Domenica, 16 Giugno 2024


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Aula: esame della pdl su disciplina #responsabilitàcivile #magistrati

 

 

 

Resoconto stenografico dell'Assemblea Seduta n. 380 del 24 febbraio 2015

Esame della proposta di legge (C. 2738 e abb.) Disciplina della responsabilità civile dei magistrati .


 

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'Onorevole Pagano. Ne ha facoltà.

 

  ALESSANDRO PAGANO. Signor Presidente, proprio oggi il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha avuto modo di dire che i magistrati non devono essere né protagonisti né burocrati amministratori di giustizia. In entrambi i casi tali storture hanno un comun denominatore: s'impone una propria visione nella gestione della giustizia, una visione che spesso risulta pericolosa per i destini della società, tant’è che il Presidente ritiene opportuno sottolinearlo. Dico questo perché lo sviluppo di un uomo in generale non si realizza, anzi si abbrutisce, se esso pretende di essere autoreferenziale ovvero innamorato delle proprie tesi e del proprio io. A maggior ragione lo sviluppo di un popolo degenera se pensa di avvalersi solo dei convincimenti dei tecnici, di questo tipo di tecnici o, se volete, della tecnocrazia.

  Si pensi, per esempio, al presunto sviluppo innaturale e consumistico che ha prodotto la peggiore delle tecnocrazie: la finanza. In questo caso, mi sento di citare le parole di Benedetto XVI nella Caritas in Veritate, quando, a proposito della tecnocrazia finanziaria, ebbe modo di dire: «Lo sviluppo è impossibile senza uomini retti, senza operatori che vivono fortemente nella loro coscienza l'appello al bene comune». Penso che possiamo mutuare questa frase per tutto e quindi mi sento di dire che l'assolutizzazione della tecnica, quando diventa tecnocrazia, quando diventa esaltazione delle proprie tesi, genera confusione tra i fini e i mezzi. Accade così per l'imprenditore quando realizza la massimizzazione o meglio vuole la realizzazione della massimizzazione dei profitti; avviene così per i politici, quando intendono realizzare la politica come aumento del proprio potere e, a maggior ragione, ritengo, per analogia, che ciò valga anche per i giudici, quando essi considerano quale unico criterio di azione la propria personale idea di giustizia che deriva dal peggiore dei totalitarismi, che sarebbe il relativismo etico.

  Questa premessa serve a capire – o almeno spero che riesca a far comprendere – la differenza che esiste tra la tecnocrazia giudiziaria, che abbiamo tutti il dovere di combattere, e i tanti buoni giudici, dalle grandi doti morali, dallo spirito di abnegazione e dalle adeguate competenze tecniche che, invece, abbiamo sempre il dovere di difendere e tutelare. Questo spiega il motivo per cui il gruppo parlamentare Area Popolare voterà a favore della proposta di legge sulle modifiche alla disciplina della responsabilità civile dei magistrati. Ricordo, prima di affrontare nel merito il contenuto del provvedimento, che le riparazioni per l'ingiusta detenzione sono aumentate, nel 2014, del 41 per cento rispetto all'anno prima. Nel periodo in questione, si è arrivati alla quota di 600 milioni di euro di risarcimento, sommando tutti i risarcimenti per ingiusta detenzione dal 1991 ad oggi. Una cifra spaventosa che noi sappiamo bene essere minima rispetto ai tanti casi di malagiustizia che si sono verificati e che sono rimasti senza richiesta di risarcimento. Sono numeri che fanno riflettere, perché comprenderete che si tratta di persone che ingiustamente sono state private della loro libertà personale e che soltanto in un minimo caso a esse è stato riconosciuto l'errore, disponendo il pagamento di una somma a titolo di riparazione. E questo non è solo un fatto statistico – sarete tutti d'accordo anche qui –, perché dietro ciascuno di questi numeri c’è un dramma, c’è una storia personale, ci sono stati degli effetti devastanti, e non ci sarà mai somma, qualunque essi abbiano ricevuto, che possa ripagare questa ingiustizia che avrà ferito nel cuore e nell'anima, oltre che nel fisico, in molti casi, i soggetti che hanno subito tutto ciò.

  Fin quando ci sarà, quindi, un solo caso di carcerazione ingiusta, illegittima ed ingiustificata, tutti noi avremo il dovere di batterci con forza. È per tali motivi, quindi, che abbiamo fatto nostro questo provvedimento, che modifica la legge n. 117 del 1988, la «legge Vassalli», che viene oggi ad essere parzialmente modificata nei modi con cui è stato abbondantemente spiegato. Oggi, dopo tanti anni di dibattito si è giunti quindi ad una proposta di modifica. È innegabile che il tema della responsabilità civile del magistrato andava affrontato, dal momento che fino ad oggi non c’è mai stata una reale e corretta tutela del cittadino sotto l'aspetto risarcitorio. Il risultato raggiunto attraverso questo progetto di legge costituisce, a nostro avviso, un punto di equilibrio intelligente tra la funzione giudiziaria e i diritti del cittadino. Una riforma, quindi, che superi i limiti della «legge Vassalli». Dobbiamo ricordare che, negli ultimi vent'anni, il tema della giustizia è stato al centro del dibattito politico, producendo contrasti tra forze politiche, ma anche disagi, soprattutto tra i cittadini e gli operatori. Il tema della riforma della giustizia ha persino assunto toni aspri ed ha prodotto contrapposizioni tra magistratura e politica.

  Oggi, con questa riforma si introducono dei principi coerenti con l'ordinamento. Non norme punitive nei confronti dei magistrati che pregiudicano i principi sanciti dalla nostra Costituzione, ma disposizioni che garantiscano al cittadino di essere risarcito dallo Stato nei casi previsti dalla legge e salvaguardino, al contempo, l'autonomia e l'indipendenza della magistratura. Ci pare, pertanto, un testo che, in questo momento storico, è da considerare equilibrato, perché introduce norme come, ad esempio, quella dell'eliminazione del cosiddetto «filtro», che, diciamolo chiaramente, ha pregiudicato pesantemente i diritti del cittadino.

  Questo filtro, di fatto, ha creato le condizioni proprio tra il tribunale e la corte d'appello perché le richieste legittime non venissero ad essere evase. Tutto questo da oggi non esiste più e dai dati che il Ministero della giustizia ci ha consegnato, e per la precisione li ha consegnati alla Commissione in Senato, emerge chiaramente come questo filtro sia stato un serio ostacolo all'azione di risarcimento del danno al cittadino.

  Infatti, dall'entrata in vigore della legge Vassalli ad oggi su oltre 400 ricorsi per risarcimenti proposti, solamente sette si sono conclusi con un provvedimento che ha riconosciuto la riparazione per dolo o colpa grave da parte dei magistrati. Pertanto, se si considera la situazione complessiva e i dati riportati, come detto precedentemente, in questi anni di fatto la legge non ha consentito di arrivare a significative azioni di rivalsa nei confronti dei magistrati e di accertamento della responsabilità civile dello Stato.

  Per quanto riguarda l'azione di rivalsa dello Stato verso il magistrato, spettante al Presidente del Consiglio dei ministri, il progetto di legge introduce delle novità rilevanti, sulle quali sorvolo altrimenti rischio di non spiegare nei tempi fissati dal Regolamento. Però ci tengo a sottolineare come l'intervento normativo allinei l'Italia agli ordinamenti degli altri Paesi europei e sani l'infrazione della Corte di giustizia. È importante, pertanto, superare la presunzione che l'indipendenza della magistratura, istituzione dotata di un proprio organo di autogoverno, nonché la scarsa applicazione della legge Vassalli, costituissero una sorta di immunità per taluni magistrati; appare, infatti, giusto e corretto consentire al cittadino di essere risarcito nei modi e nelle forme consentite.

  Il sistema della responsabilità, dunque, ha come necessario presupposto l'indipendenza: il magistrato deve essere imparziale e indipendente nella propria attività e ciò gli assicura quella credibilità che è necessaria per continuare ad esercitare bene le funzioni giudiziarie.

  Si è giunti, pertanto, con questa legge, ad un equilibrio coerente con l'ordinamento in modo che assicuri l'indipendenza e l'autonomia della magistratura, che garantisca, quindi il servizio giustizia ai cittadini e lo tuteli dalle eventuali ingiustizie che evidentemente potessero essere in capo alle stesse persone.

  Siamo consapevoli che con questo provvedimento abbiamo toccato uno dei punti più controversi del sistema giudiziario, ma è innegabile che ciò costituisce un

elemento fondamentale per un corretto svolgimento dell'attività giudiziaria e, al contempo, sta cominciando a ripristinare – speriamo che i dati statistici ce lo confermino – un regolare rapporto tra cittadino e magistratura.

  Nel ribadire il voto favorevole del nostro gruppo parlamentare al progetto di legge in esame, vogliamo evidenziare come questo provvedimento non sia il frutto quindi di azioni punitive nei confronti di chicchessia, ma costituisce la riforma essenziale per consentire al nostro Paese di avere una giustizia più credibile, più efficiente e più funzionale.

Alessandro Pagano

@alepaganotwit

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