Lunedì, 13 Maggio 2024


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Quale felicità per l'Europa di oggi?

 Convegno Internazionale: "Quale felicità per l’Europa di oggi?

Il problema del fondamento di un’Unione Politica ancora incerta e instabile."

(Organizzato da: Thomas International)

La fine della 2^ Guerra Mondiale ha determinato l’esigenza di ricostruire gli Stati d’Europa sconvolti dalla guerra. In questa logica nacquero aggregazioni politiche (CECA, CEE, EURATOM) che rappresentarono il tentativo di cooperazione fra Stati. Questi strumenti politici nel corso degli anni ebbero modo di dimostrare l’utilità dell’idea.

Samuel Huntington in un suo saggio di politica internazionale del 1993 "the clash of civilisation", analizzando questo argomento, e non solo questo, ritornò sulla situazione mondiale nata dopo la caduta del "Muro di Berlino" affermando che il problema vero che avrebbe afflitto il mondo dopo la fine del comunismo sarebbe stato lo scontro di civiltà.

Nel suo saggio il professore di Havard dichiarò altresì che le "aggregazioni politiche nascono dalle sommatorie di esigenze economiche e culturali". Huntington era confortato in questa tesi da alcuni dati da lui elaborati. Fra i tanti:

  1. Il regionalismo a livello economico è in via di espansione. Le percentuali di scambi commerciali infraregionali sono aumentate e contemporaneamente il successo del regionalismo economico "consolida la consapevolezza dell’appartenenza ad una civiltà". Inoltre il regionalismo "si afferma solo quando affonda le proprie radici in una civiltà comune".
  2. Tutti i casi di successo dimostrabili sono riconducibili alle comuni radici culturali degli Stati membri. E’ così per la Comunità Europea fondata sul cemento comune delle culture europee e del cristianesimo occidentale. E’ così per la NAFTA che ha saputo far convergere le culture del Nord-America. E’ così per la nascente aggregazione fra Cina, Hong Kong, Taiwan.

Cultura e religione costituiscono il fondamento anche dell’OCE (10 Paesi musulmani non arabi) e del CARICOM (una decina di Paesi del Centro-America).

Di converso il Giappone in quanto civiltà assolutamente unica e a se stante, incontra difficoltà non indifferenti ad aggregarsi ai Paesi dell’Asia Orientale.

Secondo queste tesi quindi, i successi arrivano perché vi è un fattore comune di identità e "le differenze tra civiltà non sono solo reali ma fondamentali".

Persone appartenenti a civiltà diverse infatti concepiscono in modo diverso le relazioni tra uomo e Dio, individuo e gruppo, cittadino e Stato, genitori e figli, marito e moglie. Diversi anche i modi di intendere i diritti, le responsabilità, le libertà, l’autorità, l’uguaglianza.

Queste differenze sono il frutto di secoli di storia e facilitano, o proibiscono, le unioni fra popoli diversi.

Nel frattempo il mondo è diventato sempre più piccolo e le interazioni tra persone di civiltà diverse sono aumentate e continueranno ad aumentare."Questi rapporti rafforzano le prese di coscienza da parte dei singoli dell’appartenenza ad una civiltà piuttosto che ad un’altra", chiosa Huntington.

Per queste motivazioni sono convinto che in questa epoca e in questa società le Unioni Politiche non sono un optional ma sono indispensabili, come anche Giovanni Paolo II sostenne il 30/10/2004 in occasione della visita del Presidente del Consiglio dei Ministri della Polonia. In quell’ occasione il Pontefice pur rammaricandosi per il mancato inserimento delle radici cristiane nella costituzione europea si dichiarò convinto assertore del processo di aggregazione politica affinché "l’Europa potesse respirare con lo spirito dell’Occidente e dell’ Oriente".

L’Europa quindi è stata la prima a percorrere le strade dell’Unione fra stati ma non ha raggiunto i risultati sperati. Perché questo grave ritardo che sta generando incertezza ed istabilità?

Come ci ricorda Marcello Pera nel suo discorso alla Yale University del 19/09/2005, "l’Unione Europea non ha continuato la strada dei padri fondatori", perchè:

  1. non è diventata una grande area economica con poche ma efficienti strutture internazionali sufficienti allo scopo e non ha realizzato le riforme necessarie per diventare una guida in tal senso. I Paesi membri, notando il fallimento, si sono adeguati ovvero sono tornati ad agire in termini di interesse economico nazionale (vedi la Francia che ha bloccato nel 2006 l’acquisto di grosse imprese nazionali da parte di aziende estere).
  2. non è voluta diventare una potenza geo-politica. "Una grande potenza infatti non aspetta che i problemi glieli risolvano gli altri", dice l’ex Presidente del Senato.

Dopo la 2^ Guerra Mondiale, l’Europa si è fatta proteggere dagli USA dalle mire espansionistiche dell’URSS. Anche dopo la caduta del Muro di Berlino non si è assunta, o quasi, responsabilità militari, delegando agli USA il ruolo di gendarme del mondo (Balcani, Iraq, Medioriente) salvo poi criticarli!

Robert Kagan nel suo "Paradiso e Potere" riprende una metafora di un libro di successo di un libro di John Grey sui rapporti di coppia "Gli uomini vengono da Marte e le donne da Venere".

Riprendendo la metafora, Kagan dice: "L’americano medio del XXI secolo viene da Marte, l’europeo medio viene da Venere. Gli europei, forse perché traumatizzati da nazismo e comunismo e da due guerre autenticamente mondiali, non vogliono più saperne né di politica né di guerra.

Considerano il "potere" una parolaccia, e confondono la "forza" con la "violenza".

Il "Paradiso" europeo però, dice Kagan, nasce da una finzione e cioè che la pace e la prosperità l’Europa se l’è conquistata per propri meriti. Ma tutti sanno che non è così, giacchè l’Europa ha goduto di benessere perché, come sostiene Massimo Introvigne: "gli USA l’hanno protetta durante tutto il Terzo Conflitto Mondiale (la cosiddetta GUERRA FREDDA) dall’URSS. Senza gli USA, l’URSS avrebbe fatto un sol boccone dell’Europa."

Vi è stata prosperità quindi solo perché i Paesi dell’Europa Occidentale hanno destinato alle spese militari pressoché nulla, investendo queste migliaia di miliardi di euro in altre cose.

Dopo la caduta del comunismo, il mondo è incappato nel "Quarto Conflitto mondiale" (guerra contro il terrorismo planetario, sancito dall’attacco di Al Quaida alle torri gemelle), ma la storia non è cambiata. Chi ci difende sono sempre gli Stati Uniti d’America!

Il carattere venusiano (femmineo) dell’Europa non sarà mai scosso da nessuna bomba o attentato, continua Kagan, perché l’Europa pensa che la peggiore pace sia preferibile alla migliore guerra.

Il teocom Gorge Weigel nel suo " La cattedrale e il cubo. Europa, America e politica senza Dio ", a questi argomenti ne aggiunge altri di tipo religioso. "Quando viene meno la Fede, dice Weigel, si perde anche la Speranza e la Carità" (che comprende anche la Fortezza).

L’Europa secolarizzata dunque, non ha più Fede e di conseguenza ha perso la visione sociale a vantaggio di quella individualista. In ciò Weigel riprende il concetto di Pace di Benedetto XVI: "La pace oggi appare come semplice assenza di guerra, (invero) essa è la convivenza di singoli cittadini in una società governata dalla giustizia nel quale si realizza il Bene Comune. Occorre, perché ci sia Pace, che la società sia fondata sulla Verità".

Benedetto XVI conferma quindi la tesi di Weigel e aggiunge che lo scontro in atto è tra chi nega "l’esistenza di qualsiasi verità" (nichilismo) e chi "accentua la pretesa di imporla con la forza" (fondamentalismo islamico).

In tutto questo l’Europa è afflitta da crisi di Identità, di rifiuto delle proprie Tradizioni, di depressione morale e spirituale. E’ certamente questa la spiegazione del perché in molti circoli culturali emerge la "sindrome di colpevolezza" rispetto agli attacchi dei fondamentalisti.

Il dato certo è che l’Europa non arriva per caso a questa fase. Più che nel resto del mondo l’Europa è pervasa da uno spirito di ribellione e da disordine morale frutto di un logoramento secolare segnato dalla Prima (1517, Rivoluzione Luterana), Seconda (1717, nascita della prima Loggia Massonica propiziatrice della Rivoluzione Francese), Terza (1917, Rivoluzione Bolscevica), e per ultimo dalla Quarta Rivoluzione (in atto, Rivoluzione culturale contro l’uomo stesso).

Siccome il tema del convegno è "Quale felicità per l’ Europa di oggi", desidero richiamare un documento che pur essendo stato scritto oltre 100 anni fa, mantiene un’attualità assoluta. Si tratta della Lettera Apostolica di Leone XIII del 19/03/1902:

"Come il Cristianesimo non scende in nessun’anima senza renderla migliore, così non entra nella vita pubblica d’uno Stato senza rinvigorirla nell’ordine; con l’idea di un Dio provvido, sapiente, infinitamente buono o infinitamente giusto, (il Cristianesimo) fa penetrare nella coscienza il sentimento del dovere, addolcisce le sofferenze, calma i rancori, ispira l’eroismo. Se trasformò le genti pagane, e tale trasformazione fu vero risorgimento da morte a vita, di guisa che tanto cessò la barbarie quanto si estese il Cristianesimo, egli saprà del pari, dopo le terribili scosse dell’incredulità, ravviare e ricomporre nell’ordine gli Stati e i popoli odierni".

E’ questa la cura per risanare, oserei dire, per restaurare la Società e l’ Europa. Spesso noi occidentali ci facciamo prendere le paure ad usare certe parole. Plinio Correa de Oliveira nel suo "Trasbordo ideologico inavvertito e dialogo" ci spiega come la cultura dominante marxista abbia ormai messo al bando alcune parole; ma si "restaura", ci dicono i vocabolari della lingua italiana, solo ciò che ha un valore, o ciò che l’incuria, o l’usura del tempo ha danneggiato.

La Rivoluzione, nelle sue tre declinazioni sopra accennate, ha trionfato sulle idee e sulla politica e ha realizzato un diritto e una società senza Dio. Ha negato il ruolo e l’autorità dei Padri. Ha distrutto le gerarchie sociali ed economiche. Ha relegato Dio ad un fatto privatistico.

Infine è toccato all’uomo stesso. Le dichiarazioni di indipendenza dell’uomo da sè stesso precedono la dichiarazione dell’inutilità dell’uomo ed il conseguente suo suicidio (Quarta Rivoluzione), secondo la dizione di Plinio Correa de Oliveira nel suo "Rivoluzione e Contro-Rivoluzione". Ecco perché Leone XIII continua ad essere attuale.

Ma dopo questo quadro diagnostico certamente non esaltante abbiamo fondate speranze di ritrovare la felicità? Abbiamo segnali positivi che vanno nella direzione auspicata da Leone XIII?

Felicità significa essere fecondi, far frutti!

Si giudichi se quanto sto elencando di seguito possa rientrare nella fecondità:

  • Le giornate Mondiali della Gioventù, create da Giovanni Paolo II hanno visto in due decenni la partecipazione di milioni di giovani di generazioni diverse, che dietro al carisma del Papa polacco hanno saputo riscoprire ed amare Cristo.
  • Le esequie al funerale di Giovanni Paolo II, hanno visto la presenza commossa di milioni di "Papa boys", che si sono sobbarcati quasi 24 ore di fila e viaggi estenuanti pur di recitare preghiere davanti alla salma del Papa "Grande".
  • Il referendum sulla Procreazione Medicalmente Assistita, bocciato grazie all’astensione al voto del 75% degli italiani, ha visto un’altissima astensione proprio nella fascia di età più giovane, quella compresa tra i 18 ed i 25 anni.
  • La giornata Mondiale della Gioventù del 2005, a Colonia. Anche Papa Ratzinger attirò ed entusiasmò centinaia di migliaia di giovani pur in presenza di disagi incredibili, a dimostrazione che le folle andavano alla ricerca di Verità e di Ideali incarnati e vissuti.
  • In Italia, la pratica religiosa dei giovani, con cadenza almeno mensile, ha avuto un notevole incremento passando dalla quota del 19% del 1978, al 31% del 2003 (cfr. Stark-Introvigne "il ritorno di Dio").

Non mi pare che queste, siano manifestazioni improntate sulla superficialità e il pressopochismo. Tutt’altro! Le GMG come detto sono state tutto tranne che gite, direi che sono stati veri e propri pellegrinaggi. Addirittura l’ultima edizione della GMG a Colonia, è stata talmente organizzata male dai tedeschi da essere stata giudicata dai ragazzi "un quasi calvario", come mi hanno anche confermato due dei miei quattro figli, che erano là.

I frutti e le fecondità quindi esistono e fanno ben sperare in una Europa più felice!

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