Sabato, 27 Luglio 2024


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Democrazia Cristiana. Consegna della tessera d’oro al Sen. Giuseppe Alessi.

Democrazia Cristiana. Consegna della tessera d’oro al Sen. Giuseppe Alessi.

(Manifestazione organizzata dalla Democrazia Cristiana)

Fra gli intervenuti: Sen. Presidente Giuseppe Alessi; Prof. Giuseppe Pizza (Segretario Nazionale DC); On. Santi Nicita (Presidente Nazionale DC); Prof. Sandro Musco (Dirigente Nazionale DC); Altri.

Intervento dell’On. Alessandro Pagano – Assessore Regionale al Bilancio e Finanze

È facile ricordare Giuseppe Alessi, per me che l’ho visto a casa da bambino, di cui ho letto i più importanti scritti e che ha avuto costanti rievocazioni dalla mia famiglia (mio nonno Alfonso fu probabilmente il suo migliore amico d’infanzia, mio padre e mia zia Giuseppina tra i suoi collaboratori più stretti).

Giuseppe Alessi è stato un maestro politico e un modello di vita.

La sua coerenza è stata straordinaria virtù, tutta incentrata alla realizzazione del bene comune e al miglioramento complessivo della società.

Ha pagato a caro prezzo questa sua coerenza.

Se rimase appena due anni Presidente della Regione, Lui che era il Padre Costituente della Regione, lo fu proprio perché era uomo vero, capace di resistere alle intemperanze delle Segreterie Nazionali, pur di difendere gli interessi della sua Regione.

E fu così per tutta la vita giacchè anche in seguito il copione non cambiò.

Ero bambino e ricordo ancora le preoccupazioni della mia famiglia (eravamo già negli anni 60), quando seppero che i maggiorenti romani lo avevano candidato nel difficilissimo e fra l’altro a lui estraneo, collegio senatoriale di Piazza Armerina. L’operazione serviva a togliere di mezzo un personaggio scomodo. Non ci riuscirono come non ci sono mai riusciti, tant’è che lui è ancora osannato, mentre gli altri non esistono più.

Era scomodo perché era un innovatore e con il suo modo di essere, nei fatti fu antesignano di un modo di fare politica che fece scuola, a cominciare dalla sua San Cataldo. Le classi dirigenti che lo hanno imitato hanno visto nella Chiesa e nella sua Dottrina Sociale, un modello politico serio e concreto. Un modello basato, come dice La Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede nel documento Comportamento dei cattolici in politica, sul "primato della Persona e della sua dignità e del perseguimento del bene comune come obiettivo da non dimenticare mai", ovvero l’amore nei confronti del prossimo visto nel senso evangelico del termine "Ama il prossimo tuo come te stesso".

Alessi fu vera Autorità e così mentre tutti gli altri si chinavano e si inchinavano davanti alla DC Romana (per carità li comprendiamo e non li giudichiamo, non tutti nascono "Cuor di Leone"), Lui si permetteva di rispondere all’allora potentissimo Segretario Nazionale che lo aveva convocato a Roma su un tema scottante per la Sicilia, "la stessa distanza che c’è fra Palermo e Roma, c’è fra Roma e Palermo!".

Parlando di materie economiche, fu altrettanto rivoluzionario andando in controtendenza rispetto al pensiero dominante dell’epoca personificato da Pasquale Saraceno. Il guru della politica economica italiana di allora, sosteneva che "gli interventi dell’economia privata potevano essere solo complementari rispetto all’economia pubblica in un contesto sottosviluppato come quello del Mezzogiorno". Anche in questo Alessi non tradì mai lo spirito di Sturzo e più volte denunciò, seguendo il suo Maestro, le invasioni del centralismo statale e dell’iper assistenzialismo Regionale.

Oggi il pensiero e l’azione di Giuseppe Alessi sono ancora più attuali. In un contesto in cui le ideologie sono morte, solo i grandi ideali possono risultare centrali nell’azione politica. Giovanni Paolo II denunciò ciò nell’Enciclica Veritatis Splendor quando parlò di "totalitarismi subdoli del relativismo etico", e quindi oggi è facile comprendere ex-post, la lettura errata di certi comportamenti della politica pseudo-cristiana.

Ancora una volta la conferma del pensiero di Alessi, che vedeva nella ferrea coerenza al Magistero della Chiesa, la chiave di lettura per un’azione positiva nella società senza "se" e senza "ma".

Ed in fine anche se non lo combattè apertamente non aderì al Cattolicesimo Democratico, conscio che le parole di Antonio Gramsci, scritte dal carcere nel 1919, in occasione della nascita del Partito Popolare erano profetiche: "Il cattolicesimo democratico, diceva l’ideologo del PCI, era da salutare positivamente perché avrebbe contribuito ad amalgamare e suicidare l’identità cristiana".

Oggi in questa giornata speciale, il Governo della Regione saluta e rende onore non solo al grande politico che fu fra l’altro il 1° Presidente della Regione Siciliana, ma soprattutto al grande uomo e al grande figlio della terra di Sicilia.

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