Lunedì, 29 Aprile 2024


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L'espressionismo di Martini

(Tratto da "La Sicilia") - ACIREALE. Oggi l'inaugurazione della mostra dello scultore trevigiano

Sarà l'assessore regionale ai Beni culturali, on. Alessandro Pagano, a inaugurare oggi, alle ore 18.30, la mostra di Arturo Martini, allestita nella Galleria del Credito Siciliano di Acireale.
Verranno presentati 22 bronzi di medie e grandi dimensioni, significativi della cifra stilistica dello scultore trevigiano.

Nel panorama della scultura italiana della prima metà del Novecento, Martini occupa un posto di prestigio sia perché ha avuto il coraggio di andare oltre il modulo classico della scultura tridimensionale, sia perché le sue opere si prestano a una moderna percezione fatta di lirismi, ombre, arti contorti, proporzioni metafisiche che sgorgano direttamente dalla materia, in piena libertà.
II taglio col mondo classico risulta profondo e netto, spinto dalla condivisione di una risposta attendibile alle esigenze dei tempi nuovi.
E, tuttavia. Martini non restò mai impigliato nel desiderio di stupire a ogni costo, così come non abbandonò mai del tutto la figura umana. Egli riuscì a fondere arcaismi, classicismo, espressionismo in un linguaggio che tutti li comprende, ma che da la precedenza ora all'uno, ora all'altro secondo una libertà di espressione governata da un ritmo inferiore alla scultura.
Malgrado sia stato da tutti riconosciuto come un maestro, alla sua morte un silenzio, denso e ottuso, avvolse la sua produzione.
Due i motivi: 1) pur essendo sostanzialmente un artista anarcoide, venne ritenuto contiguo al regime fascista, che gli aveva commissionato una serie di monumenti pubblici; 2) negli ultimi anni di vita, sperimentò una crisi profonda che lo indusse a distruggere i calchi di molte opere e a proclamare che la scultura era diventata una lingua morta.
Tanto l'accusa, quanto l'appannamento dell'estro non giustificano il dimenticatoio per un artista senz'altro tra i più significativi e sanguigni dell'arte contemporanea.
Non per nulla, negli ultimi dieci anni, la nemesi storica ha sbaragliato ogni pregiudizio e il nome di Martini risplende nel panorama internazionale.
Davvero molte le mostre in Italia e all'estero, dove i migliori musei d'Europa, tra cui l'Ermitage, hanno fatto a gara per riscoprire e valorizzare Martini.
Anche la Sicilia, grazie al Credito Siciliano, ha adesso l'opportunità di accostarsi a questo scultore, bravo e sfortunato. Dal periodo dei «Valori plastici», in cui Martini realizzò La trilogia dei Re - Lo sposalizio dei principi, La leggenda di San Giorgio, La Principessa - si giunge fino ad alcuni pezzi più famosi degli Anni Quaranta, come II Ceraso e La vacca. II nucleo più cospicuo della mostra acese è rappresentato dalle sette sculture di soggetto classico e biblico realizzate nell'estate del 1935 a Blevio, considerate tra i massimi capolavori della scultura italiana del Novecento: La morte dell'amazzone, II ratto delle sabine, 11 giudizio di Salomone, 11 centometrista, il Laocoonte, La maternità della montagna e Ulisse. Sono, inoltre, presenti tre delle grandi figure femminili realizzate tra il 1928 e il 1931, particolarmente amate dal pubblico: La Pisana, La donna al sole. La dormiente, nonché La Nena (1930), Susanna (1935) ed Ercole che atterra il leone (1936).
La mostra si pone come una esaustiva rassegna delle massime espressioni dei vari periodi creativi di Martini e torna a vanto del Credito Valtellinese, proprietario della collezione, per la lungimiranza degli investimenti operati.

Giuseppe Contarino

Giacinto Pipitone

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