il rispetto per la "vita " in tutte le sue fasi;

3.            il sostegno convinto all’istituzione "famiglia" — fondata sul matrimonio tra l’uomo e la donna — mediante politiche organiche e un’adeguata opera educativa;

4.            la “libertà di educazione”, cioè parità scolastica;

5.            la promozione delle autonomie locali garantita da un vero federalismo, applicazione del "principio di sussidiarietà";

Le virtù sociali del Papa Giovanni Paolo II

1.            La santità (per il Santo Padre era un’occasione costante per ribadire che tutti possono diventare santi. Il suo concetto di santità è da incorniciare: “la vita ordinaria, alta” ).

2.            La visione della realtà basata su fede e storia (è la fede che entra nella storia tramite la Provvidenza e la modifica).

3.            Il rilancio dell’Umanesimo Credente contrapposto all’Umanesimo Ateo (l’Umanesimo Credente libera l’uomo grazie alla non violenza; l’Umanesimo Ateo imprigiona l’uomo e crea violenze, quindi fratture non sanabili. L’applicazione concreta di ciò è stata la liberazione non violenta dal giogo comunista).

4.            Una nuova evangelizzazione per l’Occidente, cioè senza paure o complessi di inferiorità (“Spalancate le porte a Cristo”).

5.            Il ri-orientamento della Chiesa italiana (cominciato nel 1985 a Loreto e tutt’oggi in divenire con Benedetto XVI). 

6.            La promozione del dialogo interreligioso (Assisi docet).

7.            La valorizzazione delle radici cristiane e antropologiche (Giovanni Paolo II era orgoglioso tanto della Polonia quanto dell’Italia, ma il suo non era un amore da nascita, ma era un amore razionale, carico di gratitudine verso le sue due patrie che respiravano il cristianesimo in ogni forma).

Mercoledì 16 novembre 2011. Università eCampus - Roma  

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