Domenica, 19 Maggio 2024


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"Gli antichi percorsi dell’acqua: Dalla memoria al riuso"

"Gli antichi percorsi dell’acqua: Dalla memoria al riuso"

(Convegno organizzato da: FAI Fondo per l’Ambiente Italiano; Assessorato ai Beni Culturali e Ambientali della Regione Siciliana; Fondazione Vodafone Italia; Parco Archeologico della Valle dei Templi)

Fra gli intervenuti: Pietro Meli (Dir. Parco Archeologico e Paesaggistico della Valle dei Templi) Aldo Piazza (Sindaco di Agrigento); Marco Magnifico (Amministratore Delegato Culturale del FAI); Antonio Bennardi (Pres. Fondazione Vodafone Italia); Giuseppe Barbera (Responsabile Scientifico del Progetto); Philippe Daverio (Storico dell’Arte Università di Palermo).

Sintesi della relazione dell’On.le Alessandro Pagano – Assessore Regionale ai Beni Culturali, Ambientali e alla Pubblica Istruzione

Introduzione:

Nell'Italia meridionale, e in Sicilia in modo particolare, gli agrumeti si denominano tradizionalmente con il termine "giardino" mostrando cosi come ad essi siano sempre state riconosciute, non disgiunte dalle produttive, anche le funzioni culturali fondate sul piacere estetico e sensoriale: la forma degli alberi, il colore e il sapore dei frutti l’appariscente e profumata fioritura. l'ombra e la frescura assicurata dalla chioma sempreverde. Presenze essenziali per definire un albero frutto (e l’agrume con la contemporanea presenza di fiori e frutti compendia i valori estetici ed economici) e l'acqua che non solo è necessaria per la loro irrigazione ma compie anche funzioni microclimatiche addolcendo, con l'ombra dell'albero, le temperature.

Nella presenza dell'albero da frutto, dell'ombra e dell'acqua i giardini mediterranei rivelano forte l'antica, millenaria, impronta araba che ancora si manifesta nelle denominazioni delle parti che compongono il sistemi irrigui tradizionali.

La disponibilità di acqua. è all'origine stessa della Kolymbetra tanto da essere identificata con la piscina di cui scrive Diodoro Siculo, nell’XI libro della Biblioteca Storica, a proposito dei lavori compiuti dagli schiavi cartaginesi dopo la battaglia di Hiniera (480 a.C.) "che abbellirono la città e il territorio. ..questi tagliavano le pietre con le quali non solo vennero costruiti i più grandi templi degli dei, ma vennero costruiti anche gli acquedotti per gli sbocchi delle acque della città... Fu sovrintendente di queste opere l'uomo, che avendo il soprannome di Feace, fece si che, per la rinomanza della costruzione, da lui gli acquedotti venissero chiamati Feaci.

Gli agrigentini costruirono anche una sontuosa piscina che aveva la circonferenza di sette stadi e la profondità di venti cubiti: in essa vennero condotte le acque dei fiumi e delle sorgenti, diventando così un vivaio di pesci, che forniva molti pesci per l'alimentazione e per il gusto; e poiché moltissimi cigni volavano giù verso di essa, la sua vista era una delizia. Ma in seguito trascurata, venne ostruita, e infine, distrutta per la quantità del tempo trascorso; e gli abitanti trasformarono tutta la regione, che era fertile, in terreno piantato a viti, e densa di alberi di ogni tipo, così da ricavarne grandi rendite".

Gli acquedotti di cui parla Diodoro si trovano alla base delle pareti dove sboccano diversi ipogei : gallerie drenanti scavate nella roccia che assicurano una disponibilità di acqua che, raccolta in vasche, consente, oggi come in passato, la presenza di colture irrigue.

L'intervento ha previsto il recupero di questa grande storia colturale attraverso il rifacimento dell'antico sistema irriguo sia nelle superfici in piano che nelle terrazze dove era possibile portare l'acqua d'irrigazione per caduta dalle vasche di accumulo, ricorrendo a tubazioni in terracotta e attraverso acquedotti che attraversavano l'alveo.

Per ovvie ragioni di economicità non si è ritenuto possibile ripristinare sull'intera superficie del giardino il sistema irriguo tradizionale ricorrendo ad un sistema di subirrigazione, che economizza l'uso dell'acqua e l'impiego di manodopera, ma mantenere in superficie la tradizionale sistemazione del suolo. Solo su una piccola superficie dimostrativa è possibile l'irrigazione tradizionale per sommersione a conca.

Il recupero del giardino ha previsto anche alcuni interventi sul del fiume onde ridurre il rischio di esondazioni, già avvenute in passato in caso di eventi piovosi (come quello del 1971 che ha provocato intensi fenomeni erosivi i cui segni sono ancora oggi evidenti) e avviare processi di rinaturalizzazione.

  • Identità è futuro!
  • Uomo salva la natura = visione antropologica. Questa valle fu voluta dall’uomo, fu valorizzata dall’uomo e 30 anni fa abbandonata dall’uomo. Oggi viene di nuovo mostrata all’umanità da un recupero del FAI. È l’uomo il protagonista in positivo e in negativo.
  • Futuro Antico
  • Epica del domani = rapporto tra presente, passato, futuro
  • Italia bloccata = Architettura di oggi
  • Qualità delle progettazioni - innovazione
  • Simon Weil "L’uomo che non ha radici sradica"

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