Venerdì, 26 Aprile 2024


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Verso il Parlamento delle Religioni - Per la migliore integrazione nella società multietnica

 Intervento dell’On. Alessandro Pagano al Convegno dal titolo:

"VERSO IL PARLAMENTO DELLE RELIGIONI"

Per la migliore integrazione nella società multietnica

INTRODUZIONE

Già da qualche tempo siamo spettatori di un attacco duro e senza precedenti da parte di forze che si richiamano all’ateismo mondiale. Questo sentimento anti-religioso nasce perché la Religione è considerata marginale nella vita dell’uomo. Malgrado alcuni studi di natura sociologica (V. Shark-Introvigne, Dio è tornato. Indagine sulla rivincita delle religioni in occidente, ed. Piemme, 2003) abbiano dimostrato che negli ultimi venticinque anni, tra i cattolici, è cresciuta la percentuale di coloro che abitualmente prendono parte alle funzioni religiose e la stessa cosa accade anche per altre religioni, segno evidente che la ricerca del sacro rappresenta una necessità umana nonché un bisogno sociale, esiste una notevole quantità di lavori pseudo-scientifici che avvelenano il clima sociale e religioso. Mi permetto di citare a titolo di esempio Michel Onfray, con il suo "Trattato di ateologia. Fisica della metafisica"; Richard Dawkins, con "L’illusione di Dio. Le ragioni per non credere"; Christopher Hitchens, con "Dio non è grande. Come la religione avvelena ogni cosa". Senza contare tutti i romanzi di Dan Brown e i derivati cinematografici.

E’ difficile non vedere in questo attacco alle Religioni un’operazione culturale promossa da chi è infastidito da un ritorno qualitativo e quantitativo verso le religioni o da chi è infastidito dall’impegno di molti movimenti religiosi nelle battaglie contro aborto, eutanasia, blocco al riconoscimento delle coppie omosessuali e così via.

La tesi predominante di queste campagne antireligiose è che "le religioni creano identità forti che fomentano aggressività, odio, guerra". I sostenitori adducono come prova la condizione di conflitto perenne che affligge la Terra Santa e affermano che se invece della presenza delle tre religioni vi fosse l’ateismo militante o il relativismo etico non vi sarebbe violenza, ma solo pace.

Anche Benedetto XVI ci ricorda che "di fatto, alcuni asseriscono che la religione è necessariamente una causa di divisione nel nostro mondo; e per tale ragione affermano che quanto minor attenzione vien data alla religione nella sfera pubblica, tanto meglio è" (Incontro con i Capi Religiosi Musulmani, Amman, 9 maggio 2009).

L’intento apertamente dichiarato è che l’ideologia e relativismo etico si oppongano alla religione non solo per tacitarla, ma addirittura per sostituirla.

L’IDEOLOGIA, NON LA RELIGIONE, E’ CONTRO LA PACE

E’ vero, l’ideologia lavora costantemente per diffondere "modi di pensare che giustificano lo "stroncare" di vite innocenti" (Benedetto XVI, Amman, 10 maggio 2009). Il Santo Padre ha ricordato al mondo il caso dei 6 milioni di vittime dell’Olocausto a cui, oltre alla vita e alla dignità umana, oggi le ideologie stanno cercando di togliere anche la memoria storica.

Le ideologie vogliono far venire meno Dio! Dove manca la voce di Dio, più nessuno si leva a difendere l’Uomo e gli interessi della Persona: questa è la verità!

Benedetto XVI difende le religioni di fronte agli attacchi ideologici e in particolare ci ricorda che Cristianesimo, Ebraismo e Islam durante la loro storia hanno contribuito a diffondere elementi dell’eredità greca, tra cui il fatto che la Verità esiste e la Ragione è in grado di conoscerla. Questa è una delle sfide di oggi. Consiste proprio nell’accettare che la fede non è solo un dono, ma che si può arrivare a Dio anche attraverso la Ragione.

Ancora, nel suo viaggio in Terra Santa dell’8 maggio 2009, Benedetto XVI affronta l’obiezione più pesante che gli arriva dai segmenti più ideologizzati dell’intero pianeta e cioè che "non esistono verità universali ma che ogni affermazione è vera solo all’interno della sua cultura di riferimento". In poche parole quello che è vero per l’Europa non vale per gli Arabi e così via. Benedetto XVI magistralmente risponde così: "Certi aspetti della globalizzazione ed in particolare il mondo dell’internet hanno creato una vasta cultura virtuale il cui valore è tanto vario quanto le sue innumerevoli manifestazioni. Indubbiamente molto è stato realizzato per creare un senso di vicinanza e di unità all’interno dell’universale famiglia umana. Tuttavia, allo stesso tempo, l’uso illimitato di portali, attraverso i quali le persone hanno facile accesso a indiscriminate fonti di informazioni, può divenire facilmente uno strumento di crescente frammentazione: l’unità della conoscenza viene frantumata e le complesse abilità di critica, discernimento e discriminazione apprese dalle tradizioni accademiche ed etiche sono a volte aggirate o trascurate" (Benedetto XVI, Auditorium del Notre Dame of Jerusalem Center, Gerusalemme, 11 maggio 2009).

E’ vero che la natura umana è sempre la stessa, ma ciascuna cultura la esprime in modo diverso. Perché ci sia UNITA’, cioè condizione di Verità e di valori universali, non è necessaria l’uniformità, cioè la negazione di quanto è specifico alle varie culture. Questa ricchezza delle differenti culture è un fatto positivo, purchè si sappiano pure trascendere le diversità in una costante ricerca dell’unità, cioè delle verità e dei valori che si vivono concretamente nelle culture ma nello stesso tempo, in quanto universali, sono al di là di ogni singola cultura .

IL RELATIVISMO ETICO, NON LA RELIGIONE, E’ CONTRO LA PACE

L’altro male della società odierna è il relativismo etico. Secondo la vulgata corrente chi crede che esistano verità universali è intollerante ed è portato ai conflitti e alla violenza. Allo stesso tempo, secondo queste tesi, la pace sarebbe garantita solo dal relativismo etico il quale, non avendo verità da difendere, genererebbe un uomo mite e pacifico.

La storia, la ragione e l’esperienza suggeriscono però che questa tesi è falsa! Ogni uomo, infatti, è portatore di interessi diversi, perciò: o questi uomini convengono sul fatto che esistono Verità universali su cui dialogare e che non dipendono da interessi specifici e che quindi possono trovare pacifiche convivenze; oppure se non si crede che esistano verità comuni per tutti vi è la certezza che prevalgano gli interessi del più forte anche arrivando alla violenza e alla guerra.

Non si può tralasciare neppure il tema del Dialogo tra i musulmani e lo Stato di Israele. Anche in questo caso Benedetto XVI nel suo recente viaggio del 9-16 maggio 2009 pone stimoli chiari. Persone di fede religiosa diversa possono convergere quando:

a) ripudiano la violenza e il terrorismo;

b) riconoscono i diritti umani fondamentali, in particolare verso le donne e le minoranze religiose;

c) riconoscono la libertà di educazione;

d) intendono la pace come l’idea dell’unità tra tutte le persone umane che hanno Dio e i Valori Universali non negoziabili quali punti di riferimento.

COSA FARE PER COSTRUIRE UN DIALOGO PERPETUO?

Questi potrebbero essere i livelli della road map ideale per aprire al dialogo costruttivo:

1. Preghiera. Anche se molti potrebbero chiedersi a cosa possa mai servire raccogliersi in preghiera mentre fuori infuria la guerra , il Papa spiega che "da credenti siamo convinti che la preghiera sia una vera forza: apre il mondo a Dio. Siamo convinti che Dio ascolti e che possa agire nella storia (Benedetto XVI, Intervista durante il volo verso la Terra Santa, 8 maggio 2009).

2. Formazione delle coscienze. Oggi lo slogan per eccellenza è . Ci si dimentica che la coscienza non nasce per caso, ma deve essere formata. "La coscienza è la capacità dell’uomo di percepire la verità, ma questa capacità è spesso ostacolata da interessi particolari. E liberare da questi interessi, aprire maggiormente alla verità, ai veri valori è un impegno grande" (Benedetto XVI, ibidem).

3. Formazione della ragione. Bisogna creare istituzioni educative. Formare la ragione significa insegnare "ad aprire la nostra intelligenza alle illimitate possibilità del potere trasformante di Dio (…)" ( Benedetto XVI, 14 maggio 2009).

CONCLUSIONI

Anche Barack Obama si è cimentato sul tema "Dialogo". Quali differenze si possono allora riscontrare tra Benedetto XVI e il Presidente degli Stati Uniti, visto che anche quest’ultimo il 4 giugno 2009 è andato all’università del Cairo a tenere un discorso di tipo religioso?

Mentre Benedetto XVI condanna la violenza, il terrorismo, la negazione dei diritti delle donne e il mancato riconoscimento della libertà di religione, Barack Obama invece ha lasciato a desiderare in almeno 3 punti:

a) ha aperto al fondamentalismo musulmano, definendolo "una piccola ma potente minoranza". E’ stata una mossa sbagliata perché il fondamentalismo conta circa cento milioni di persone, e di fatto Obama con questa frase gli ha dato credibilità;

b) si è mostrato debole in materia di diritti civili: omettendo il riferimento alla legge naturale e ai valori e ai principi morali universali e non negoziabili, ha aperto ai cosiddetti "nuovi diritti civili" (eutanasia, aborto, etc);

c) ha fatto un discorso velleitario quando ha citato la regola aurea quale base di convivenza fra le religioni monoteistiche: "non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te". Infatti seppur buona, questa regola viene inficiata se si dimentica che ancora prima di essa viene il riconoscimento del Trascendente, cioè dell’esistenza di un rapporto con Dio da dichiarare come convincimento, non come imposizione.

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