Martedì, 14 Maggio 2024


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Globalizzazione Europea e risorse intellettuali per rilanciare l'economia

(Tratto da:"Corriere Nisseno") - "IL panorama è negativo; però possiamo guardare al domani con un pò di ottimismo, perché le possibilità di risalire la china ci sono; abbiamo grandissime opportunità, dobbiamo saperle sfruttare. E’ quanto sostiene l’On. Alessandro Pagano in un’analisi della situazione socio-economica del Nisseno e delle prospettive per il futuro che gli abbiamo sollecitato.

Preoccupante è che si continui ad andare indietro, che non si sia vivacizzato il contesto economico e che sia peggiorata la qualità della vita, che si registrino altissimi livelli di disoccupazione.

"A livello di macro-economia - sostiene l’On. Pagano - nonostante le grandi difficoltà, le potenzialità rimangono perché questa è una terra di grandissime opportunità". E cita alcuni elementi: Primo: l’Unione Europea ha cambiato le sue strategie; da metà degli Anni Novanta non è più fortezza globale, villaggio chiuso nel quale la Sicilia era il sud del sud. Ora l’unione Europea è un’economia aperta al mondo per cui trovarci al centro del Mediterraneo ci pone in posizione straordinariamente vincente e positiva. Secondo: le nostre risorse intellettuali sono le migliori del mondo (non per niente abbiamo fatto, con l’emigrazione, la ricchezza degli altri) e sono quelle a minor prezzo; non solo gli ultimi dati dicono che le multinazionali, specie delle telecomunicazioni, dell’elettronica e della sanità hanno deciso di investire in Sicilia e si sono trovate molto bene. Ci sono, insomma, le precondizioni per lo sviluppo. Esso finora non c’è stato perché le condizioni di stabilità socio-economico-giuridico sono mancate e continuano a mancare. Cioè, i prefattori che determinano le condizioni per lo sviluppo devono essere completati da un quadro giuridico ottimale.

Cioè?

"Cioè leggi stabili, burocrazia efficiente, governi che durino - governi delle città, della Regione dello Stato - e soprattutto un contesto socio- economico che favorisca l’economia. Perché un conto è vivere una realtà di tipo comunista nel senso economico del termine (dove il lavoro viene schiacciato, la qualità e la meritocrazia non vengono esaltate, le logiche di tipo innovativo sono assenti ….) un conto è vivere in un contesto socio- economico che, al contrario, favorisce tutto questo …".

Comunisti non ne abbiamo più …

"Però il sistema economico è statalista; non è comunista, ma risente fortemente di un influenza di tipo marxiano: abbiamo una società eredità di una legislazione di fatto socialcomunista. La legislazione italiana risente fortemente di quello che è accaduto negli anni 70, 80 e 90 e, di fatto, ha creato un quadro giuridico economico non esaltante: assumere un dipendente è un impresa straordinaria; licenziarlo ancor più difficile; avere un certificato in tempo reale, se non hai conoscenze diventa un’assurdità. Per aprire un’azienda ci vogliono 24 mesi; se si è organizzati ne bastano sei; ma un artigiano, per mettersi a posto, deve impiegare 4 anni. Per cui comincia in nero, comincia imbrogliando.."

Come fa ad essere ottimista?

"Ci sono le premesse perché tutte le condizioni possano realizzarsi: mediamente negli enti locali ci troviamo di fronte ad amministrazioni stabili sebbene tale stabilità non sia ancora assoluta. Il governo della Regione è stato fonte di grande instabilità; però con la riforma ci ritroveremo un quadro giuridico per il quale il prossimo governo, quale che sia, durerà 5 anni. A livello nazionale si stanno realizzando le condizioni politiche perché vada un governo attento alle esigenze degli imprenditori. Quindi, se le precondizioni ci sono state e continuano ad esserci e se le condizioni - che vengono attraverso soprattutto la stabilità e un quadro politico innovativo - ci sono, oggi possiamo essere più ottimisti rispetto al futuro".

Come immaginiamo lo sviluppo?

"Partiamo da alcuni presupposti. Primo: su cosa costruire l’economia? L’amministratore, di un ente locale come va a centrare un quadro di sviluppo? Battendo sui soliti slogan e commettendo gli stessi errori del passato (mi riferisco ad articolisti, lavori socialmente utili, dipendenza pubblica, che hanno creato un esercito di 200 mila persone che girano tra precariato e dipendenti diretti attorno alla Regione Siciliana; 200 mila dipendenti sono una quantità mostruosa che hanno disincentivato la cultura del lavoro e non hanno prodotto autentica ricchezza)? Invece gli Amministratori devono puntare sulla nostra intelligenza e sul turismo. Per farlo, dobbiamo fare capire a tutti - dal comune più piccolo al capoluogo - che sul turismo si fonda il futuro della nostra economia. In America il 15% dei nuovi posti sono venuti nel settore del turismo. Per un motivo semplice: la gente ha sempre più tempo libero, quindi maggiori esigenze di svago, non solo: gli stress della vita moderna sono tanti che, alla fine, provocano l’esigenza di staccare la spina ed evadere. In Sicilia, per il turismo, le condizioni ci sono tutte: dieci mesi di sole, il più alto bagaglio culturale in tutto il mondo (il 25% delle opere mondiali catalogate dall’Unesco sono in Sicilia), però nessuno investe sul turismo.

Quali amministrazioni comunali hanno previsto, nei propri piani di sviluppo, spazi per le strutture turistico-alberghiere?

Eppure un albergo di 100 posti letto crea 100 posti di lavoro, fra diretti e indiretti, compreso l’indotto. Ma non mancano solo gli alberghi, mancano anche le professionalità. Manca la cultura dell’accoglienza. Ci sono nazioni che attorno a ruderi di scarso valore hanno costruito l’economia. Noi attorno al castello di Mussomeli, al centro commerciale di Gela del VII sec. a.C., al barocco di Mazzarino, per non parlare delle bellezze di Caltanissetta sia come siti archeologici che come centro storico potremmo far nascere un polo turistico straordinario e, invece …". "Siccome, però, non mi va di parlare di ciò che hanno fatto o non fatto gli altri, parlo di una cosa di cui sono orgoglioso: l’Istituto Tecnico per il Turismo, attualmente di stanza presso l’Istituto Agrario di Caltanissetta. Ho lavorato a questo progetto fin dal ’90, perché da commercialista nel preparare la relazione economica della provincia di Caltanissetta per conto della CCIAA, ripetevo: lo sviluppo passa attraverso la realizzazione di alberghi. Siccome mancano le professionalità, bisogna programmare affinché nascano barman, sommelier, desk reception, camerieri, cuochi… Così mi sono intestato questa battaglia e l’ho condotta lavorando fianco a fianco con l’associazione cuochi, l’associazione pasticcieri, fino alla nascita dell’Istituto Alberghiero. Oggi l’Istituto Alberghiero ha 137 iscrizioni solo al primo anno e c’è una prospettiva straordinaria. Il circuito virtuoso che creerà migliaia di tecnici, risulterà enorme perché molti di questi giovani andranno a fare i dipendenti, ma molti di più diventeranno imprenditori e creeranno lavoro e tutti veicoleranno quella cultura dell’accoglienza che è indispensabile per avere successo".

"Realizzando l’Istituto Alberghiero abbiamo realizzato un fattore di sviluppo. Un altro fattore di sviluppo è la Facoltà di Relazioni Pubbliche. Stava chiudendo essendo mancato il necessario supporto economico e culturale. Per me era inimmaginabile che si perdesse un polo di questo tipo che forma energie, risorse intellettuali, mentalità in un epoca in cui la comunicazione è essenziale e la new economy predilige queste energie. Mi sono intestata quest’altra battaglia assieme ai consiglieri del Polo in provincia e in sinergia con la stessa Amministrazione Provinciale (segno che nelle battaglie di civiltà non esiste colore politico). Ho sempre immaginato la politica come opportunità per dare agli altri una società diversa, quindi, quando nel 1996 ebbi il mandato della Sanità Regionale, lo giudicai un fatto molto positivo. Il comparto, in Sicilia allora gestiva 9000 miliardi ma aveva tassi di inefficienza spaventosi, operatività ridicole, ricadute nel sociale nulle. Ho operato cercando di ottenere efficienza, economicità e capacità di vedere il tutto nel quadro della solidarietà e abbiamo fatto una serie di cose che consentono di dire oggi che ci troviamo in un contesto migliore rispetto al passato: oggi abbiamo posto fine ai viaggi della speranza, realizzando il Centro Trapianti che per quanto riguarda fegato, rene, cuore e chirurgia di altissimo livello, richiama addirittura malati da tutta Italia. Questo centro, d’intesa con l’Università di Pittsburgh, è stato realizzato, contro tutto e contro tutti, a tempo di record, tanto da ricevere gli elogi dalla Corte dei Conti. Abbiamo qualcosa di cui essere orgogliosi e che non produce soltanto buona sanità, buona assistenza e buona solidarietà, ma anche ricchezza. Perché centinaia sono le persone che vi operano mentre attorno alla struttura ruota un indotto enorme. Oggi in Sicilia abbiamo la migliore cardiochirurgia italiana: nel settore neuromotorio uno dei centri di eccellenza in Europa è quello di Messina finanziato durante la mia gestione.."

"Il prof. Grimaldi che abbiamo a Caltanissetta è uno dei più grandi neurologi al mondo che ha lasciato il San Raffaele per venire qui. Il Prof. Marino è il più grande trapiantologo al mondo e ha lasciato gli USA per venire in Sicilia. I Prof. Bramanti, Follis, Marcelletti, Giannone, Muscolino, Albiero e tanti altri ancora, oggi sono un esempio di ottima sanità per tutta l’Italia. Un modello di Sanità, che nasce nel 1996, con il Governo Provenzano e che ha dato un’impronta fortissima. Allora, quando, c’è la legislazione adeguata, esistono le condizioni locali e si realizza la stabilità, i risultati si vedono. Ecco perché sono ottimista: e lo sono a ragion veduta".

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