Domenica, 19 Maggio 2024


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Il nuovo allestimento della sala del "Ritratto d’uomo" di Antonello da Messina al Museo Mandralisca

 Il nuovo allestimento della sala del "Ritratto d’uomo" di Antonello da Messina al Museo Mandralisca

(Organizzato da: Assessorato Regionale ai Beni Culturali, Ambientali e alla Pubblica Istruzione; Comune di Cefalù; Fondazione Culturale Mandralisca)

Fra gli intervenuti: Marco Carminati (Il sole 24 ore); Vincenzo Consolo (Scrittore); Sandro Goppion (Laboratorio Museotecnico Goppion Milano); Antonio Paolucci (Polo Museale Fiorentino).

Relazione dell’On.le Alessandro Pagano – Assessore Regionale ai Beni Culturali, Ambientali e alla Pubblica Istruzione

II dipinto di Antonello da Messina (Messina 1430 ca-1479), conosciuto anche come "Ritratto d'ignoto marinaio" (su cui V. Consolo, presente al convegno, ha scritto l'omonima opera), è diventato nel tempo una delle immagini più prestigiose della stessa Cefalù, oltre che del Museo Mandralisca, sorto nel 1934.

E' uno dei più celebri ritratti del pittore, tutti di indimenticabile profondità psicologica per l'invenzione e l'attualità del "taglio fotografico" di tre quarti frontale, su fondo scuro, rispetto ai coevi ritratti visti di profilo. Secondo la tradizione proviene da Lipari e nell'800 fu acquistato dal barone Enrico Piratino di Mandralisca per la sua collezione, poi donata a Cefalù.

Il riallestimento della sua esposizione nel Museo risolve il problema annoso della buona visibilità del dipinto esposto, prima poco valorizzato dalle sue piccole dimensioni rispetto alla distanza del punto di vista del visitatore.

E' stato curato dai tecnici del Centro Regionale per la Progettazione ed il Restauro dell'Assessorato BB.CC.AA.

E' un intervento d'avanguardia per l'innovazione che realizza nel campo della museografia italiana, soprattutto per la corretta conservazione dell'opera (dispositivi di umidificazione/deumidificazione ed effetto termoelettrico e microambientale, con sistema d'allarme che segnala i limiti prefissati ed impianto d'illuminazione interno alla teca in fibre ottiche).

L'occasione è opportuna anche per fare una riconsiderazione dell'importanza dell'opera di Antonello da Messina nell'ambito del Rinascimento Quattrocentesco. Opportunamente vengono esposte nella sala riallestita alcune riproduzioni di celebri dipinti del Maestro e pannelli informativi sulla sua vita e l'opera, per la giusta collocazione storico-artistica del dipinto al visitatore.

In particolare, per quello che ci interessa sulla linea del recupero della Tradizione storica quale radice certa per il nostro avvenire ("Identità è Futuro") ci preme sottolineare il rischio mortale della perdita dell'identità: è quello che è successo al personaggio raffigurato nel ritratto., non sappiamo più "chi è". E' stato fatto notare (per es. da Sgarbi) che qualcuno si è accanito contro quell'immagine graffiandola sul viso...Questo la rende ancora più enigmatica...Antonello da M. anche in quest'opera si rivela portatore di un linguaggio complesso ed articolato, che unisce al naturalismo dei pittori fiamminghi il gusto italiano per il rigore della forma e della sua definizione plastica; ebbe un'influenza determinante sull'arte italiana alla fine del Medioevo, contribuendo a creare la nuova sintesi rinascimentale di spazio, luce e colore che ebbe a Venezia, nell'opera di Giovanni Bellini e dei suoi seguaci, il suo compimento.

L'artista siciliana possiamo assumerlo a metafora del nostro tempo problematico: come può essere possibile conquistare posizioni da primato a partire da situazioni di svantaggio e marginalità periferica. Antonello fu anche "emigrante" come tutti i meridionali: nei suoi viaggi diffuse il suo stile in tutta Europa, dove è possibile vedere nei maggiori Musei e Pinacoteche le sue opere. Il particolare struggente è che le sue "Madonne", a partire dall’"Annunziata" di Palazzo Abatellis di Palermo, hanno il candore e la purezza delle belle donne meridionali ("bellezze acqua e sapone"): le sue "Crocifissioni" sono ambientate nella vastità della campagna siciliana, con paesaggi riconoscibili ancora adesso ed aperti fino allo stretto di Messina: paesaggio con figure dell'anima che non rinnegò mai.

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